‘Carnevale‘ è una parola dal destino strano. Evoca la festa alimentare, l’abbondanza, addirittura l’eccesso e lo stravizio, mentre la sua etimologia significherebbe l’opposto. La parola, infatti, di origine medievale, deriva da carnelevare ossia “levare la carne”: restringere la dieta, fare penitenza, umiliare il corpo negandogli almeno un po’ del piacere che il cibo sa dargli. ‘Carnevale’ è la pratica di eliminare la carne e gli altri cibi di origine animale durante il periodo della quaresima, i quaranta giorni che precedono la Pasqua. Imposta dal calendario ecclesiastico fin dal quinto – sesto secolo, l’astinenza alimentare serviva a segnalare la partecipazione dei fedeli al dolore di Cristo sulla croce, e anche a mostrare con un gesto visibile la propria appartenenza alla comunità cristiana. In quel periodo i macellai chiudevano bottega mentre facevano fortuna i pescivendoli, a meno che (come succedeva in alcune città) non fossero gli stessi macellai a riciclarsi come venditori di pesce. Il termine Carnevale, che indicava il passaggio dalla dieta carnea a quella non carnea, a un certo punto fu usato per segnalare l’ultimo giorno di baldoria, il ‘martedì grasso’ precedente la Quaresima, e per estensione tutto il periodo che in quel giorno si concludeva. Si delineò in tal modo un’opposizione fra Carnevale e Quaresima, che fu anche rappresentata in letteratura (un vero e proprio ‘genere’ fu, sin dal Medioevo, quello della “battaglia fra Quaresima e Carnevale”) e produsse memorabili capolavori figurativi (come il celebre dipinto di Bruegel).
Bruegel 1559
Il primo esempio di “battaglia” è un testo francese del Duecento, dove i cibi ‘di magro’ e quelli ‘di grasso’ si combattono in armate contrapposte: da un lato i pesci, dall’altro le carni, spalleggiate da uova e latticini. I capponi arrosto si scontrano con i naselli, la passera e lo sgombro con la carne di bue, le anguille con le salsicce di maiale. Le verdure militano in entrambi i campi, dipende da come sono condite: i piselli all’olio di qua, quelli al lardo di là. Il racconto circostanziato delle strategie di attacco e di difesa si conclude con la vittoria di Carnevale e la resa di Quaresima, che, pur di fare pace, si rassegna a limitare la sua presenza sul territorio a poche settimane l’anno. Alla fine si capisce che la battaglia era finta, perché il territorio (cioè il tempo, la durata dell’anno) in realtà era già stato preventivamente diviso.
QUI una mia recensione al libro
libro:
Il riposo della polpetta e altre storie intorno al cibo
Editori Laterza, 2011