Almodovar costruisce un melodramma teso, in cui si inseriscono elementi a tratti polizieschi, che virano nel voyeurismo e nella gelosia degli affetti e delle passioni, con conseguenze poi drammatiche per le vite dei suoi protagonisti.
L'erotismo non manca di certo, ma è sottopelle, suggerito costantemente attraverso un triangolo di equivoci e casualità che creano tensioni e fraintendimenti, sino ad un crescendo di rivelazioni e conferme ai sospetti che il regista insinua all'inizio della vicenda, dopo il prologo iniziale in cui richiama gli anni del franchismo e la paura determinata dal regime, sino alla rappresentazione in tempi recenti di una Spagna in fermento e in trasformazione, in cui si preavvertono i futuri, e per noi attuali, parametri geografici di riferimento, anche da un punto di vista architettonico, di cui Almodovar è stato un rappresentante della ripresa culturale e cinematografica.
Film che costituisce una premessa al suo cinema attuale, in cui si avvertono già alcuni spunti drammatici dei suoi lavori più maturi, ma quest'opera non può di certo sfigurare con i suoi lavori più recenti, dimostrando come un film alla Bigas Luna possa essere decisamente pregevole e ammirevole se calibrato e sviluppato con le giuste capacità registiche e di scrittura.