Tradurre è un po’ tradire è un vecchio detto, ma è sempre attuale. Ma quand’è che il tradimento diventa eccessivo? Nella prima parte di questo nostro viaggio nell’editoria abbiamo visto come per molte opere sia stato scelto di tradurre non il titolo originale ma di inventarne uno nuovo. Spesso però anche le traduzioni presentano parecchi problemi.
Il passaggio da A Song of Ice and Fire a Le cronache del ghiaccio e del fuoco ha fatto perdere la vena poetica dell’opera di George R.R. Martin e il fatto che quella narrata non sia una storia ma un’epica. Non delle cronache ma un canto, e non l’articolo determinativo ma quello indeterminativo. Un canto di ghiaccio e di fuoco sarebbe stato molto più corretto, anche se qualcuno potrebbe pensare che siano pignolerie eccessive. Il problema però è reale, come ho notato commentando il parere di un lettore parecchio tempo fa: http://librolandia.wordpress.com/2011/12/20/il-trono-di-spade-di-george-r-r-martin-carrellata-di-critiche/ (primo commento).
Se Mondadori e Armenia non hanno rimediato all’errore probabilmente perché ormai questi nomi sono ben noti — senza considerare che Armenia probabilmente non farà mai una seconda edizione della saga — ha avuto la possibilità di rimediare al suo errore Fanucci, che aveva presentato Il nome del vento di Patrick Rothfuss come il primo volume delle Cronache del re assassino, traduzione di The Kingkiller Chronicle. Nel momento della pubblicazione dell’edizione economica del primo romanzo la traduzione è stata modificata in Le cronache dell’assassino del re. Differenza non da poco, che dona al lettore tutta un’altra percezione della storia.
Le note dolenti, però, arrivano con il testo. Il caso più frequente è quello dell’infedeltà a quanto viene narrato dallo scrittore.
I problemi della traduzione delle Cronache del ghiaccio e del fuoco non si fermano qui, basti pensare a Jon che va a cavalcare alla testa del gruppo (9) di pagina 27 quando invece rimane indietro, al titolo di Hand of the King, Mano del re, che diviene Primo cavaliere del re rendendo privi di senso tutti i dettagli della mano collegati a chi ricopre la carica e ai suoi uomini e almeno un paio di battute, alla decorazione del salone di Grande Inverno con i colori araldici bianco, azzurro e oro (pag. 58) quando la descrizione originaria parla di white, gold and crimson, cioè rosso invece di azzurro, e con Martin a volte anche i dettagli araldici sono fondamentali per una prefetta comprensione della scena, a Catelyn che torna a Grande Inverno (pag. 75) alla fine della rivolta Baratheon quando invece si era limitata ad andarci, a ser Arryk che diventa una donna (pag. 89) e a un’infinità di altri dettagli, alcuni anche più gravi di questi, che da soli, scrivevo quasi un anno fa, meriterebbero un articolo. Bene, l’articolo l’ho scritto, ed è questo: http://www.fantasymagazine.it/approfondimenti/18518/le-cronache-del-ghiaccio-e-del-fuoco-una-traduzio/.
Visto quanto la saga vende e quanto numerose sono state le ristampe, modificare la traduzione, se non altro sul dettaglio dell’unicorno, sarebbe stato un gesto di rispetto nei confronti dei suoi lettori da parte dell’editore, gesto che invece non è stato (ancora) compiuto. Altra aggiunta al vecchio testo, innanzitutto con un link in cui parlo di un incontro con Sergio Altieri e alcune persone che lavorano in Mondadori: http://librolandia.wordpress.com/2013/04/06/le-cronache-del-ghiaccio-e-del-fuoco-mondadori-editore-sergio-altieri-e-la-traduzione/. Comunque il testo è in fase di revisione. Io e gli altri, da quel che ci è stato detto in seguito, abbiamo segnalato le correzioni da fare subito, nei libri che stavano per andare in stampa. Altieri ha revisionato l’intero testo, e a breve le Cronache del ghiaccio e del fuoco dovrebbero uscire con un testo integralmente corretto.
La qualità della traduzione di questi romanzi ha fatto arrabbiare a tal punto gli appassionati da spingerli a contattare la casa editrice per esprimere le loro rimostranze. In questo caso le lamentele sono state ascoltate visto che l’ottavo romanzo, Il sentiero dei pugnali, è stato tradotto da Nello Giugliano e che i successivi, dal Cuore dell’inverno in poi, sono stati tradotti da Gabriele Giorgi. Peccato solo che dopo un iniziale sensibile miglioramento la qualità della traduzione sia nuovamente calata, e che anche i semplici refusi abbiano ricominciato ad abbondare.
Viene da chiedersi, ma in questo caso la risposta la potrebbero dare solo le case editrici, se ai traduttori sia stato concesso abbastanza tempo per lavorare e se ci sia ancora la figura del correttore di bozze all’interno della loro struttura. Nuova aggiunta per segnalare che la traduzione della Ruota del Tempo è stata in gran parte revisionata da un gruppo di appassionati autodenominatisi Save Moiraine Team. Io li ho intervistati: http://www.fantasymagazine.it/interviste/19163/save-moiraine-team-una-revisione-per-la-ruota-del/. Se volete avere una piccola idea del lavoro che hanno svolto io ho confrontato alcune righe dei testi della prima edizione e di dopo la revisione: http://librolandia.wordpress.com/2013/06/27/save-moiraine-team-una-revisione-per-la-ruota-del-tempo/.
