Carrier critca Ehrman che critica i sostenitori del Gesù-mito

Creato il 06 aprile 2012 da Andream
Richard Carrier ha pubblicato un articolo sul suo blog, in cui critica pesantemente l'attacco di Bart Ehrman ai sostenitori dell'ipotesi che Gesù sia un mito e non una persona in carne ed ossa, attacco di cui ho parlato nell'articolo precedente e che riprende il contenuto dell'ultimo libro di Ehrman, Did Jesus Exist? The Historical Argument for Jesus of Nazareth. Secondo Ehrman, le posizioni dei «misticisti» («Mythicism» è il nome inglese delle ipotesi che vedono in Gesù un mito e non una figura storica) sono infondate e sostenute solo da dilettanti.
Carrier è specializzato in storia antica, e ha dato recentemente alle stampe Proving History; Bayes's Theorem and the Quest for the Historical Jesus, in cui critica la metodologia storiografica correntemente utilizzata nell'ambito degli studi sulla figura storica di Gesù, propone un nuovo approccio storiografico basato sul Teorema di Bayes, e ne anticipa a grandi linee l'applicazione al caso del Gesù storico, applicazione oggetto di un volume successivo. Alla luce della competenza di Carrier e delle sue posizioni affini al «misticismo» nell'ambito degli studi sul Gesù storico, credo sia interessante sottolineare la sua reazione all'articolo di Ehrman.
Le critiche di Carrier a Ehrman riguardano l'articolo di Ehrman, in attesa di recensirne il libro. Eccone alcune.

Attacco alla libertà accademica

T. Thompson

Carrier sostiene che Ehrman non abbia informato i propri lettore dell'esistenza di studiosi di livello accademico che sostengono la posizione miticista, come Thomas Thompson, il quale, nel suo libro The Messiah Myth, «prevede la possibilità di un Gesù storico, ma conclude che il "Gesù" del Nuovo Testamento è mitico, e chiede un rinnovato studio della questione della storicità in generale». Riferendosi al libro Is This Not the Carpenter? The Question of the Historicity of the Figure of Jesus, di prossima pubblicazione, Carrier ricorda che:
Thompson (come co-autore) conclude che «si può talvolta dimostrare che l'accettazione acritica come storiche delle figure del Nuovo Testamento di Gesù, Paolo e dei discepoli ignora e fraintende le funzioni implicite dei nostri testi» (p. 8 di Is This Not The Carpenter?) e la possibilità che Gesù non sia esistito «ha bisogno di essere considerata in modo più esaustivo» di quanto l'atteggiamento sprezzante degli storicisti (come Ehrman) ha consentito (p. 10). Al momento tutto quello che abbiamo, conclude Thompson, è «un Gesù storico» che «è un derivato ipotetico della cultura accademica», che «non è più dato di fatto rispetto a un altrettanto ipotetico Mosè o Davide».
Inoltre, nota Carrier, Ehrman sembra contento del fatto che nessun sostenitore del miticismo abbia una cattedra accademica, affermando al contempo che nessun miticista la otterrebbe precisamente in quanto l'attuale mondo accademico rifiuterebbe di concederla. Se Ehrman, in quanto membro di questo mondo accademico, è fiero del fatto che non sia possibile per un miticista ottenere una cattedra, vuol dire che la situazione attuale è contraria alla libertà accademica, per lo meno quanto allo sposare la tesi miticista, e che dunque la diffusione del miticismo può avvenire solo al di fuori delle università.

Errori fattuali

Carrier sottolinea la presenza di errori fattuali all'interno dell'articolo di Ehrman, che ritiene gravi anche se si tratta di un articolo non accademico.

