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Caro Arvedi, mi spezzo ma non mi piego, pensano a Cavatigozzi. E agli avvocati: “Non ci sono nemmeno vertenze in atto”. Già si parla di un appello al Capo dello Stato e al Presidente del Consiglio

Creato il 04 agosto 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

MI SPEZZO MA NON MI PIEGO”. In sintesi è questa la linea che moltissimi dei 94 cittadini di Cavatigozzi sposeranno nei prossimi giorni a seguito della lettera di RICHIESTA SCUSE a loro pervenuta dai legali della ben nota acciaieria. Quei legali, ritengono tanti cittadini colpiti ma per niente vinti da una pressione psicologica che ha del surreale – e trova spiegazione al di fuori del contesto di un’umana richiesta di un ambiente migliore – quei legali hanno completamente frainteso lo spirito con cui la lettera incriminata tendeva a richiedere semplicemente dei chiarimenti. Gli avvocati di Arvedi hanno considerato solo tre righe sì e no, quelle finali.

Ma i cittadini che hanno sottoscritto la lettera tanto contestata dagli avvocati dell’acciaieria ritengono, all’unanimità, che nessun torto è stato da loro perpetrato nei confronti di nessuno, e che nessuno ha inteso criminalizzare l’industriale, che nessuna denuncia è mai stata avanzata contro l’industriale medesimo. Ma di cosa parla (sempre l’industriale, per bocca dei suoi legali)? E quei legali dell’industriale hanno correttamente letto le carte? Pare infatti che quanto hanno scritto i cittadini di Cavatigozzi nemmeno sia stato considerato, se non per quelle tre o quattro righe che potevano erroneamente dar luogo a un appiglio.

Caro Arvedi, mi spezzo ma non mi piego, pensano a Cavatigozzi. E agli avvocati: “Non ci sono nemmeno vertenze in atto”. Già si parla di un appello al Capo dello Stato e al Presidente del Consiglio

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

E se le hanno lette perché le hanno interpretate pro domo loro? Nel frattempo quegli onesti cittadini sottoscrittori di quella innocente lettera si interrogano sul loro stupore, sul loro non capisco, giungendo altresì ormai al limite della sopportazione, della tolleranza, esausti e fiaccati nel corpo, forse anche nello spirito, non già nel loro orgoglio, che la loro era (ed è) semplicemente una richiesta democratica di chiarezza sullo stato dell’ambiente circostante, sul disturbo della quiete pubblica, sulla presenza di inquinanti (Pm10), poiché si teme che lo smisurato disturbo possa avere serie ripercussioni sullo stato psico-fisico  e nervoso degli individui.

Mai nessuno, ripetono in continuazione, con estrema consapevole serenità, soprattutto fiduciosi nella giustizia “giusta”, mai nessuno di loro ha parlato di diossina.

Hanno semplicemente citato nella lettera una ben precisa, definita, accertata e veritiera denuncia inoltrata alla comunità europea da parte di “terzi competenti in materia”, ma non da loro. Non ne avrebbero avuto le conoscenze, dunque men che meno le competenze e le capacità.

E’ forse un reato, una colpa, essere ragionevolmente preoccupati dell’ambiente che ci circonda? Si tratta di un’acciaieria, non di una coltivazione di essenze floreali. E’ assurdo, inconcepibile, inammissibile un comportamento come questo, al di fuori di ogni dialettica democratica: l’industriale Giovanni Arvedi sta esercitando una pressione psicologica incredibile ma incomprensibile sui cittadini di Cavatigozzi, ricorrendo a una folta schiera di avvocati, come se dovesse difendersi da chissà quale aggressione che nessuno ha compiuto.

Chi ascolti i cittadini di Cavatigozzi destinatari della lettera di richiesta scuse entro il 31 agosto, pena un’azione legale finalizzata al risarcimento danni, si renderà conto che gli abitanti ritengono che la democrazia sia stata messa volutamente da parte, che la dignità umana, (in quanto “principio fondamentale etico”, si configura essenzialmente come un presupposto del valore della persona in quanto tale), sia stata schiacciata, e lanciano un grido d’allarme, un appello accorato per un paventato surreale timore al ritorno al “regime”, qualora davvero le istituzioni (che non si sono mai mosse) lasceranno correre questa vicenda nella più totale indifferenza, tergiversando sul da farsi.

In ogni caso i 94 non cederanno mai al ricatto disonorevole che appare nella lettera degli avvocati: “L’acciaieria Arvedi mi chiede (è l’avvocato che parla… e scrive ai 94 cittadini) di invitarla a voler rappresentare le proprie scuse per le infondate gravi accuse contenute nella missiva in oggetto, ritenendo sufficiente la mia assistita (cioè l’acciaieria) il richiamato atto di buona volontà a definire la vertenza in essere”.

Ma quali scuse, ma quali infondate gravi accuse, ma quale vertenza in atto. Ma di cosa stiamo parlando? E’ un assurdo concepito in malo modo della più brutta storia cremonese. Ebbene quei cittadini ribadiscono fermamente che non scenderanno a patti, che difficilmente si umiliarienno, che difficilmente  si cospargeranno il capo per andare in riva al canale navigabile, che difficilmente si prostreranno….insomma, in definitiva, succeda quel che succeda, succedesse anche il finimondo…. le scuse no, mai e poi mai. Sono consapevoli di essere nel giusto, di non aver trasgredito alcuna legge, di aver fatto fino in fondo il loro “dovere di cittadini”. Circolano insistenti voci che avvocati di un certo grido siano già  stati contattati, soprattutto studi di avvocati (da qualcuno in precedenza conosciuti e stimati) appartenenti al foro di Milano, Studi Legali di una certa levatura. Addirittura qualcuno ha paventano l’ipotesi di: “Perché non portiamo a conoscenza del nostro patito disagio informando niente meno che Roma, nella persona del presidente Napolitano, e del presidente del consiglio Mario Monti?”

C’è fermento, gli animi sono turbati, quello si, ma c’è altrettanta tranquillità, serenità, fiducia, coerenza consapevolezza nel modo di agire per quei 94 cittadini della Cava dei signori Tigozzi (da cui Cavatigozzi) a tal punto che la verità, la giustizia, la legalità, soprattutto che il comportamento ineccepibile che l’autorità giudiziaria vorrà correttamente mettere in campo, interpretando e deliberando altrettanto correttamente su quella vicenda dai contenuti evanescenti, non verrà mai meno. C’è in gioco niente la credibilità delle istituzioni e degli organi delegati alla tutela dei diritti dei cittadini, diritti che la stessa Costituzione della Repubblica democratica (1) italiana impone.

(1) può anche stupire questa dicitura ma l’Italia è una Repubblica democratica.

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