di Riccardo Cotumaccio
Era il 30 maggio del 2013. Via Aurelio Andreazzoli, la Roma è a caccia di un sostituto. A Milanello, Massimiliano Allegri – terzo in classifica, alla sua terza stagione in rossonero – attende, sornione, le scelte del suo Milan e quelle di Trigoria. Poi le voci, l’incontro con Adriano Galliani, la riconferma: “Allegri resta a Milano”. A Roma è il caos: persa la Coppa Italia, Baldini se ne va; prende quota la ‘pista Mancini’, inizia a farsi il nome di Rudi Garcia (“costa troppo”, dicono). E se Walter Mazzarri, lasciato il Napoli, ha scelto l’Inter, i nomi di Marcelo Bielsa e Laurent Blanc iniziano ad affollare le prime pagine. Giorni terribili, tra ansie e toto-allenatori, portano al 12 giugno: Rudi Garcia è il nuovo allenatore della Roma. Se ne parla come fosse “la terza scelta”, l’ultima ruota del carro, il meno quotato tra i nomi fatti. A Roma, quel francese, aveva tutto da dimostrare.
È il 13 gennaio del 2014. Oggi, Massimiliano Allegri viene esonerato. Con 22 punti in 19 partite, quella dell’ex tecnico del Cagliari è una delle stagioni più disastrose di sempre per il club milanese. Al suo posto Mauro Tassotti, da 13 anni vice-allenatore ed oggi chiamato ad esser il nuovo salvatore della patria. Nel frattempo, Walter Mazzarri perde colpi in campionato (è sesto, ad 11 punti dalla zona Champions) e si fa eliminare dalla Coppa Italia. Nel frattempo, a Roma, c’è chi ha dimostrato l’impossibile: 44 punti in 19 partite, miglior difesa del campionato, in lotta, al vertice della classifica, con la Juventus dei record. Protagonista, neanche a dirlo, è Rudi Garcia, la “terza scelta” di Sabatini, oggi leader, simbolo, guida di un calcio tutto suo: vincente.
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