Tripudio blu in Cortile Federico II, con bandiere, cartelli, fischietti, manifesti, compresa la classifica nazionale delle bollette più care d’Italia: quelle delle società miste pubblico-privato. Obiettivo: far sentire al consiglio comunale, riunito al piano di sopra, la presenza del popolo blu, degli idroapplicati, di chi ha raccolto le firme per il referendum, dedicando anche anni di impegno volontario per conoscere tutte le leggi del settore e poter esprimere un parere informato, come nel caso di Giampiero Carotti e altri volontari, e si vede ora strappare da un gruppo di amministratori pubblici privi di rispetto della volontà popolare, chiusi nelle loro stanze a far calcoli finti, a giustificare con menzogne anche evidenti decisioni arbitrarie, la più bella vittoria degli ultimi anni, quella dei referendum del giugno 2011. Una vittoria trasversale, che mostrava che il referendum non era uno strumento obsoleto di espressione di volontà dell’elettorato. Maturava un nuovo impegno da parte di cittadini di ogni o nessuna parte politica, ma uniti dal desiderio di un riconoscimento fondamenta: che se l’acqua diventa una merce, anche lo vita lo diventa pienamente.
A questo furto di dignità il referendum ha detto no. Inutile sottilizzare sui quesiti, come vecchi inaciditi legulei: il senso l’hanno capito tutti. L’acqua deve restare pubblica, altrimenti non si vive. Pubblica e gestita meglio, e in tutto il mondo deve valere lo stesso diritto all’acqua, alla vita. Il diritto delle aziende private multinazionali a far soldi può applicarsi altrove, in settori dove di investimenti c’è realmente bisogno, senza sostituire lo Stato per accaparrarsi bollette dalla rendita sicura. Questo è parassitismo, non libero mercato.
Di qui la rabbia, la sensazione di una lesione del diritto, della dignità del voto, della sovranità popolare.
Disgusto, da parte delle persone del comitato, per l’attacco rivolto dal consigliere comunale del Pdl Grignani, che ha detto rivolgendosi alle opposizioni: “Volete tenere il popolo bue”, perché non spiegherebbero il vero significato dei quesiti referendari del 2011.
Di qui le grida della folla: “Vieni, il popolo bue ti aspetta!”, “Non avete il coraggio delle vostre azioni!” ecc. ecc.
Un grande girotondo attorno a Palazzo comunale è stato il segno simbolico più forte della manifestazione di protesta.