Noi ci siamo spostati in Sardegna, dove su Succu ‘e faa, è un piatto tipico del campidano; una ricetta semplice ed antica costituita da pochi ingredienti genuini.
Le fave secche, sono un alimento fortemente simbolico; infatti, sono consumate durante alcuni periodi dall’anno: la festa dei morti e il carnevale.
L’usanza di consumare le fave secche per la commemorazione dei defunti, è una tradizione antica ancora molto praticata in tutta Italia. Inoltre, fra i prodotti gastronomici tipici di novembre ci sono “le fave dei morti”, dei dolcetti piccoli realizzati a forma di fava. Probabilmente il legame fra questi legumi e il mondo dei trapassati è legato alla loro forma e al loro calore piuttosto insolito.
Per capire perchè siano associate a periodi di festa, come il Carnevale bisogna pensare alla cultura dell’antica Roma, dove le fave erano simbolo di ricchezza e prosperità ma avevano anche una valenza funebre.
Inoltre, Gennaio è da sempre stato il mese nel quale venivano ammazzati i maiali, dei quali non si buttava via niente. Il loro lardo, ma anche le cotenne, le orecchie e il muso venivano impiegate nelle zuppe di fave. La carne del porco, quindi arricchiva e rendeva molto nutriente e saporito un piatto frugale, tipico dell’alimentazione contadina.
In Sardegna, durante il periodo di Carnevale vengono distribuite pietanze a base di fave e lardo e molti piatti tipici testimoniano questo connubio.
Ingredienti:
300 grammi di fave secche
1 cipolla
olio extra vergine d’oliva
sale
Mettiamo le fave a mollo per una notte intera; il giorno dopo scoliamole e sbucciamole. Sbucciamo la cipolla, affettiamola sottilmente e mettiamola a rosolare in una pentola di coccio, con dell’olio extra vergine d’oliva. Uniamo le fave sbucciate compriamole con dell’acqua calda. Mescoliamo e lasciamo cuocere per circa 50 minuti, girando spesso e schiacciando le fave con un cucchiaio. A fine cottura, la pietanza deve diventare una vera crema. Saliamo, mescoliamo e a fuoco spento condiamo con altro olio. Serviamo bollente.