Nel rapporto Le tigri di carta, Terra! spiegava che tali relazioni commerciali "favoriscono l'espansione sul mercato italiano dei prodotti della APP e, di conseguenza, si rischia di mettere fuori gioco la produzione cartaria nazionale proprio in un momento di crisi e si incentivano le pratiche distruttive in Indonesia, ai danni delle residue foreste pluviali e delle comunità che vi abitano".
Chiunque può sbagliare. Ma cosa ha fatto Cartiere Paolo Pigna? Invece di affrontare e risolvere il problema, ha citato Terra! per danni e diffamazione, chiedendo una cifra che supera di decine di volte il budget annuale dell'associazione. Quindi si è affrettata a dichiarare alla stampa che "Cartiere Pigna non tiene rapporti commerciali con la società indonesiana Asian Pulp and Paper e non si approvvigiona di prodotti derivanti dalle foreste indonesiane".
Ma se il diavolo fa le pentole, spesso si scorda dei coperchi. Terra! ha però presentato in sede processuale, gli estremi di diverse fatture e le analisi scientifiche sui quaderni che risultano pieni di fibre provenienti da foreste pluviali, per cui Pigna ha dovuto ammettere di aver acquistato carta dalla APP, dimostrando di aver detto il falso alla stampa.
Non si sa per quale mistero il tribunale di Bergamo abbia condannato Terra! a pagare 20.000 € di risarcimento più le spese. Anche perchè Terra! ha fatto analizzare i quaderni della Pigna, trovandoli pieni di fibre che indicano un legame alla deforestazione: "Se a Terra! viene negato di dire che Pigna acquista materie prime legate alla deforestazione, sono le stesse analisi a farlo" - ha dichiarato Sergio Baffoni, referente della campagna Foreste di Terra!
Le analisi commissionate da Terra! su quaderni della Pigna ed effettuate dalla IPS Testing, un laboratorio statunitense specializzato nell'analisi delle fibre di carta: il campione di quattro quaderni "Pigna Monocromo" a copertina rigida (due quaderni e due quadernoni) è risultato contenere alte percentuali di acacia (tra il 62 e il 74%).
L'espansione delle piantagioni di acacia e di olio di palma è la principale causa della distruzione delle foreste pluviali dell'Indonesia, che ha portato il paese al terzo posto nella classifica mondiale delle emissioni di carbonio, dopo Cina e Stati Uniti.
Nei quaderni sono state anche rilevate importanti percentuali di latifoglie miste tropicali (MTH) ossia foresta pluviale trasformata in trucioli e quindi in carta, con tutte le sue diverse specie, alcune delle quali preziosissime (tra il 19 e il 36%). Tra le fibre rilevate, alcune hanno l'aspetto delle dipterocarpacee (Dipterocarpus spp.) e altre delle Myristicaceae. Si tratta di piante che crescono solo nelle foreste pluviali, e ne fanno parte molte specie minaccate (inserite nella Lista Rossa dell'IUCN)
Le prove evidenti del legame di alcuni prodotti della Pigna con la deforestazione non ha impedito a questa impresa di tirare dritto e ottenere una condanna per Terra! Insomma, deforestare va bene, distruggere il clima globale anche, denunciare quanto accade invece no.
Si tratta anche di un grave attacco alla libertà di informazione e di critica, oltre che alla trasparenza e alla responsabilità delle imprese. Un recente rapporto di Reporter Senza Frontiere, ha messo in guardia sulla crescita delle intimidazioni verso chi rivela crimini ambientali: "Quando si rivelano crimini commessi da imprese e governi locali, iniziano i guai". Ora, dall'Uzbekistan all'Indonesia, le intimidazioni sono arrivate all'Italia.
Lo scorso luglio, 40 associazioni europee, da Greenpeace, al WWF, a Friends of the Earth, hanno firmato una lettera comune inviata agli acquirenti di carta, per chieder loro di non acquistare più dalla APP fino a quando questa impresa non fermerà la conversione delle foreste pluviali in piantagioni. Imprese come Mondadori Printing, De Agostini, Gucci, Versace, Ferragamo, Burgo, Fedrigoni, Kimberly-Clark, Nestle, Kraft, Fuji Xerox, Unilever, Stamples, Office Depot, Corporate Express, Metro, hanno compreso come le pratiche della APP siano distruttive e incompatibili con i propri valori aziendali e hanno evitato o interrotto l'acquisto di prodotti da APP.
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