Carne Viva: Quando il Sesso Scorda l’Amore

Creato il 26 novembre 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Non esiste - ahimè - un manuale all'interno del quale trovare l'informazione che mi serve: posso scrivere una recensione sospendendo il giudizio, senza dover dire se una cosa è brutta o è bella? Vorrei provarci, perché è troppo facile lasciarsi andare a commenti di varia natura senza una corretta spiegazione, soprattutto per quanto riguarda un libro. Lo ammetto, non riesco a decidere se quello che ho letto mi sia piaciuto o meno.

Il romanzo in questione si intitola Carne viva, è il primo della scrittrice texana Merritt Tierce ed è edito da SUR con la traduzione di Martina Testa. La protagonista è Marie che conosciamo nei panni di una diciassettenne incinta, e che seguiamo ansiosi durante il racconto della sua storia. Fa la cameriera in diversi locali di Dallas e noi l'accompagniamo ad ogni sua serata, ad ogni suo colloquio, ad ogni suo successo lavorativo.

Ma smettiamo di esserle amici ogni qual volta si dona ad un uomo, e lo fa costantemente senza preoccuparsi di niente e nessuno. Marie ha per una qualche ragione smesso di sentire il suo corpo, non prova piacere, anzi vuole provare dolore. Vuole umiliarsi, non solo attraverso il sesso ma anche attraverso forme di autolesionismo. Il numero di uomini che entrano ed escono dalla sua vagina (mi scuso per la brutalità, ma si tratta solo di questo) è talmente alto da perdere, durante la lettura, quasi il conto.

Questa minuta ragazza che lotta per estraniarsi da se stessa, non risulta però essere minimamente simpatica né crea pàthos o pena nel lettore. La sua è una lucida crudeltà a cui però non sappiamo dare una spiegazione. Ma allo stesso tempo non si può fare a meno di proseguire la lettura, la narrazione è incalzante e cruda da non riuscire a chiudere il libro.

Probabilmente è la modalità di scrittura che crea in chi legge delle aspettative che restano vane, costringendolo a formulare delle ipotesi che non trovano una risposta. Per la stessa Marie proviamo quasi disgusto, ma, fino alla fine, speriamo che possa trovare un modo per uscire dal suo squallore.

È sicuramente un romanzo sull'annientamento, sulla bruttura dei rapporti interpersonali ma soprattutto sulla solitudine. Forse anche sulle colpe di essere madre, e non sentirsi cucito addosso il ruolo. Si intravedono infatti dei piccoli barlumi di affetto per questa figlia che vive con il padre e di cui non viene quasi mai pronunciato il nome, quasi ad evitare che il solo fatto di scandirne le lettere possa legare ancora di più la giovane donna alla bambina. E voglio azzardare che il titolo originale del libro Love Me Back, "ri-amami/amami a tua volta" (qualcuno scriva un trattato sul perché in Italia si debba tradurre tutto), voglia indirizzarsi proprio a questo amore madre-figlia soppresso e taciuto.

Adesso avete capito perché non so dare un giudizio?


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