Ponzio Pilato

Iscrizione di Pilato

Il primo errore riguarda Ponzio Pilato.
Ehrman afferma che non bisogna stupirsi del fatto che Gesù non sia citato da fonti coeve, in quanto «neppure [...] la figura più potente e importante dei suoi giorni, Ponzio Pilato» è «menzionato da alcuna fonte romana di quell'epoca». Carrier fa invece notare che non solo esiste una citazione di Pilato ne La guerra giudaica di Giuseppe Flavio, e che il procuratore romano è nominato anche nell'opera Ambasciata a Gaio di Filone, ma che in questa stessa opera era contenuto un libro dedicato da Filone a Seiano e Pilato, per presentare all'imperatore (Gaio) Caligola le persecuzioni romane agli ebrei, ma che questo capitolo non fu preservato dai copisti cristiani, a differenza del resto dell'opera; e se questo libro avesse contenuto un riferimento alla vita di Gesù, sarebbe stato verosimilmente copiato e tramandato.
Inoltre Filone, che visse ad Alessandria d'Egitto mentre i cristiani vi facevano conversioni e generavano sconcerto (stando agli Atti degli apostoli) non fa menzione dei cristiani; la conclusione, dice Carrier, è che i testi cristiani non sono attendibili da questo punto di vista e che dunque «il silenzio di Filone è una testimonianza contro l'esistenza di Gesù come descritta nei vangeli».
Infine, a differenza di quella di Gesù,  l'esistenza di Pilato è testimoniata persino da un ritrovamento archeologico, un oggetto che verosimilmente fu commissionato dallo stesso Pilato: l'iscrizione di Pilato, una testimonianza originale dell'epoca di Pilato a lui direttamente riconducibile, cosa che per Gesù non si può dire. Carrier fa notare che, naturalmente, si può affermare che Gesù non fosse neppure lontanamente famoso come Pilato, e questa sarebbe una spiegazione accettabile. Ma non è ciò che si evince dai vangeli, e, soprattutto, non è la posizione scelta da Ehrman.

Fonti

Nel suo articolo, Ehrman afferma che:
per quanto riguarda Gesù, abbiamo numerose testimonianze indipendenti della sua vita nelle fonti  che giacciono dietro i vangeli (e gli scritti di Paolo), fonti che ebbero origine nella lingua nativa di Gesù, l'aramaico, e che possono essere datate ad appena uno o due anni dalla sua morte (prima che la religione passasse a convertire frotte di pagani.
Carrier smentisce Ehrman. Le fonti che giacciono dietro i vangeli non sono a nostra disposizione, sono solo ipotetiche (come la fonte Q) e messe in discussione da alcuni studiosi.
Una testimonianza antica che abbiamo è il «credo» contenuto nella Prima lettera ai Corinzi 15:3-8, che Paolo dice di aver ricevuto. Carrier nota che tale credo non è in aramaico, che non son parole di Gesù, che non se ne conosce la data di composizione, che non contiene riferimenti a un Gesù vivente sulla terra.
Il fatto che non si dica che Gesù è apparso o abbia insegnato o fatto alcunché prima della sua morte non è qualcosa da nascondere sotto il tappeto. Neppure che l'unica fonte fornita per la sua morte e sepoltura in questo credo è la scrittura, mentre la fonte per il suo ministero «successivo» (post-mortem) è detto essere il vederlo, e ciò solo durante le «rivelazioni» (Galati 1:11-12[...]). Allo stesso modo, si noti che molti uomini divini «morirono, furono sepolti, e risorsero», o qualcosa di abbastanza simile, e dunque che Paolo riporti questo credo testimonia a favore della storicità di Gesù non più di quanto faccia per quella di Osiride [...]. Niente di tutto questo comporta Gesù non sia esistito, ma permette sicuramente che ciò sia possibile. Se Ehrman non se ne accorge, allora non è oggettivo o ragionevole.