Questi non sono gli unici vocaboli dalla diversa traduzione, e sottolineano i problemi che si possono creare quando una saga viene tradotta da più editori. La Deppisch non poteva sapere nulla della versione Fanucci della saga visto che non era ancora stata pubblicata, e quella Mondadori era molto vecchia, ma anche nel caso in cui i romanzi fossero stati regolarmente in commercio è impensabile che un traduttore faccia una ricerca completa sull’esistenza di altre opere dello stesso autore e sulle modalità della loro traduzione, altrimenti il tempo necessario per ogni traduzione si allungherebbe a dismisura.
Problemi solo di oggi? Qualcuno magari si, visto che una volta gli editori pubblicavano meno libri e potevano avere il tempo e la voglia di curarli meglio, ma se su internet fioriscono le discussioni legate agli errori di traduzione di questa o quest’altra saga, è anche dovuto alla pura esistenza di internet. Una volta se un fan notava un errore lo faceva sapere al massimo a una manciata di amici e la cosa finiva lì. Ora lo scrive su blog e forum e in breve tempo lo vengono a sapere tutti gli appassionati. Perciò può darsi che invece di essere aumentati gli errori sia semplicemente aumentata la nostra consapevolezza degli errori.
Se questo quadro sembra sconfortante, bisogna ricordare il detto che ammonisce che “al peggio non c’è mai fine”.
C’è qualcos’altro però che è sparito, per la precisione quindici righe del testo scritto da J.R.R. Tolkien presenti ovviamente nella versione originale e in quella Rusconi, ma assenti in quasi tutte le edizioni Bompiani, compresa la versione della Compagnia dell’anello pubblicata lo scorso giugno. Si tratta del brano finale del capitolo Molti incontri.
I lettori delle edizioni attualmente in commercio leggono di una piacevole chiacchierata fra Frodo e Bilbo e poi di un momento di quiete dedicato ad ammirare le stelle e i declivi boscosi, dimenticando così i pericoli che li minacciano. Chi possiede le edizioni più vecchie però vede arrivare Sam che suggerisce a Frodo di andare a letto visto che quello è il primo giorno che si è alzato dopo il suo ferimento e che l’indomani ci sarà il Consiglio di Elrond.
Visto che non è ipotizzabile nessuna spiegazione razionale per giustificare l’esclusione deliberata del brano dal romanzo è probabile che qualcosa non abbia funzionato correttamente nel meccanismo di stampa e il brano sia sparito per sbaglio. Peccato solo che, a distanza di anni e dopo diverse edizioni, l’errore non sia ancora stato corretto.
L’errore, gravissimo, è stato notato per via della vistosa incongruenza delle scene fra le pagine 191 e 192, ma è anche vero che sono molti ormai i lettori che leggono anche in inglese e un confronto è abbastanza facile. Per la traduzione da un’altra lingua è più difficile avere un riscontro diretto, e anzi c’è il rischio che, come nel gioco del telefono senza fili con cui il significato originario della frase pronunciata dal primo bambino si perda man mano che viene riportata da un bimbo all’altro, alcuni elementi di quanto ha scritto l’autore possano perdersi per strada.
Finisce qui la quinta parte del nostro viaggio nel mondo dell’editoria. Nella prossima parte ci soffermeremo sul prezzo dei libri, sulle copertine e sugli aspiranti scrittori.
Note
9) Tutti i riferimenti ai numeri di pagina di questo paragrafo sono basati su George R.R. Martin, A Game of Thrones, 1996, trad.it. Il trono di spade, Mondadori, Milano, 1999.
10) Robert Jordan, The Fires of Heaven, 1993, trad.it. I fuochi del cielo, Fanucci, Roma, 2004, pag. 612. Poiché i numeri di pagine della prima edizione e dell’edizione tascabile non coincidono per chi vuole fare un confronto segnalo che l’espressione si trova verso la fine del capitolo 39: Incontri a Samara.
11) Sulla nuova traduzione di Harry Potter e la pietra filosofale vedi http://www.fantasymagazine.it/libri/14548/harry-potter-e-la-pietra-filosofale-nuova-traduzi/. Sulla nuova traduzione di Harry Potter e la camera dei segreti vedi
http://www.fantasymagazine.it/approfondimenti/17243/harry-potter-e-la-camera-dei-segreti-nuova-traduz/.
12) In realtà nella prima edizione di Harry Potter e la pietra filosofale la Casa oggi nota come Corvonero era stata denominata Pecoranera, nome errato perché dona un’accezione negativa alla Casa del tutto assente dalle intenzioni della Rowling. In questo caso il nome è stato giustamente corretto in fase di ristampa.
13) http://terrypratchettdiscworld.blogspot.it/2009/08/nella-traduzione-salani-di-streghe.html.