Carpisa: se nessuno ha capito cosa volevi dire, forse è #Fail.

Creato il 15 settembre 2014 da Chiara Zappacenere @WalkingFashion

#NoBloggerNoInfluencerJustMe: Storia di una campagna che poteva andar bene e invece no.

Quando si crea una nuova campagna pubblicitaria non c’è niente di peggio che ritrovarsi a rispondere a valanghe di insulti (e lavorando in un’azienda che comunica costantemente sul web creando campagne in continuazione sarò anche egoista nell’insistere a guardare le cose dal mio punto di vista, ma LA GENTE AMA LAMENTARSI perché in Rete c’è pieno di rompico****ni.).

Così, quando ho visto il video di Carpisa #nobloggernoinfluencerjustme ho pensato sì che era bello, perché in tutta onestà si tratta di uno spot molto carino, ma ho anche pensato che la coerenza non sanno nemmeno dove sta di casa, i nostri amici di Carpisa. Ho pure pensato che i clienti non l’avrebbero presa bene. E infatti.

Come scontentare tutti: blogger…

… e clienti. Chapeau!


Ma facciamo un piccolo passo indietro: nemmeno due anni fa nomi come Chiara Ferragni, Veronica Ferraro, Riccardo Pozzoli, Mariano Di Vaio, Candela Novembre e Chiara Nasti che, correggetemi se sbaglio, sono considerati BLOGGER ed INFLUENCER, venivano coinvolti da Carpisa nella campagna Tattoo (con tanto di microsito dedicato e spot). Inoltre son sicura di non essere la sola a ricordare la collezione di costumi e intimo Yamamay della Ferragni e la Yamamay Cruise a cui erano stati invitati i soliti noti. Vi state chiedendo che cosa c’entri Yamamay? Beh, sopresa sorpresa! L’azienda produttrice di Carpisa e Yamamay è la medesima, Kuvera S.p.A.

Però si sa, la rete non dimentica facilmente e quello che hai fatto resta inciso per sempre (o almeno, per tantii tantii anni: mi dicono che Google abbia una memoria parecchio lunga). Perciò questa operazione ha creato un bel backlash, e le lamentele non hanno tardato ad arrivare. Carpisa mi dispiace, ma stavolta te la sei proprio cercata, ed a volte quello che sulla carta funziona nella realtà potrebbe anche andare male. La campagna è andata pessimamente, vista la quantità di post (oltre al mio, eccone un paio: My Lovely World e Camelie Make Up) usciti per parlare negativamente dell’iniziativa, criticando proprio il fatto che in passato Carpisa si sia ampiamente servita delle fashion blogger (ed influencer) per veicolare la propria pubblicità.
E, non contenti, gli amici di Carpisa hanno rincarato la dose invitando alla VFNO di Roma indovinate chi? Esatto, delle blogger (insieme alla Sozzani, che non ha mai fatto mistero della sua opinione sui FB)! Roba da non credere. Ovviamente, al momento delle critiche (c’era da aspettarsele dai) le clienti inferocite e perplesse sono state tacciate al suon di “non avete capito il senso del messaggio!”, sia da parte dell’azienda che dalle blogger protagoniste dell’evento.
Allora Carpisa, lascia che ti spieghi un paio di cose: in primo luogo, le clienti se le tratti da sceme secondo me non la prendono tanto bene, e se nessuno capisce cosa volevi dire FORSE HAI SBAGLIATO ANCHE QUALCOSA EH.

Negare, sempre. Sono gli altri che NON HANNO CAPITO.

Quali sono quindi, le motivazioni che hanno spinto il marchio prodotto da Kuvera S.p.A. ad optare per questa strategia? Non vorrei essere maliziosa, ma sento tanto puzza di “purché se ne parli”: certo, da amante delle strategie pulite poco incline ai sotterfugi, mi viene da chiedere se il gioco valga poi la candela.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :