Carol è un film d'amore. Il suo “problema” è quello. Andando a guardare da vicino, non è poi nemmeno solo un film d'amore, ma è una pellicola che affronta anche il tema dell'accettare se stessi, dell'andare contro le regole comunemente riconosciute dalla società e le facili etichettature, del trovare il coraggio di prendere la propria strada. Letteralmente salire sull'auto e prendere la propria strada, con una fuga dal resto del mondo che può sembrare l'equivalente romantico di quanto fatto dal solitario protagonista di Into the Wild - Nelle terre selvagge.
Carol però principalmente è un film d'amore. Il suo cuore pulsante batte intorno alla relazione tra la poco più che teen Therese (Rooney Mara) e la MILF Carol (Cate Blanchett). Sono loro l'anema e core, e a un certo pure corpo, della pellicola. Il regista Todd Haynes qui si allontana dai suoi film più musicali come Velvet Goldmine e Io non sono qui e riprende le atmosfere melò retrò di Lontano dal paradiso. Nei confronti delle due donne si approccia in maniera discreta, quasi gli spiacesse intromettersi all'interno della loro privacy. Todd Haynes evita di mostrarci la loro storia in maniera esplicita, per quanto una scena esplicita ci sia, sebbene non si raggiungano i livelli de La vita di Adele. Lo sguardo del regista non è quello del voyeur maniaco. È piuttosto quello del Ricky Fitts (Wes Bentley) di American Beauty. Quello che si trova di fronte a qualcosa di incantevole e non può far altro che filmare. È arduo stabilire se il rapporto tra Therese e Carol sia un “grande amore” - ogni riferimento a Il Volo non è voluto - destinato a durare in eterno, oppure una “cotta da scolaretta”, come la definisce uno dei personaggi nel film. Quel che è certo è che quanto accade tra di loro è qualcosa di magico, davanti al quale sia il regista che noi spettatori non possiamo far altro che fermarci e assistere. Qualcosa di bello, di bellissimo da cui, per quanto ci dispiaccia invadere la loro intimità, non possiamo distogliere lo sguardo.
"Questa adesso la carico su Instagram.
E non ho manco bisogno di aggiungere i filtri per avere l'effetto retrò."
Carol è un film d'amore e sarà per questo che agli Oscar se l'è presa in quel posto: sei nomination e manco un premio. Si è parlato molto nelle scorse settimane di un Academy razzista, considerata l'assenza di candidati di colore. Qualcuno ha anche avanzato l'ipotesi che ci sia una certa discriminazione nei confronti del mondo gay, con Ian McKellen che ha dichiarato che mai nessun attore apertamente gay ha ottenuto l'Oscar di miglior attore protagonista, e ancora oggi resta piuttosto inspiegabile capire come Crash - Contatto fisico sia riuscito a battere Brokeback Mountain nell'edizione 2006. Io credo però che agli Oscar negli ultimi anni sia nata pure una certa avversione nei confronti dei film d'amore in generale. Da quando una grande storia d'amore non trionfa come miglior pellicola dell'anno? Dal 1998 con Titanic, forse.
All you need is love? Col cazzo, risponde l'Academy. L'amore non sembra essere un argomento abbastanza importante, non da Oscar. Tra gli 8 lavori nominati nella categoria di migliori film di quest'anno, soltanto Brooklyn propone una storia sentimentale, anzi addirittura una specie di triangolo, però allo stesso tempo è una pellicola che affronta il tema dell'immigrazione, altrimenti col cavolo che lo nominavano. Carol invece è “solo” un film d'amore e la candidatura più importante non se l'è beccata, nonostante alla vigilia delle nomination venisse dato tra i grandi favoriti. Di candidature se n'è prese comunque 6. Tre sono sacrosante: miglior fotografia, migliori costumi e miglior colonna sonora per le magnifiche musiche firmate da Carter Burwell. Per il resto, l'Academy ha sbagliato tutto. Quella per la miglior sceneggiatura non originale ci poteva anche non stare, visto che, nonostante la presenza di alcuni ottimi dialoghi, la storia di per sé non è così sconvolgente o particolare. D'altra parte è tratta da un romanzo degli anni '50 della scrittrice solitamente thriller Patricia Highsmith, The Price of Salt, che ai tempi dell'uscita creò un grande scalpore, oggi di meno. Anche se le storie lesbo giusto negli ultimi anni al cinema e in tv hanno cominciato a vedersi con una certa frequenza. Diciamo a partire dal periodo post-Fucking Amal e post-The L Word.
Sbagliate pure le nomination alle attrici. Non perché non se le meritino. Sono meravigliose e perfette nelle loro parti: Rooney Mara con quel suo sguardo curioso e intimorito all'inizio e poi via via sempre più sicuro di se stessa e dei suoi sentimenti; Cate Blanchett al contrario all'inizio glaciale e quindi sempre più sciolta e “umana”. Il fatto è che Therese/Rooney Mara è la vera protagonista della pellicola, mentre Cate Blanchett andava nominata come miglior attrice non protagonista, e non il contrario come fatto dall'Academy.
E poi la nomination come miglior pellicola dell'anno ci stava tutto, visto che Carol non ha nulla da invidiare, tutt'altro, rispetto agli 8 nominati. Solo che quest'anno va così. Persino al Festival di Sanremo si è deciso di premiare l'amore genitoriale con la canzone degli Stadio e agli Oscar è stato l'anno di Revenant - Redivivo e pure di Room, oltre che di un film sull'amore per i figli degli altri (Il caso Spotlight). L'amore romantico invece non funziona. Ed è una cosa comprensibile se uno pensa a qualcosa di smielato, ma Carol è tutto l'opposto. Non scivola mai nel patetico e, anzi, la principale accusa che gli è stata rivolta è quella di essere eccessivamente freddo. D'altra parte non vuole raccontare una passione travolgente alla 9 settimane e ½, quanto un'attrazione più sottile, giocata sugli sguardi e sui piccoli gesti, come le toccatine sulle spalle. Certo però che se un film è troppo sentimentale non va bene, se invece è troppo poco sentimentale è freddo e allora ditelo che non vi va mai bene niente, maledetti senza cuore!
“Ci piacciono certe persone, e altre non ci piacciono. Non sappiamo perché siamo attratti da certe persone e non da altre. L'unica cosa che sappiamo è se ci sentiamo attratti, oppure no,” dice uno dei personaggi maschili della pellicola. La stessa cosa credo che valga con i film. Non va cercata una spiegazione razionale. È una semplice legge fisica. Difficile dire il perché, sarà per quei piccoli dettagli che lo rendono grande, ma io un film come Carol l'ho amato. E pazienza se l'amore non va più di moda. (voto 8/10)