Caro Francesco, bocciato in diritto costituzionale

Creato il 21 settembre 2013 da Cagliostro @Cagliostro1743

Interviene a gamba tesa papa Francesco nella politica italiana con un messaggio alla Settimana Sociale dei cattolici italiani. Lo fa scagliandosi contro il matrimonio per le coppie dello stesso sesso e richiamandosi addirittura alla Costituzione della Repubblica italiana. Queste le parole del papa: «La Chiesa offre una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell’unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella Costituzione della Repubblica Italiana».
Il riferimento è al comma primo dell’articolo 29 della Costituzione della Repubblica italiana che così recita: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».
Ci sono forti dubbi sul fatto che i nostri Padri Costituenti nella scrittura di questo articolo si siano ispirati al Libro della Genesi ma – per evitare illazioni – è utile considerare quanto ha rilevato la Corte costituzionale (che forse la Costituzione la conosce meglio del papa) nella sentenza 138/2010 in merito alla presunta incostituzionalità del divieto di matrimonio per le coppie dello stesso sesso.
La Corte, nelle sue conclusioni, scrive che «la norma, che ha dato luogo ad un vivace confronto dottrinale tuttora aperto, pone il matrimonio a fondamento della famiglia legittima, definita “società naturale”» ma, continua la Corte, «con tale espressione, come si desume dai lavori preparatori dell’Assemblea costituente, si volle sottolineare che la famiglia contemplata dalla norma aveva dei diritti originari e preesistenti allo Stato, che questo doveva riconoscere». Insomma la “società naturale”, così come prevista dai nostri Padri Costituenti, è da intendersi come una società che pre-esiste allo stesso Stato e quindi non trova la sua legittimità nel diritto positivo ma in quello naturale: un’accortezza per mettere al riparo la famiglia dalle ingerenze dello Stato avvenute nel fascismo. Già solo per questo motivo il richiamo di papa Francesco alla Costituzione è sbagliato.
La Corte sottolinea che «come risulta dai citati lavori preparatori, la questione delle unioni omosessuali rimase del tutto estranea al dibattito svoltosi in sede di Assemblea, benché la condizione omosessuale non fosse certo sconosciuta» ed i costituenti elaborando l’articolo 29 «discussero di un istituto che aveva una precisa conformazione ed un’articolata disciplina nell’ordinamento civile» e quindi «in assenza di diversi riferimenti, è inevitabile concludere che essi tennero presente la nozione di matrimonio definita dal codice civile entrato in vigore nel 1942, che, come sopra si è visto, stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso». Quindi non ci sono dubbi che il matrimonio a cui pensavano i padri costituenti fosse quello tra uomo e donna.
Nonostante ciò non si può affermare che il matrimonio per le coppie dello stesso sesso sia incostituzionale perché si sottolinea che «i concetti di famiglia e di matrimonio non si possono ritenere “cristallizzati” con riferimento all’epoca in cui la Costituzione entrò in vigore, perché sono dotati della duttilità propria dei princìpi costituzionali e, quindi, vanno interpretati tenendo conto non soltanto delle trasformazioni dell’ordinamento, ma anche dell’evoluzione della società e dei costumi». La Corte non ha potuto dichiarare incostituzionale il divieto di matrimonio per le coppie dello stesso sesso perché «detta interpretazione, però, non può spingersi fino al punto d’incidere sul nucleo della norma, modificandola in modo tale da includere in essa fenomeni e problematiche non considerati in alcun modo quando fu emanata» e quindi «questo significato del precetto costituzionale non può essere superato per via ermeneutica, perché non si tratterebbe di una semplice rilettura del sistema o di abbandonare una mera prassi interpretativa, bensì di procedere ad un’interpretazione creativa» ma si stabilisce molto semplicemente «la materia è affidata alla discrezionalità del Parlamento».
Perciò il richiamo alla Costituzione di papa Francesco è sbagliato per due motivi. Innanzitutto la “società naturale” dell’articolo 29 ha un significato diverso da quello richiamato dal capo di Stato della Città del Vaticano. In secondo luogo la nostra Costituzione, come visto, non vieta affatto il matrimonio per le coppie dello stesso sesso ed a decidere in tal senso può essere solo il Parlamento.
Forse papa Bergoglio oltre all’articolo 29 della Costituzione dovrebbe dare un’occhiata anche all’articolo 8: «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani».


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