L’albero poi è un simbolo potente. Ha radici che affondano salde nella terra e rami che si stagliano verso il cielo, unisce suggestioni legate alla sicurezza, alla solidità, ad altre che suscitano pensieri prossimi alla possibilità, alla capacità di osare e sognare. Un albero, inoltre, nutre e si nutre, cresce, è vivo, sulle sue fronde germogliano foglie e fiori, offre rifugio ad animali, ombra, riparo.
E’ una splendida immagine che allude a casa e famiglia, ad accoglienza e conforto.
Per questi motivi si entra nell’albo “Casa albero” di Ilya Green, edito da Il Leone Verde, con l’intensa sensazione non soltanto di star leggendo un testo musicale accompagnato da tavole di un’eleganza semplice e raffinata – decise e armoniose nei colori e nei tratti, delicate e originali nelle texture, luminose negli sfondi – ma di star compiendo un piccolo viaggio metaforico che riecheggia di bisogni e istinti innati, di prossimità con la natura e fratellanza con i suoi abitanti.
Il piccolo bimbo biondo e con le gote rosse non è spaventato quando di affaccia alla vita da un guscio di foglie, che lento si schiude per lasciarlo andare alla scoperta. L’albero dai rami rossi sul quale si trova, ci racconta la narrazione in prima persona, era lì da molto tempo, quindi è solido, sicuro, ricco di foglie colorate ed animali, insetti, che già lo abitano.
Il bambino è solo per poco, perché subito incontra un bel gatto striato (anche qui: lungi dal fargli paura nonostante sia una bestia quasi più grande di lui) con il quale andare alla ricerca di un rifugio (sarà la casa uno dei bisogni primari delle creature? E se sì secondo quale delle tante declinazioni di essa? E’ protezione, accoglienza, calore ciò che cerca un piccolo essere venuto alla luce?)
Infine infatti, quando il bimbo si spinge fino ad una estremità del ramo, la scoperta: “Vieni, guardiamo là gattino. Credo di aver trovato il più bel posticino”
Due braccia lo sollevano, e pur non vedendo il volto e la figura già sappiamo: sono mani materne a stringerlo. E dopo i visi di mamma e figlio in primo piano che si guardano e per ultimo l’abbraccio in grembo, quello che coccola, accoglie e protegge.
Il testo, ancora in prima persona, conferma che è quello il posto giusto. E non solo per il bambino ma anche per il suo compagno di avventura, il gatto, che può accoccolarsi accanto alla coppia, su un albero che si è fatto sedia, o poltrona, senza perdere le sue fronde e, immagino, nemmeno le sue radici.
Ma al di là delle interpretazioni ciò che particolarmente riuscito in questo albo è la felice combinazione tra la dolce semplicità del testo, la gaia serenità delle immagini e la ricchezza di suggestioni che parole e figure sono in grado di evocare. Combinazione che ne fa un albo profondo e lieve, adatto ad essere letto a diverse età e in grado di parlare suscitando emozioni anche agli adulti.