Il nuovo ospite di “L’autore straniero racconta il libro” è la scrittrice francese Caroline Vermalle.
Caroline ha scritto a Letteratitudine per raccontarci qualcosa sul percorso che l’ha portata alla scrittura del suo romanzo “La felicità delle piccole cose” (pubblicato da Feltrinelli e tradotto da Monica Pesetti). Questa è la scheda di presentazione del libro…
“È iniziato tutto nel giardino di Monet a Giverny. Lo ricordo come se fosse ieri. Era il dicembre del 1979. Da più di trent’anni, ogni sera mi domando come sarebbe stata la mia vita se non fossi entrato in quel giardino.”
Parigi. La neve cade dolcemente sulla città, ammantando di bianco la Tour Eiffel, Notre-Dame e il Panthéon, come in una cartolina. Un uomo passeggia lungo la Senna diretto verso casa, un elegante palazzo sull’Île Saint-Louis. È Frédéric Solis, avvocato di successo con la passione per i quadri impressionisti. Affascinante, ricco e talentuoso, Frédéric sembra avere tutto quello che si può desiderare dalla vita. Gli manca una famiglia, ma dopo essere stato abbandonato dal padre molti anni prima, ha preferito circondarsi di oggetti lussuosi e belle donne piuttosto che mettere ancora in gioco il suo cuore ferito. Fino a quando, un giorno, scopre di aver ricevuto una strana eredità, che consiste in una manciata di misteriosi biglietti e in un disegno che ha tutta l’aria di essere una mappa. Cosa nasconderanno quegli indizi? Convinto di essere sulle tracce di un quadro dimenticato di Monet, Frédéric decide di tentare di decifrare la mappa. Grazie all’aiuto della giovane e stralunata assistente Pétronille, inizia così un viaggio lungo i paesaggi innevati del Nord della Francia, tra i luoghi prediletti dai suoi amati impressionisti: Éragny, Vétheuil, il giardino di Monet, con una tappa d’obbligo al Musée d’Orsay. Di incontro in incontro, di sorpresa in sorpresa, torneranno a galla ricordi che Frédéric credeva di aver dimenticato, e un tesoro ben più prezioso di qualsiasi ricchezza.
Ringraziamo Caroline per averci inviato questo suo contributo, che pubblichiamo di seguito (nella traduzione in italiano e in lingua originale).
P.s. Nelle precedenti puntate abbiamo ospitato: Glenn Cooper, Ildefonso Falcones, Joe R. Lansdale, Amélie Nothomb, Clara Sánchez, Gabrielle Zevin.
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LA FELICITÀ DELLE PICCOLE COSE
Ricordi di scrittura
LA FELICITÀ DELLE PICCOLE COSE: il luccichio di una Parigi innevata, il fascino della Normandia impressionista, il gusto di bignè e la magia di un Natale così francese… chi avrebbe potuto credere che avrei scritto questa storia nella soleggiata Bali, contemplando le sue risaie verdi!
Era la primavera del 2012 e abbiamo lasciato le nostre valigie a Ubud (Bali, Indonesia). Per oltre due mesi, ho trascorso (quasi) tutte le mie mattine allo Yellow Flower Café (vedi foto in basso, ndr). Un piccolo luogo fatto di bambù, senza porta, solo un muro, un percorso casuale attraverso la profumata giungla di Penestanan. Ho passato lunghe giornate scrivendo, cullata dal chiacchiericcio sempre allegro di giovani cuochi, che si mescolava con il ronzio lontano degli scooter della città, in basso.
Se avevo bisogno di isolarmi di più, mi bastava applicare le cuffie alle orecchie e ascoltare l’album « 21 » di Adele; e per immergermi subito in una Parigi nostalgica, ascoltavo ripetutamente questa canzone di Bourvil «Il Ballo Perduto (È stato bello).»
Ho immaginato la «mappa del tesoro» di Jamel nell’angolo di una società high-tech neozelandese in mezzo a 15.000 pecore, ho sognato il giardino d’inverno di Claude Monet a Giverny in una estancia argentina del XVIII secolo sotto gli occhi indifferenti di alcuni lama… e ho costruito l’intero universo di Frédéric, quest’uomo che insegue le nostre gioie più grandi per scoprire quelle piccole, in migliaia di altri improbabili posti.
Se la Rete è la miglior amica degli scrittori-nomadi, niente batte un libro, soprattutto se c’è la necessità di approfondire le minuzie dei paesaggi innevati dei pittori Impressionisti che illuminano con il loro pallido bagliore tutta la storia di LA FELICITÀ DELLE PICCOLE COSE. La fonte principale della mia ricerca è stato il catalogo di una mostra intitolata IMPRESSIONISTI IN INVERNO, Effetto neve (C. Moffett, E. Rathbone). Un libro incredibile… ma che prende un sacco di spazio nello zaino dei viaggiatori a lungo termine. I miei genitori, che ci hanno raggiunto all’Isola di Pasqua, l’hanno portato con loro dalla Francia. Ho studiato tutti i giorni dal piccolo giardino esotico del Te’ora Guest House (Hanga Roa), che si affaccia sul mare, sotto gli occhi del (falso) vicino di casa Moai. Quando siamo partiti, la nostra ospite ci ha donato una collana di piume Rapa Nui, per augurarci buona fortuna. E io le ho regalato questo bel libro. Mi piace immaginare i visitatori della sua pensione che scoprono la Senna sotto la neve, dal balcone di legno che si affaccia sul Pacifico infinito…
Ho tanti aneddoti di scrittura divenuti inestricabilmente legati a luoghi che probabilmente non rivedrò mai più. Come quell’enorme ufficio in un bellissimo appartamento moderno di Sydney… e quello, minuscolo, in un Bed and Breakfast invaso dalle mosche nel deserto di Atacama.
