Si dà un gran da fare Enrico Letta per dimostrare di essere di sinistra. Si impegna molto, va quasi in affanno ma non convince. Non convince perché strafà e, a volte, straparla. E questo suo straparlare poco si accosta con la presenza, nel Governo che presiede, di personaggi che negano con parole e fatti ogni convinzione vagamente progressista.
Ad esempio domenica sera a Che Tempo Che Fa, il giovane Letta ha tirato fuori la spada dell’oltranzista comunista, arma che poco gli si addice, per lanciare a parole una specie di crociata contro le rendite finanziare dichiarando con convinzione non convinta la volontà di combatterle. È un ragionamento da comunista di vecchio, vecchissimo stampo. Perché Letta, che tutto è tranne che comunista né mai credo lo sia stato, dovrebbe combattere le rendite finanziarie? E soprattutto perché chi, magari, ha lavorato una vita e si è messo da parte un gruzzoletto e ne gode i frutti dovrebbe essere indicato come una sorta di nemico della Patria?
Le rendite finanziarie vanno tassate, non combattute. Le rendite finanziarie debbono pagare le imposte sulla base delle aliquote di reddito come tutti gli altri redditi, ma non sono il nemico da combattere. Il nemico da combattere è l’evasore, quello che porta i capitali all’estero, l’extracomunitario organizzato in impresa che lavora in nero e esporta i redditi prodotti in Italia all’estero innescando un’emorragia di capitali che, quella sì, va combattuta con forza.
Si parla di riduzione delle tasse, di annullamento dell’IMU ma nessuno dice come finanziare tutto questo. E nessuno parla più di patrimoniale, di richiedere a chi possiede quei capitali cospicui di contribuire maggiormente al risanamento piuttosto che attaccare i soliti noti. Quello sì che sarebbe un ragionamento di sinistra. Ma Letta, mi pare di capire, di sinistra non è, così come non lo è il suo Governo né le forze politiche tutte che lo compongono.
Luca Craia