Casa Roma – 2013, l’anno di Garcia: via le polemiche, la Roma vola

Creato il 31 dicembre 2013 da Simo785

ASR MEMBERSHIP (R. COTUMACCIO) – A vederlo, Rudi Garcia, già se ne dubitava. Timori, malelingue, pronostici azzardati ripiombavano con prepotenza su Roma. Quel francesino (“ma non è spagnolo?”) dal viso pulito, ex Lille e già naturalizzato romanista, aveva tanto da perdere e tutto da conquistare. E la sua conquista, pezzo per pezzo, doveva prendere vita. Era scritto, forse. Luis Enrique, Zdenek Zeman e poi Aurelio Andreazzoli: tecnici sfortunati, forse, di certo incastrati da logiche più grandi, da scelte ambigue, da tempi decisamente ostili. Poi quel 26 maggio, una tifoseria iraconda, un ambiente da risistemare. A vederli oggi, quei guai ci sembrano piccoli piccoli, ridimensionati da un allenatore coraggioso, che ha messo la Roma prima di tutto. Da subito.

Da Livorno al Napoli: inizia la favola (e il record)

E la sua Roma – la Roma di Strootman, Benatia, Maicon, non più di Marquinhos, Osvaldo e Lamela – parte in quarta, vincendo 2-0 al Picchi di Livorno con gol di Daniele De Rossi (quanti significati in quel gol) e magia di Alessandro Florenzi, in quella che si dimostrerà essere ancora una volta la sua stagione. E se la Roma non vinceva alla prima di campionato dal 2007, ecco servito il bis, stavolta in casa: il 3-0 al Verona dimostra solidità, divertimento e tanta voglia di far bene. Segna Ljajic, l’”erede di Lamela”, e la mano di Garcia inizia a vedersi. È col 3-1 al Parma, invece, che torna al gol Francesco Totti. Apre il tris Florenzi (che gol, il suo), segna poi Strootman (primo gol in Serie A) e la Roma vola al terzo successo consecutivo. Come Luciano Spalletti, sempre 6 anni prima. E sul cammino di Garcia incombe la Lazio del 26 maggio, pronta a difendere la striscia positiva e ad affossare definitivamente i lupi. Can che abbaia, però, non morde, e a volare è la Roma. Il 2-0 ai cugini dà consapevolezza, stravolge l’ambiente, esalta il morale, fomenta gli spiriti. È una nuova Roma, stavolta punge, valorizza il gruppo e i suoi singoli. Prima a Genova (2-0 alla Sampdoria) poi a Roma (5-0 al Bologna) i giallorossi giocano sulle ali dell’entusiasmo. Morgan De Sanctis, in 6 partite, si è concesso solo un gol subito. Al centro, con Benatia e Castan, c’è poca storia. E lì davanti, con tanto di fascetta, un ivoriano dal nomignolo brasiliano manda al manicomio difensori di ogni genere e nazionalità. Con Gervinho pare tutto più facile, dal dribbling alla corsa da maratoneta. Per molti, però, è una Roma che si fa bella con le piccole. Ed ecco che magicamente, quasi a voler spazzar via qualsiasi polemica, sul cammino di Totti e compagni si presentano Inter e Napoli. A San Siro è 3-0 netto a favore di Garcia (doppietta di Totti, l’ennesima al Meazza), mentre all’Olimpico, contro i partenopei del rieccolo Rafa Benitez, ci pensa Pjanic con doppietta d’autore. La Roma è prima in classifica, dietro di lei a rincorrere solo la Juventus. Solo si fa per dire.

Ormai è disegnata, la Roma di Rudi Garcia. Macchina perfetta per scacciare i fantasmi del passato, le incertezze, i dubbi di un’epoca ormai già clamorosamente lontana. Ma il campionato continua, con grandi colpi di scena.

