Casapesenna dopo l’arresto di Michele Zagaria

Creato il 12 dicembre 2011 da Nottecriminale9 @NotteCriminale
Giuseppe Parente
 I numerosi click delle macchine fotografiche, la nutrita presenza di operatori dei giornali e delle televisioni italiane e straniere, gli applausi dei poliziotti che hanno partecipato all’arresto di Michele Zagaria, boss del potente cartello criminale denominato “I casalesi” per gli abitanti di Casapesenna sono ormai un lontano ricordo. 
Gli abitanti di Vico Mascagni, indirizzo presso il quale si nascondeva Michele Zagaria, stanchi delle eccessive domande ricevute, dei riflettori accesi, reagiscono con un certo fastidio al clamore del super arresto, preferiscono restare chiusi in casa, nascosti dietro le finestre. 
Girando a Casapesenna e nei comuni limitrofi dell’agro aversano è possibile parlare con diversi cittadini della zona, pronti ad esprimere liberamente la propria opinione. 
La prima persona che incontro, in questo mio viaggio, in quel di Casapesenna è Immacolata, bracciante agricola in pensione, la quale dichiara :« ho un buon ricordo del giovane Michele Zagaria che già all’età di 11-12 anni con sacrificio e dedizione lavorava nei terreni agricoli della sua famiglia, mica come i giovani d’oggi poco propensi al duro lavoro nei campi». 
In un bar, dopo essermi preso un buon caffè, incontro Antonio, di professione muratore che definisce Michele Zagaria, come «un grande imprenditore che offriva occasioni di lavoro a tanti cittadini della sua Casapesenna, mica un camorrista, perché secondo Antonio è camorrista chi agisce facendo del male agli altri, chi scioglie le persone nell’acido». 
Giuseppe, giovane ragioniere di belle speranze, non ci sta ad essere etichettato come connivente del sistema criminale organizzato dai Casalesi, e con una dose di coraggio afferma: «l’arresto di Michele Zagaria non cambia la mia vita, in quanto nella mia vita, dopo aver preso il diploma, ho sempre lavorato, e continuerò a lavorare con il sudore della fronte, per portare avanti la mia famiglia, per ora composta da mia moglie e da mia figlia». 
Maria, giovane studentessa di lettere, impegnata nel sociale con una associazione di volontariato, dichiara: «da alcuni giorni a questa parte, il mio paese(Casapesenna), è salito agli onori della cronaca nazionale ed internazionale per il clamoroso arresto di Michele Zagaria, mentre dallo Stato e dalle istituzioni siamo stati dimenticati per anni, vivendo nella sofferenza tra mille difficoltà».
Una sua amica, la quale preferisce non dirci il suo nome, afferma:«noi giovani paghiamo anche la colpa di essere nati e vissuti in uno dei tanti comuni dell’agro aversano come può essere Casal di Principe, San Ciprino o Casapesenna, per cui anche quando partecipiamo ad un concorso veniamo già visti male dalle commissioni e dagli altri partecipanti. La nostra colpa, purtroppo, non si cancella in alcun modo, e ci vede sempre destinatari di accuse fumose e generiche nei nostri confronti, quasi come se fossimo, a prescindere dalle nostre storie personali, dalle nostre famiglie, tutti camorristi, in quanto nati in terra di Gomorra». 
Di parere diverso e preoccupato per l’evolversi della situazioni nell’agro aversano sembra essere Salvatore, un operaio specializzato che per anni ha lavorato in Emilia Romagna, ma che per amore della propria moglie, è tornato nell’agro. 
Salvatore ci ricorda che con la crisi economica e con il settore dell’edilizia quasi del tutto fermo, nell’agro aversano aumenterà e non di poco la disoccupazione. 

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