Egr. Sindaco Alemanno,
avevo promesso a me stessa che non ne avrei parlato. E in effetti, da principio, non l’ho fatto. Purtroppo ora non ho scelta. C’è un’emorragia verbale in atto e non intendo arginarla perché poi, quando sento certe cose, persino io non mi trattengo più. D’altra parte, alcuni giorni fa ho, come si dice da queste parti, “cazziato” il Prof. Monti, quindi non vedo perché dovrei graziare Lei.
Sto parlando della sua ultima, tragicomica esternazione. Lei, in buona sostanza, ha detto che il Nord (che detto così sembra un’entità metafisica assimilabile ad un ectoplasma) sta complottando contro la città di Roma al fine di far saltare la candidatura della città per le olimpiadi. Come? Calcando la mano al livello mediatico sui disagi che la neve ha provocato in città la scorsa settimana.
Mi viene quasi da ridere. Anzi, togliamo il “quasi”. Mi permetto di spendere due paroline per spiegare perché io, da romana, non sono affatto stupita da quanto è accaduto e perché mi auguro dal profondo del cuore che Roma non ospiti le olimpiadi.
Iniziamo col dire che non capisco il motivo per cui ci si è tanto stupiti del fatto che la nevicata abbia comportato seri problemi di circolazione. Chi vive a Roma sa perfettamente che bastano due gocce d’acqua per mandare in tilt la città e il traffico. Purtroppo, la pulizia dei tombini non viene fatta e quindi ci allaghiamo con niente, cosa che di certo non facilità la circolazione. Tornando alla neve, però, voglio tanto per cominciare, capire bene perché, nonostante l’evento fosse stato annunciato da giorni, si e no il 30% degli automobilisti aveva le catene in macchina. E questo è un punto: noi cittadini dobbiamo imparare a semplificarci la vita da soli perché l’amministrazione comunale non lo farà mai per noi. A far le cose fatte bene, invece che permettere che il raccordo anulare si intasasse come neanche la Salerno – Reggio Calabria a ferragosto perché le macchine non riuscivano a muoversi, sarebbe stato più intelligente che la polizia o chi per lei sgombrasse una corsia e la destinasse a chi aveva le gomme catenate, per dire. Ma è solo una di tante possibili soluzioni. Non capisco perché Lei si ostini a giustificarsi dicendo che la neve era prevista per la tarda serata e non per la mattina: se si fosse organizzato per tempo, non ci sarebbero stati problemi a gestire l’emergenza con qualche ora di anticipo rispetto ai programmi. Evidentemente, l’organizzazione non c’era, punto.
Perché poi ci si stupisce del fatto che gli autobus non avessero né gomme da neve, né catene? A me sembra la cosa più ovvia del mondo che non le abbiano. Insomma, la neve capita ogni trent’anni, ma il caldo atroce arriva sistematicamente ogni estate, eppure, ciò nonostante il 90% dei mezzi pubblici (autobus, metropolitana, ferrovia Roma – lido e ferrovia Roma nord) non hanno l’aria condizionata in estate. Dato che, già da maggio, molti treni dell’orario di punta pomeridiano (diciamo tra le 17:00 e le 19:00) vengono soppressi anche se non si è ancora nel periodo normalmente dedicato alle ferie, capita inevitabilmente che, partendo una corsa su due, su ogni treno ci sia il doppio delle persone che ci sono di solito. Se fuori ci sono 37° e in un vagone ci sono 150 persone, si raggiungono facilmente i 43°, proprio come è successo questa estate, con l’inevitabile contorno di svenimenti e malori. Partendo da questo presupposto, posso io stupirmi se i mezzi pubblici non hanno le catene? Posso indignarmi, posso vergognarmi, ma di certo non mi stupisco. Quello che io mi permetto di rimproverarLe non è il fatto di non aver saputo gestire un’emergenza (che poi, più che di emergenza, io parlerei di situazione anomala): quello che io Le contesto è il fatto di non saper gestire la normalità.
Abito nella periferia nord di Roma. Molte strade sono ancora bloccate (più o meno parzialmente) da enormi rami di pino. E’così da venerdì. Venerdì, sabato, domenica, lunedì, martedì e mercoledì. I rami caduti sono ancora lì. Ora, il punto è che i pini non crollano sotto il peso di una nevicata che, per quanto abbondante sia stata, non è stata certo così drammatica. Non è che crollano perché non hanno più il fisico, perché non esistono più i pini di una volta. I rami dei pini sono crollati sotto il peso della neve perché, molto semplicemente, non vengono potati da chissà quando. In caso di neve o pioggia, potare gli alberi e pulire i tombini possono essere soluzioni per limitare i danni, ma questo – evidentemente – non lo avete ancora capito.
Io mi auguro dal profondo del cuore che Roma non venga scelta per le olimpiadi. Non parliamo del prestigio che guadagnerebbe la città, non parliamo delle nuove strutture che verrebbero costruite per l’occasione. Sono chiacchiere che lasciano il tempo che trovano. Sappiamo già tutti come andrebbe a finire: la città rimarrebbe bloccata completamente almeno per un anno: per i cantieri prima, e per le olimpiadi poi. Disagi su disagi, senza contare che molti dei cantieri non verrebbero chiusi per tempo e saremmo costretti a trascinarceli per dieci anni.
Roma è una città sull’orlo del crollo, è un gigante con i piedi di argilla. Ma non si rende conto, Sindaco, di cosa accade ogni volta che c’è una manifestazione? Anche la più piccola, la più pacifica e la più candida delle manifestazioni? Roma non è in grado di sopportare altre sollecitazioni. Lasciatela in pace. Prima di caricarla di altri eventi, di altre responsabilità, prima di costringerla a soddisfare altre aspettative, curatela, perché è una città gravemente malata. Roma non è in grado di sopportare oltre, è satura, è fragile. Io non posso tollerare che si pensi alle olimpiadi (o a quell’altra idea fenomenale del Gran Premio) quando i tombini buttano acqua, gli alberi sono delle bombe ad orologeria, le strade hanno più crateri della luna e i mezzi pubblici sono totalmente inadeguati. Tanto perché lo sappia, caro Sindaco, la zona dove abito e quelle dove ho lavorato sono tra le meglio collegate della città. Ciò detto, lei sa quanto tempo trascorrevo sui mezzi quando ancora lavoravo in centro (anzi, quando ancora lavoravo. Punto.)? Quasi tre ore al giorno. Otto ore di lavoro e tre di viaggio della speranza sui mezzi. Avessi lavorato a Viterbo avrei fatto prima ad andare e tornare. Abbiamo guai molto più importanti delle olimpiadi cui porre rimedio.
Non è la Lega che rema contro la candidatura di Roma alle olimpiadi, caro Sindaco. Siete voi che dovreste prendervi cura di una città che era tra le più belle al mondo e che perde smalto di anno in anno. Roma è diventata invivibile. Non nego che i romani non abbiano la loro parte di responsabilità, ma la gestione della città fa acqua da tutte le parti.
Venerdì è prevista di nuovo una nevicata, Sindaco. Scommette con me una colazione al bar che i disagi saranno gli stessi? Che non prenderete tempestivi ed efficaci provvedimenti nonostante l’esperienza della scorsa settimana?
Quanto alla sua teoria complottistica sulla Lega, Sindaco, non si preoccupi: per le manie di persecuzione dovute alla schizofrenia paranoide c’è una cura.