LA FELICITÀ DELLE PICCOLE COSE è un libro molto francese; eppure, fino alla fine dei miei giorni vedrò nelle sue pagine il mio viaggio più bello.
[traduzione di Massimo Maugeri]
(Riproduzione riservata)
© Caroline Vermalle
© Feltrinelli editore
Links:
Yellow Flower Café (Ubud, Bali)
Te’Ora Guest House (Hanga Roa, Ile de Pâques)
Bourvil interprétant « Un Bal Perdu »
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Caroline Vermalle (Piccardia, 1973) è figlia di un pilota di caccia e di una bibliofila. Appassionata di viaggi, cinema e avventura, ha studiato scienze cinematografiche e ha prodotto documentari per la Bbc a Londra. Nel 2007 è tornata in Francia e, dopo aver girato il mondo per quasi un anno insieme alla famiglia, si è stabilita a Vendée, di fronte all’oceano Atlantico, per dedicarsi interamente alla scrittura. I suoi romanzi sono stati tradotti con successo in Germania e in Spagna. Feltrinelli ha pubblicato La felicità delle piccole cose (2014).
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Souvenirs d’écriture
LA FELICITÀ DELLE PICCOLE COSE : le scintillant d’un Paris enneigé, le charme de la Normandie des Impressionnistes, le goût des choux à la crème et la magie d’un Noël si français… qui aurait pu croire que j’ai écrit cette histoire sous le soleil de Bali, en contemplant ses vertes rizières !
C’était le printemps 2012 et nous avions posé nos valises à Ubud (Bali, Indonésie). Pendant plus de deux mois, j’ai pris (presque) tous les matins mes quartiers d’écrivain au Yellow Flower Café. Un endroit minuscule fait de bambou, sans porte, à peine un mur, au hasard d’un chemin traversant la jungle parfumée de Penestanan. Je passais de longues journées à écrire, bercée par le bavardage toujours joyeux des jeunes cuisinières, mêlé au ronron lointain des scooters de la ville, en-bas.
Si j’avais besoin de m’isoler davantage, il me suffisait de mettre mes écouteurs qui jouaient l’album « 21 » d’Adèle ; et pour me plonger immédiatement dans un Paris nostalgique, j’écoutais en boucle cette chanson de Bourvil « Le Bal Perdu (C’était Bien) ».
Qu’est-ce que je faisais à Bali ? C’était la plus longue étape d’un tour du monde que nous faisions sans nous presser, mon mari, mon petit garçon et moi. De l’Argentine au Chili, de l’Australie à Hong Kong, je trouvais toujours un petit coin pour écrire LA FELICITÀ DELLE PICCOLE COSE.
J’ai imaginé la bienveillante « carte au trésor » de Jamel dans le coin d’une ferme high-tech néo-zélandaise au milieu de 15 000 moutons, rêvé du jardin hivernal de Claude Monet à Giverny dans une estancia argentine du XVIIIème siècle, devant le regard indifférent de quelques lamas… et construit l’univers entier de Frédéric, cet homme qui court après les grands bonheurs et découvre les petits, dans mille autres endroits improbables.
Si le World Wide Web est le meilleur ami des écrivains-nomades, rien ne vaut un livre, surtout s’il faut se plonger dans la minutie des paysages de neige des peintres Impressionnistes qui illuminent de leur lueur pâle toute l’histoire de LA FELICITÀ DELLE PICCOLE COSE. La source principale de mes recherches était un catalogue d’exposition intitulé IMPRESSIONISTS IN WINTER, Effets de Neige (C. Moffett, E. Rathbone). Un livre sublime… mais qui prend beaucoup de place dans le sac à dos de voyageurs au long cours. Mes parents, qui nous ont rejoint sur l’île de Pâques, l’ont apporté de France avec eux. Je l’ai étudié jour après jour depuis le petit jardin exotique de la guest house Te’Ora (Hanga Roa), qui donnait sur la mer, sous les yeux du (faux) Moai du voisin. Lorsque nous sommes partis, notre hôtesse nous a donné un collier de plumes Rapa Nui, pour nous souhaiter bonne chance. Moi, je lui ai offert ce beau livre. J’aime imaginer que les visiteurs de sa pension découvrent la Seine sous la neige, depuis le balcon en bois surplombant l’infini Pacifique…
J’ai tant d’anecdotes d’écriture devenues indissociables de lieux que je ne reverrai sans doute jamais. Comme ce bureau immense dans un sublime appartement contemporain de Sydney… et celui, minuscule, dans un B&B envahi par les mouches dans le désert d’Atacama. LA FELICITÀ DELLE PICCOLE COSE est un livre tellement français et pourtant jusqu’à la fin de mes jours je verrai dans ses pages mon plus beau voyage.
(Riproduzione riservata)
© Caroline Vermalle
© Feltrinelli editore
Liens :
Yellow Flower Café (Ubud, Bali)
Te’Ora Guest House (Hanga Roa, Ile de Pâques)