Caro Italo,
avevo sentito di te nei mesi scorsi sempre abbinato a un mezzo , l’auto da corsa e al Presidente Montezemolo, che però non ti ci collego, perché sei un “italiano” che ha amato il muoversi in compagnia più che la velocità. La mia vita l’ho trascorsa stando molte ore con te, a volte mi hai deluso, altre meravigliato, altre non mi sono accorto di te ma dell’umanità che ti frequentava.
Anche oggi dopo 45 anni che ci siamo conosciuti (dico conosciuti non visti perché allora….) dopo essere stato in compagnia di tuo fratello (diciamo fratellastro) senza nome mi meraviglio a vedere , fermi su un marciapiede di una stazione, ormai non più stazione ma solo luogo delle più svariate aggregazioni giovanili e senili, un nonno e un bambino di 3 anni che con cuori diversi provano emozione al vederti.
Ricordo allora cosa significava andare in “stazione“. Un luogo dove bisognava stare attenti, dove una mano ti doveva stringere forte, dove c’erano banchine, grosse e di marmo e sopratutto c’era una fontanella, una vasca e i pesci rossi in un bel giardino curato.
Il tintinnio , unico rumore rimasto immutato nel tempo, che annunciava il tuo arrivo. Una volta c’erano anche altri suoni e le famose sbarre che ci sfidavano a passare sui binari prima che fossero scese definitivamente.
Ho viaggiato con te per studio, lavoro, svago, ho ammirato su di te donne bellissime che mi industriavano , per tutta la durata del viaggio, a riuscire a strappare un sorriso, un nome, senza nessun altro disegno.
Abbiamo trascorso momenti di gioia, dopo un esame superato, un colloquio di lavoro positivo, dopo un bacio furtivo dato alla fidanzata, ma abbiamo il ricordo di rumori incomprensibili al momento e di discese e camminamenti in fila indiana sui binari (unici) dopo aver appreso del suicidio di una donna , utilizzando la tua devastante forza d’urto.
Quanto tempo è passato, caro Italo, e i tanti ricordi e pensieri mi hanno indotto a scriverti, senza che io potessi dire di no perché la vita non è un foglio bianco per nessuno.
Oggi padroneggi due pagine sui più importanti quotidiani e sicuramente il farti bello ci costerà tanto, forse troppo perché non ti abbiamo mai conosciuto vanitoso e anzi avremmo preferito che su di te non ci fossero lotte di classe.
Tu sei stato sempre un democratico, gli odori dei salumi, le puzze estive, lo scarso senso civico nostrano, l’hai offerto a tutti, almeno all’inizio .
Oggi caro Italo son tutti concentrati a darti forme aereodinamiche, ergonomiche, ricco di strumenti per lavorare, guardare un film, ascoltare la musica, magari trascurando che il bello è quello di sedersi in quel posto lì, proprio lì e regalare un sorriso e cominciare a parlare del tempo, del governo e…..con calma aprirsi, per un momento o forse più, all’altro.