Assenza di paralleli

Danae concepisce Teseo da Zeus sotto
forma di pioggia d'oro, Gustav Klimt

Ehrman sostiene nel suo articolo che «non abbiamo testimonianze di altri che siano nati da madri vergini e che morirono per il perdono dei peccati e che furono risuscitati dai morti (malgrado ciò che i sensazionalisti affermano ripetutamente nelle loro versioni propagandate)».
Carrier fa notare che Ehrman ha ragione a dire che una tale figura non esiste, ma che è scorretto da parte sua affermare che questa sia la posizione dei miticisti.
Carrier afferma che:
Nessun miticista competente fa queste affermazioni. Invece sostengono che le divinità nate da vergini erano un fenomeno comune nella regione in quell'epoca e che divinità morte-e-risorte erano altrettanto comuni lì e allora (esattamente come non lo erano altrove, ad esempio in Cina), e che il fatto che gli Ebrei inizino all'improvviso di averne una anche loro sembra possa spiegarsi facilmente nei termini delle normali teorie di diffusione cultuale.
[...]
Il sincretismo religioso è il processo di combinazione di idee provenienti da diverse fonti, spesso le idee più popolari o più utili, in un unico nuovo, realizzando una nuova religione. Tutte le religioni sono prodotte in questo modo, e questo vale certamente anche per il Cristianesimo (affermare il contrario andrebbe contro tutte le conoscenze a priori come pure contro tutte le prove). Il Giudaismo aveva una componente preminente di sacrifici in perdono dei peccati di un'intera nazione, una credenza nello spirito santo che rendeva i sovrani ebrei figli di Dio [...], una tendenza alla denigrazione ascetica della sessualità. Il Paganesimo aveva una componente preminente di divinità salvatrici morte-e-risorte, che allo stesso modo offrivano modi di purificare i propri seguaci e fornire loro l'ingresso al paradiso – non necessariamente attraverso la loro morte, ma sempre in qualche modo, e spesso attraverso rituali battesimali che anticipavano di gran lunga l'adozione cristiana di un rituale uguale o simile [...]; i pagani avevano molte tradizioni riguardo figli di un dio nati da vergini. Si noti cosa accade quando si combina la parte ebraica con quella pagana: si ottiene il Cristianesimo. Questo è in effetti quello che quasi certamente è accaduto, e perciò non dovrebbe neppure essere in discussione.
Secondo Carrier, o Ehrman sta dicendo che nessuna altra divinità aveva tutte quelle caratteristiche, e allora sta confutando una teoria che nessuno propone, oppure che nessuna di quelle caratteristiche fu mai attribuita ad una divinità prima di Gesù, e allora dice il falso.

Messia messo a morte

Ehrman cita senza nominarlo il criterio di imbarazzo, un criterio adottato per stabilire la storicità di un detto o un evento nel campo di studi del Gesù storico, quando afferma che nessun ebreo avrebbe inventato una figura come quella di Gesù:
I primissimi seguaci di Gesù dissero che era un messia crocifisso. Ma prima del Cristianesimo, non c'era alcun ebreo, di qualunque tipo, che pensasse che ci sarebbe stato un futuro messia crocifisso. Il messia doveva essere una figura maestosa e potente che abbattesse il nemico. Chiunque volesse inventarsi un messia l'avrebbe pensato così.
Carrier afferma di aver sia confutato questa affermazione sia di averla dimostrata come irrilevante. Il libro di Daniele, infatti, fa riferimento ad un messia morente (Daniele 9:26) e il documento di Melchisedec (o 11Q13), risalente al II-I secolo a.C., identifica questo messia con colui che ripulirà il mondo dal peccato; d'altra parte alcuni ebrei ritenevano che un messia figlio di Giuseppe sarebbe stato ucciso dai suoi nemici, e tale figura non fu derivata dal Gesù dei cristiani. Forse Ehrman intende confutare tali posizioni nel suo libro, ma certo qui non sembra dare atto delle critiche alla sua visione del messia.
Carrier fa anche notare che quando sostiene che chiunque volesse inventarsi un messia, l'avrebbe immaginato come «una figura maestosa e potente che abbattesse il nemico», Ehrman sta compiendo un grossolano errore:
L'unico tipo di figura messianica che si sarebbe potuto inventare sarebbe stata una che non fosse simile a quella. Altrimenti tutti avrebbero notato che nessun essere divino aveva liberato militarmente Israele e fatto risorgere tutti i morti del mondo. Questo significa che la probabilità della conclusione («chiunque volesse inventarsi un messia l'avrebbe pensato così») condizionata all'ipotesi «qualcuno ha inventato un messia» è esattamente zero.
[...]
Ciò significa che se «qualcuno ha inventato un messia», possiamo essere assolutamente certi che questo somiglierebbe essenzialmente a Gesù Cristo. Un essere che nessuno notò, che non fece nulla di pubblicamente osservabile, ma che nondimeno portò a termine il suo compito messianico, sebbene solo spiritualmente (esattamente la modalità contro la quale nessuno può fornire alcuna prova).

