(by Marco Pontremolesi)
Come prima, più di prima avrebbe detto Tony Dallara. Io aggiungo peggio di prima. Infatti dopo una settimana nel quale la squadra di Petkovic sembrasse uscire da quel torpore di gioco, goal e risultati che l’attanaglia dall’inizio della stagione è arrivata, inesorabile, la smentita.
E che smentita! Con il Genoa si sono fatti due passi indietro, rispetto al piccolo passo in avanti che si era visto con Cagliari e Milan. Ma due passi belli lunghi, con tanto di retromarcia innestata verso un centro classifica incolore e anonimo, proprio come questa squadra. Una Lazio senza carattere, senza voglia di vincere, senza quegli occhi della tigre che ti portano a lottare su ogni pallone e a vincere la partita a tutti i costi. Se poi a questo aggiungi un arbitro incapace come Tommasi che ti nega due rigori nettissimi, allora il pasticciaccio brutto, come direbbe Gadda, è completato. Quindi in questo “pasrocchio” di dimensioni colossali la Lazio ne esce veramente a pezzi, e soprattutto a uscirne male sono tutti: dalla società, al direttore sportivo, all’allenatore, ai giocatori.
Nessuno deve e può essere escluso da questa situazione catastrofica, dove ognuno ha le sue responsabilità: il presidente Lotito e il ds Igli Tare perché non hanno saputo allestire, per l’ennesima volta, una squadra all’altezza della situazione, in particolar modo in difesa e a centrocampo.
Così, in questa situazione a dir poco difficile la Lazio è scesa in campo ieri con il Genoa e ancora una volta ha messo in evidenza i suoi enormi limiti tecnico-tattici. Eppure la Lazio non incomincia male e fa un primo tempo buono, impegnando Perin per ben quattro volte. La prima viene da un colpo di testa di Klose che il portiere genoano respinge molto bene, la seconda è sempre una girata del bomber tedesco che finisce di un niente alta, e infine due punizioni di Candreva che mettono in difficoltà dal limite l’estremo difensore dei grifoni. Inoltre, bisogna mettere in evidenza i due clamorosi rigori non concessi alla Lazio da un imbarazzante Tommasi, che arbitra n maniera assolutamente mediocre. Il primo è un fallo di mano netto di Antonini, che prende il pallone con il braccio staccato; il secondo vede Candreva trattenuto nettamente da Biondini in area di rigore. Dunque, aldilà delle sviste arbitrali, un primo tempo dove la Lazio ha comunque costruito, non riuscendo però mai a finalizzare a causa di un attacco sempre sterile, poco lucido e freddo. Nel secondo tempo arriva la svolta, ma in negativo. La Lazio sprofonda totalmente sotto i goal del Genoa e non riesce a fare più nulla. La prima rete rossoblù nasce da un’azione individuale di Kucka, che servito dal neo entrato Feftazidis riesce a superare Cavanda nel duello spalla a spalla e a battere con un preciso diagonale a incrociare l’incolpevole Marchetti. 0-1 dunque, e grazie all’ennesimo errore del difensore belga la Lazio è costretta a rimontare. Ma gli uomini di Petkovic si riducono ad attaccare in maniera confusa, nervosa e senza idee. Così il Genoa aspetta e al momento giusto trova il calcio di rigore che Gilardino realizzerà al 71’, chiudendo una partita che ormai a poco da dire.
Quindi ennesima sconfitta in campionato per la Lazio, la prima in casa dove nonostante tutto i biancocelesti avevano costruito un ottimo rullino di marcia (4 vittorie e un pareggio). Petkovic dunque rischia di nuovo. E stavolta le partite con il Limassol all’Olimpico e a Parma saranno veramente decisive; il mister in questi due match si gioca la permanenza sulla panchina laziale. Il problema però è che le responsabilità di questa stagione scellerata devono essere suddivise su tutti; nessuno può essere escluso. Ognuno si deve prendere le proprie colpe per questo scempio. Il problema è che l’ammissione personale delle proprie colpe non avverrà mai, e l’unico che pagherà sarà come al solito il mister. E così, si va avanti. Come prima..peggio di prima.