Eccoci con una nuova edizione del
Carnevale della Biodiversità (la VII ad essere precisi), che riprende le sue uscite dopo un po' di tempo, e lo fa in gran spolvero. Questa volta il blog ospite dei contributi è
Mahengechromis, dell'ottimo Livio Leoni, e il tema è davvero curioso e stravagante: "Ho visto cose... La biologia dei mondi fantastici".
Natura Matematica vi partecipa con un post dedicato alla forma di vita fantastica per definizione, che sin dalle origini è rimasta impressa nella memoria di tutti gli amanti della fantascienza:
Alien. In particolare, l'ispirazione dietro lo studio di un personaggio fantasy così complesso e terrificante proviene ancora una volta dalla straordinaria biodiversità che caratterizza la natura, e talvolta è così "crudele" nella sua semplice istintività, da lasciarci interdetti...
Uno xenomorfo di Alien
Alien è il primo di una fortunatissima serie di film di fantascienza, che un po' hanno segnato l'immaginario collettivo relativo alla mostruosità aliena, al punto che non è possibile pensare ad un extraterrestre cattivo di sembianze diverse da quelle possedute dalle creature dei film, definite xenomorfe (dal greco xènos = straniero + morphé = forma, sembianza). E, ovviamente, come controparte positiva ancora nessuno ha spodestato il caro, vecchio E.T... ma torniamo ad Alien.
Gli xenomorfi di Alien sono esseri appartenenti ad una specie aliena, denominata linneanamente Linguafoeda acheronsis, nati con un forte istinto omicida e capaci di riprodursi depositando le loro uova nello stomaco di esseri umani. Volendo essere più precisi, la regina aliena ha il compito di produrre le uova, ma tali uova non si schiudono subito. Esse contengono non un embrione già ben definito, bensì un essere intermedio, chiamato Facehugger ("aggrappafaccia"), che attende il passaggio di esseri umani nei paraggi affinché l'uovo possa schiudersi e consentirne la fuoriuscita a gran velocità.
I Facehugger sono esseri provvisti di 8 arti uncinati, una coda ed un apparato che potremmo paragonare all'ovopositore di un insetto, con il quale inietta l'embrione vero e proprio nella bocca dell'ospite, affinché esso raggiunga lo stomaco e vi s'impianti. I nuovi nati, di forme e tipologie variabili, crescono nutrendosi a spese dei tessuti dello stomaco o di altre parti del corpo umano, dalle quali poi fuoriescono perforandole.
Un pompilide
Se pensiamo che il comportamento riproduttivo delle creature in Alien, obiettivamente di una crudeltà inaudita, sia il parto malvagio di una mente umana perversa e deviata, può invece consolarci sapere che, tanto per non cambiare, ci ha già pensato Madre Natura a creare qualcosa del genere prima che ne potessimo concepire l'idea noi umani. In particolare
fu lo sceneggiatore Dan O'Bannon a restare molto colpito dal comportamento riproduttivo delle vespe appartenenti alla famiglia Pompilidae, tanto da avere degli incubi e trarre ispirazione per il film. I pompilidi sono un gruppo di vespe con una speciale predilezione per i ragni.
Le femmine delle varie specie hanno tutte lo stesso obiettivo: dare in pasto alla propria prole un ragno. Alcune specie, come
Planiceps hirsutus, hanno la capacità di iniettare tossine paralizzanti nel corpo di ragni che vivono in tane sotterranee coperte da botole di sabbia; fatto ciò, depongono un singolo uovo sul corpo del ragno paralizzato, dal quale uscirà la larva della vespa che lentamente si nutrirà a spese del ragno, per giunta nel sua stessa casa. Alcune specie di pompilidi invece trasportano il ragno paralizzato in delle cellette di fango precostruite, amputandone addirittura le zampe per facilitarne il passaggio e creare così uno
stock di cibo pronto per la prole.
I pompilidi in realtà fanno parte di un più grande raggruppamento di vespe, chiamate icneumonidi, che conta un quantitativo di specie più grande dell'intero gruppo dei vertebrati, e tutte sono accomunate dalla presenza di uno stadio larvale parassitoide che, nella stragrande maggioranza dei casi, parassitizza bruchi di varie specie di insetti (a
questo link puoi vedere in azione le femmine di 4 specie di icneumonidi intente a depositare un uovo). Alcuni icneumonidi depositano le uova direttamente nel corpo della vittima, in perfetto stile Alien, mentre altre, come i pompilidi di cui sopra, depositano le uova sul corpo della vittima paralizzata. E se proprio non riusciamo a comprendere come Madre Natura possa essere così crudele in un mondo creato da un "disegno divino", non dimentichiamo che
le larve degli icneumonidi non cominciano a nutrirsi di una parte del corpo a caso della vittima, bensì cominciano dai tessuti ed organi meno vitali, come quello adiposo e tegumentario, lasciando per ultimi il cuore ed il sistema nervoso centrale: sarebbe infatti inutile, se non deleterio, nutrirsi di una vittima già morta e in putrefazione, per cui è importante per la giovane larva fare in modo che la preda resti in vita quanto più a lungo possibile.
Le modalità e strategie riproduttive degli icneumonidi sono tra le più svariate e, se possiamo dirlo da un'ottica antropocentrica, crudeli, tanto che la scoperta degli stessi cominciò a far vacillare l'idea che il mondo dei viventi fosse il risultato di un'amorevole opera di creazione divina anche presso i più convinti credenti. Darwin, riguardo agli icneumonidi, affermò: "
Non riesco a persuadermi che un Dio benefico e onnipotente abbia volutamente creato gli icneumonidi con l'espressa intenzione che essi si nutrano entro il corpo vivente dei bruchi". D'altro canto, non dobbiamo neanche pensare che ci siano dei viventi "buoni" o "cattivi", come purtroppo ci capita di fare spesso, ma anche se ci risulta difficile, dobbiamo accettare le specie viventi per come sono e per l'istinto scritto nel loro DNA, perché a loro modo contribuiscono a mantenere quel prezioso e precario equilibrio che contraddistingue ogni sistema naturale che si rispetti, anche se a volte stride con il nostro buon senso e la nostra scala di valori morali e sociali.