Magazine Diario personale

Caro DDL, perché non vuoi fare di me una lavoratrice onesta?

Da Giovanecarinaedisoccupata @NonnaSo

Ormai mi conoscete da un po’ di tempo, e sapete che sono una gran pensatrice.

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Ci vuol poco, a essere dei gran pensatori, quando si è disoccupati: il tempo, e i gravi pensieri, non mancano mai. Gli spunti in questo caotico mondo ci piovono addosso con precisione ironica. Abbiamo sempre il nostro distorto punto di vista sulla vita, sulla quotidianità, e su tutto il resto, da condividere fra noi (le uniche altre bestie senzienti che possono comprendere i nostri deliri da disoccupati, sono altri disoccupati: per il resto del mondo, è come se parlassimo urdu).

L’altro giorno, ero li che traevo le mie considerazioni sulla mia propria situazione personale, e ad un certo punto mi è caduta addosso una analogia. Vi giuro: mi è caduta addosso come la classica tegola, o il vaso di gerani dei cartoni animati, ce l’avete presente. Mi è caduta in testa e PAF, eccola lì, tutta intera in un unico coccio ai miei piedi.

Stavo pensando questo: la maggior parte di noi disoccupati di lunga data si trova tutta nella stessa situazione, no? Finiti i pochi mesi di sussidi, finita persino la “tenera” comprensione di istituzioni, amici, parenti, emeriti sconosciuti che si permettono di giudicare ogni nostra azione… qualcuno di noi ha trovato qualche lavoretto saltuario. I più fortunati.

I più (e basta) si sono riciclati come potevano. Per la gran parte ora “facciamo” i liberi professionisti.

Liberi si, liberi dal lavoro… ma questo è un altro argomento, che non ho voglia di discutere oggi.

amiche vecchiette

Da liberi professionisti, pochi abbiamo l’occasione, il giusto introito o il coraggio di aprire la partita Iva. La maggior parte tenta di sopravvivere con contratti a progetto dalle retribuzioni ridicole, che permettono di restare al di sotto della soglia di “detection” del Fisco. Ovvero i famosi 5000 euro lordi L’ANNO.

L’ho detto che sono introiti ridicoli.

E tutto ciò va bene, va benissimo alle aziende, no?

Hanno bassa manovalanza e grandi cervelli che lavorano per loro per pochi spiccioli, non hanno nessun obbligo tranne un minimo di contributi a corrispondere in ritenuta d’acconto, ti possono sfruttare per qualche mese fingendo che il contratto a progetto sia veramente relativo a un PROGETTO/progettone di non più di un mese – ahaha certo – e che non sia relativo a attività di ordinaria amministrazione aziendale – ahahaha certo!! Tutti ci credono –e poi ciao: girano la ruota e comprano un altro disperato.

Ok, il prezzo NON è giusto. E nemmeno il trattamento.

Ma onestamente: chi di noi poveri  derelitti riesce a dire di no, a dire veramente di NO?

Nessuno. Ci proviamo tutti, portando a casa quel poco che possiamo per sopravvivere fino all’indomani.

Ed eccola l’analogia che mi ha colpito: non ci facciamo venire in mente nulla? Non quelle povere sfortunate che si innamorano di un uomo – o dell’idea che quell’uomo rappresenta –spesso già occupato, spesso incapace di occuparsi seriamente di loro, che le manda avanti di giorno in giorno con sciocche promesse e qualche moina?

Non ci facciamo venire in mente esattamente quelle stupide che ci credono, giorno dopo giorno, fino al giorno che non beccano una bella pedata nel cu.. e via andare, a cercare il prossimo da adescare?

Non ci facciamo venire in mente le eterne seconde, le Penelope de noantri (quelle che aspettano un Ulisse che non le ha mai sposate, prima di abbandonarle alle orde di P-roci) le brave amanti amorevoli, il sollazzo di poche ore di fuga dalla realtà, prima di tornare alle proprie mogli “vere” e ai propri “doveri coniugali”?

Penelope

E quando chiediamo al nostro datore di lavoro (DDL), perché non ci mette in regola, non ci assume a tempo anche determinato ma con i contributi almeno pagati… non ci facciamo venire in mente quelle povere derelitte che, con voce lagnosa, chiedono ossessivamente: “ma caro: quand’è che farai di me una donna onesta?”

Solitamente, a questa domanda in circa 30 secondi netti il lui di turno evapora e fa perdere le proprie tracce per sempre, ma son dettagli.

A noi non resta che sederci qui, sulla panchina dei disoccupati, e continuare a chiederci quando, oh quando, QUANDO il nostro DDL farà di noi delle lavoratrici oneste??


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