Carver tra Principianti e Cattedrale

Da Marcofre

Adesso che ho terminato il confronto del racconto “Una cosa piccola ma buona” presente sia in “Cattedrale” che “Principianti”, provo a scrivere qualcosa di sensato.
Prima di tutto, il racconto presente in “Principianti” ha un episodio che nell’altra raccolta è assente.

La moglie ricorda un temporale, durante il quale in figlio era scomparso, mentre l’amichetto era rientrato a casa. Teme che sia finito in un canale di scolo vicino e sia annegato (così non sarà). È un brano non breve, che Carver deciderà di tagliare quando lo inserirà in “Cattedrale”. Perché?

Diverse le risposte possibili: perché sì. Perché la sua sensibilità, talento, eccetera eccetera, gli ha consigliato di agire in quel modo.
Potrebbe bastare, e il post a questo punto finirebbe. Qui invece allargherò il discorso all’intero racconto, alle impressioni che mi ha lasciato leggendo uno e l’altro.

La versione di “Cattedrale” mi pare migliore. La trovo più compatta, come una macchina che fili alla perfezione. Non che nell’altra raccolta il racconto sia brutto; è ottimo.

Però nella prima ci trovo una maturità, una capacità di padroneggiare la storia, i personaggi e i loro sentimenti, più salda. Se si considera questo aspetto, l’esclusione dell’episodio del temporale ha un suo senso.
Senza di esso, il motore gira senza alcun borbottio o suono.

A volte quando si dà gas accade che si senta un elemento estraneo nel suono del motore, che magari il vicino di viaggio non percepisce. Nell’episodio si accenna anche a un senso di colpa presente nella donna per non aver rispettato un voto espresso in quel frangente, e  questo in qualche modo abbia preparato la successiva catastrofe.

A me pare che sia buono, ma che sia stato sviluppato poco. Proprio questo abbia deciso Carver a eliminarlo.
Come ho cercato di far capire a chi legge (chissà se ci sono riuscito però), esistono molti piccoli (che tali non sono a ben vedere) dettagli che differenziano le due versioni del racconto.

Si scorge attraverso la sua scrittura una forte attenzione alle parole, alla costruzione della frase, che si manifesta a volte (ne ho già accennato in qualche altro post), nella sostituzione di un termine con un altro.

Forse si tratta di sciocchezze? Può darsi, anche perché questo modo di procedere non garantisce sempre i migliori risultati. Però mi sento di affermare che questa è la strategia migliore, l’unica che può estrarre qualcosa di artistico da una storia.


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