Cartoline da un pianeta immaginato (1 di 3)

Creato il 29 dicembre 2010 da Ilgrandemarziano
Le mitologie nascono di notte. Le mitologie nascono dal mistero. Le mitologie nascono quando la luce delle stelle suggestiona la mente, la libera dalle catene della ragione e la porta a spasso, in giro dove più le piace. Ma le mitologie nascono anche dall'impossibilità di verificare e dalla possibilità di fantasticare, dalla capacità di rendere vero quello che non è, e di applicare alle categorie del reale, pensieri che di reale non hanno un accidente, ma che funzionano perché spiegano, perché mettono divisioni e paletti, perché aiutano a capire e impongono regole, perché aggiungono informazioni dove le informazioni scarseggiano. Da tutti questi punti di vista, Marte - il mio Marte - può essere considerato il principe delle (vostre) mitologie, perché pochissimi concetti nella storia dell'uomo hanno avuto gli stessi effetti dirompenti che ha avuto Marte e del resto è forse proprio questa la ragione per cui io mi trovo qui adesso. Forse soltanto il mare, con i suoi abissi oscuri, i suoi pericoli ignoti, le sue nebbie filacciose, le sue creature nascoste, le sue tempeste improvvise e i suoi baluginii occulti ha saputo sollecitare in maniera comparabile l'immaginazione dell'uomo. Tuttavia il mare l'uomo lo ha sempre potuto toccare, ammirare, assaggiare, tentare di domare persino. E queste sono state cose che ne hanno sempre limitato in qualche misura la mitologia. Marte invece no. Marte se n'è sempre stato lassù fin dagli albori dell'umanità. Distante. Irraggiungibile. Intoccabile. Un semplice punto di luce che, ciclicamente, ogni 15-17 anni, si ingrossava in maniera preoccupante dopodiché tornava a farsi piccolo. Un punto di luce che aveva il colore del fuoco e del sangue, e l'unica parentela che fuoco e sangue avevano con le categorie del reale, l'avevano con la guerra. Fuoco e sangue. Distruzione e morte. Non sorprende dunque che Marte sia stato uno dei miti più forti della vostra antichità, proprio perché legato, a causa del suo colore, alle categorie mentali più drammatiche dell'esperienza umana. Può invece sorprendere di più che, anche in epoche ormai non pagane, ovvero più illuminate dalla ragione e dalla scienza moderna, Marte si sia preso innumerevoli volte gioco della capacità dell'uomo di immaginare.
Provate dunque a chiudere gli occhi e a immaginare che non esista niente di tutto quello che siete abituati a conoscere. Niente frigoriferi e lavatrici. Niente automobili o lampioni per strada. Niente computer, né radio, né televisioni, né Internet. Niente elettricità insomma. Anzi, niente scienza e tecnologia. Niente Piero Angela o Margherita Hack. Neppure Galileo Galilei, naturalmente. Senza dubbio non saprete un accidente di cosa sono le stelle e i pianeti. Sono solo luci, alcune fisse, alcune mobili. Alcune bianche, alcune colorate. Alcune puntiformi, alcune capaci di ingrandirsi e rimpicciolirsi. Ma è difficile che vi possa passare per la testa che siano enormi sfere incandescenti o piccole palle di roccia. E' altresì possibile che, se siete un pensatore particolarmente acuto, versatile e ambizioso, tentiate di cercare di capirne i movimenti e, da questo, cercare di disegnare un modello dell'universo. Ebbene, da questo punto di vista di sicuro Marte vi farà impazzire perché ogni tanto avrete notato che il suo moto lineare e regolare nel cielo notturno subisce un'inversione di marcia. Questo è assai facile da verificare a occhio nudo e non c'è alcun dubbio che questo fenomeno sia stato osservato anche nell'antichità. Si chiama moto retrogrado e si tratta di un semplice effetto di combinazione tra i moti orbitali della Terra e di Marte per cui, da un osservatore posto sul vostro pianeta, quando la Terra (che si muove più velocemente di Marte essendo più interna) si avvicina all'opposizione, cioè al punto in cui Sole, Terra e Marte sono allineati tutti dalla stessa parte, Marte disegna con il suo cammino nel cielo una sorta di cappio o di ricciolo, tornando indietro per qualche giorno e poi riprendendo il suo percorso "normale". In realtà questo curioso fenomeno puramente prospettico è presente nell'osservazione di tutti i pianeti esterni, ma in Marte è molto più evidente, ed è stato proprio nel tentativo di spiegare questo moto, che sono nati tutti i modelli dell'universo dei pensatori del passato, da Ipparco ad Aristarco, a Tolomeo, a Copernico, a Brahe, fino a Keplero, quello che a cavallo tra XVI e XVII secolo ci ha finalmente azzeccato, stravolgendo l'intera visione del (vostro) mondo. E il tutto grazie a Marte. Come avreste fatto dunque senza di noi?
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