“Nella mia condizione di detenuta non sono in grado di compiere – ha scritto Ghilmara Santana Dias che deve scontare circa 1 anno di pena per una condanna complessiva di 2 anni e 3 mesi – alcuna azione concreta. Per poter avere delle informazioni dai familiari e dai conoscenti ed effettuare delle ricerche ho chiesto e ottenuto dalla Magistratura di Sorveglianza di Cagliari dei permessi di necessità. Ultimamente un analogo permesso mi è stato concesso anche da quella di Nuoro. Ma per me da sola è molto difficile riuscire ad ottenere aiuto. Ho pensato che l’unica strada possibile per cercare di promuovere ricerche meticolose sia quello di un appello agli organi d’informazione. Ho sollecitato anche un colloquio con un responsabile dell’ambasciata brasiliana ma non ho avuto risposta. Non ho ancora perso la speranza di ritrovare e riabbracciare mia figlia anche perché tra di noi c’era un forte legame”.
“La vicenda di Santana Dias – afferma Caligaris – richiama tutte le istituzioni e il mondo del volontariato a un’azione sinergica per fare in modo che una disavventura giudiziaria di una persona adulta non debba creare una vittima innocente. Quando si tratta di pene non particolarmente pesanti e in presenza di situazioni familiari difficili (la nonna di Shirley è morta durante la detenzione di Ghilmara mentre la sorella di quest’ultima si era suicidata qualche mese prima) occorre forse non tralasciare le condizioni in cui si trovano i figli minori. Certo è difficile ma l’umanizzazione della pena comporta anche questi oneri. Ora non resta altro che affidarsi alla generosità dei servizi sociali e degli organi d’informazione”.(AGENPARL)