Senza Totti e Gervinho si fatica: il record e i 4 pareggi consecutivi

E se la vecchia Signora è lì, pronta a morder le caviglie di una Roma sì forte ma pur sempre neonata, contro l’Udinese di Guidolin non è roba facile. Privi di Totti e Gervinho (infortunatisi col Napoli) l’11 di Garcia fatica e non poco. Solo un’intuizione di Michael Bradley, entrato dalla panchina, regala ai tifosi la nona perla. Forse la più sofferta, la più cercata, la più dura. Per molti versi col Chievo di Sannino non cambia la musica: lì davanti senza quei due si fatica, ma a pensarci è ancora un protagonista d’eccezione. A segnare il gol del definitivo 1-0 è Marco Borriello, autore di una prova forse timida ma decisiva ai fini di un risultato storico, che porta la Roma alla decima vittoria consecutiva, ad un passo dal record europeo del Tottenham. Tra Garcia e quel record, però, c’è il primo intoppo stagionale: a Torino, coi granata di Ventura, è un ex romanista ad interrompere la striscia di vittorie consecutive. Alessio Cerci, infatti, trova l’1-1 dopo il vantaggio iniziale di Strootman, lasciando, in ogni caso, la Roma a +3 dalla Juventus. Quella dell’ex romanista è un’esultanza grintosa, forte, quasi a ripresentarsi con entusiasmo alla squadra che pochi anni prima aveva smesso di credere in lui. Ma la Roma va avanti. Deve andare avanti. In pochi, va detto, avrebbero immaginato un’altra serie si risultati utili ma non di certo positivi. 4, infatti, sono i pareggi a cui Torino, Sassuolo, Cagliari ed Atalanta costringono la Roma dei record. E se all’Olimpico di Torino era stato Cerci a rovinare la festa, col Sassuolo è Berardi – in una mischia al 90esimo – a punire la retroguardia giallorossa, al terzo gol subito in dodici giornate. E via ancora, per ripartire da una beffa a dir poco scioccante. Sarà allarme col Cagliari, quando una partita stra-dominata (emblematiche gli interventi di Avramov) finirà sullo 0-0, trovando solo il terzo punto in tre partite. La Juve è lì, non ha intenzione di fermarsi. A Bergamo il gol del vantaggio è di Brivio, solo Strootman (a pochi secondi dal termine) troverà il meritato gol del pareggio, che permette alla Roma di restare imbattuta alla 14esima di campionato. L’11 di Antonio Conte però è già a +3, e per Totti (pronto al rientro) e compagni non è di certo una buona notizia.

Coi 4 pareggi consectuvi, per la Roma dei record è tempo di dubbi, incertezze, e di tante domande. La Juve è capolista, senza Gervinho lì davanti si soffre e non poco, con l’assenza di Totti qualcosa, lì sulla trequarti, pare essersi inceppato. La Roma è incompleta? L’organico va ampliato? E se la piazza si riempie di domande, Garcia non può permettersi di perdere tempo. Di fronte c’è già la Fiorentina di Vincenzo Montella.

Dalla Fiorentina al Catania: la Roma resta in coda

A prendersi la scena, coi Viola dell’ex areoplanino, è Mattia Destro. Sull’1-1 (reti di Maicon e Vargas nel primo tempo), nella ripresa è tempo di rivincite, di scacciare i fantasmi di un’estate terribile. Il gol del definitivo 2-1 è suo, come è suo il ritorno ai 3 punti in campionato. La Roma può finalmente ripartire, allungando sul Napoli e tenendo lì i Campioni d’Italia, a soli 5 punti di distanza. Sempre nel segno di Destro inizia il match col Milan, dilaniato da una posizione in classifica sotto le aspettative e da uno stravolgimento interno di logiche societarie. A pareggiare è Zapata (neanche lui sa come), mentre nella ripresa è Strootman – su rigore – a trovare il gol del vantaggio. Destino vuole che però sia Muntari a trovare il gol del definitivo 2-2, dando ai rossoneri una settimana di respiro e ai romanisti qualche riflessione in più. A scacciare con entusiasmo qualsiasi malelingua è il 4-0 al Catania, ancor più dilaniato del Milan. Si rivede Gervinho (nei pro e nei contro), si rivede il vero Capitano (entrato già col Milan, ma in vera condizione solo coi siciliani) e si rivede la Roma delle goleade, di un divertimento targato Rudi Garcia.

Così, nel suo segno, si chiude un 2013 salvato in calcio d’angolo dai suoi record, dalle sue magie, dal suo carattere e dal suo – per rimanere in tema - savoir faire. Nuove ambizioni, nuove consapevolezze e nuovi traguardi sono stati da lui fissati per costruire qualcosa di diverso, qualcosa di più concreto. E’ a lui, di certo, che oggi va la nostra gratitudine, in attesa del big match del 5 gennaio contro chi, lo Scudetto, vuole vincerlo veramente. Appuntamento a Juventus-Roma, per capirci qualcosa di più.


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