Giacomo fratello di Gesù

Ehrman ricorda che Paolo, che scrisse pochi anni dopo la morte di Gesù, ne conobbe personalmente il discepolo più stretto, Pietro e il suo stesso fratello, Giacomo; e chiosa efficacemente: «se Gesù non fosse esistito, pensereste che suo fratello l'avrebbe saputo».
Carrier sottolinea come Paolo chiami Giacomo non già «fratello di Gesù», bensì «fratello del Signore». Questo un titolo è collegato all'attribuzione a Gesù del titolo di «Signore» e dunque, secondo Carrier, è un prodotto del Cristianesimo, un titolo cultuale:
Sì, [Giacomo] potrebbe aver ottenuto quel titolo cultuale per essere effettivamente il fratello di Gesù. Ma potrebbe esserselo guadagnato semplicemente per il fatto di essere un cristiano battezzato. Poiché tutti i cristiani battezzati erano figli adottivi di Dio, proprio come Gesù (Romani 1:3-4), Gesù era solo «il primo nato tra molti fratelli» (Romani 8:29), il che significa che tutti i cristiani erano fratelli del Signore [...].
Tutti i cristiani erano fratelli del Signore, in base alle loro concezioni religiose; ci sono numerosi brani in Paolo che lo confermano: Romani 8:15-29, 9:26; Galati 3:26-29, 4:4-7; e ai cristiani era insegnato esplicitamente che Gesù stesso aveva chiamato tutti loro suoi fratelli in Ebrei 2:10-16, attraverso un «messaggio segreto» nei Salmi (Salmi 22:22). La loro palese ispirazione originava da quella che ritenevano una Scrittura, i Salmi di Salomone 17:26-27, che Paolo sembra citare, e che predicevano che il messia avrebbe raccolto un popolo eletto e li avrebbe designati tutti figli di dio (e dunque fratelli).
Carrier confronta poi questa ipotesi, del Giacomo «fratello del Signore» in quanto cristiano battezzato, con quella che vuole questo attributo legato al legame di parentela di Giacomo e Gesù, alla luce della dottrina cristiana che vedeva in tutti i cristiani battezzati dei figli di Dio e quindi dei «fratelli del Signore». La sua conclusione è favorevole alla prima ipotesi, in quanto la seconda richiederebbe una politica di limitazione dell'uso del titolo al solo Giacomo di cui non vi è testimonianza in Paolo.

Pochezza delle restanti fonti

Carrier fornisce infine una rapida carrellata delle restanti «fonti», vangeli, lettere paoline, citazioni risalenti al II secolo.
Come Ehrman probabilmente concederebbe, i testi evangelici presentano molti contenuti mitologici; che vi sia o meno un nucleo storico deve essere oggetto di indagine e non dato per scontato. Paolo ammette due sole fonti per le sue citazioni di Gesù: le Scritture e la rivelazione divina. I documenti del II secolo, incluse le citazioni di Tacito, non sono indipendenti dal materiale del I secolo e come tali vanno trattati. «Non c'è bisogno di un Gesù storico per questo», chiosa Carrier.

Quali conclusioni?

Ho grande rispetto per Ehrman e per tutti gli studiosi di livello accademico del Gesù storico, e per tanto non posso che prendere atto del consenso pressoché unanime riguardo l'effettiva storicità di Gesù.
Trovo però abbastanza convincente l'analisi di Carrier dell'articolo di Ehrman, in attesa di una recensione del libro, in particolare per quanto riguarda l'insostanziale critica del miticismo che Ehrman espone nel breve saggio pubblicato sull'Huffington. Allo stato attuale delle cose, mutuo la mia conclusione da quella di Carrier:
Ovviamente tutto ciò non è minimamente sufficiente per dimostrare che Gesù non sia esistito. C'è ancora da dibattere le prove e verificare la logicità dei ragionamenti. Ma dovrebbe essere sufficiente a dimostrare che questa è quanto meno una teoria rispettabile da prendere in considerazione. Fin tanto che è analizzata in maniera competente e con la dovuta attenzione ai fatti, alla logica e al confronto produttivo tra pari, perché no?

Bart D. Ehrman, «Did Jesus Exist?», Huffington Post, 20 marzo 2012; Richard Carrier, «Ehrman Trashtalks Mythicism», Richard Carrier Blogs, 21 marzo 2012; Neil Godfrey, «Bart Ehrman’s Huffing and Posting Against Mythicism», Vridar, 22 marzo 2012. La foto dell'iscrizione di Pilato è Caesarea Maritima 2010-09-23 09-28-35 2, di Berthold Werner [GFDL o CC-BY-SA-3.0-2.5-2.0-1.0], attraverso Wikimedia Commons.

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