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Casini e Fini. Le “novità” che da trent’anni siedono in parlamento e che vi raccomando

Creato il 05 gennaio 2013 da Iljester

casiniefiniDefinire “novità” qualcuno che bazzica il parlamento da trent’anni è quanto meno comico. Ma Casini pensa sul serio di rappresentare una novità. In un certo senso, negli ultimi anni, la sua innata e involontaria comicità ha superato quella furba e per certi versi costruita di Berlusconi. Considerarsi – seppur per il tramite di Monti – una novità è davvero una grandiosa barzelletta da raccontare agli amici dopo un luculliano pasto epifanico.

L’aspetto che però lascia maggiormente basiti è la convinzione granitica che Casini ostenta. Sinceramente compatisco quei concittadini che, in un modo o nell’altro, credono sul serio che questo signore, che già faceva politica ai tempi del massimo splendore del CAF (Craxi, Andreotti, Forlani), rappresenti la novità della politica italiana. Sentite un po’ che dice a proposito della Lista Monti:

Iniziative Casini e Fini. Le “novità” che da trent’anni siedono in parlamento e che vi raccomando

Noi giochiamo per vincere, non abbiamo alcun complesso di inferiorità e le polemiche concentriche da sinistra e destra sono la certificazione della novità rappresentata da Monti…

E che dire poi di Fini? Un altro personaggio che vi raccomando per la sua novità nel panorama politico. Un uomo che è partito da destra, sotto l’ala protettrice di Almirante, ed è finito a fare la stampella dei democristiani di Casini e della Lista Monti. Davvero una parabola spettacolare. Uno che oggi avrebbe potuto essere il candidato Premier per l’intero centrodestra, e che invece si presta a finire i suoi giorni politici da candidato in una qualche lista di sinistra o pseudo-moderata.

Personalmente mi domando se Almirante, quando scelse Fini come suo successore (ah, le cooptazioni!), abbia valutato bene a chi stava affidando il Movimento Sociale. Probabilmente no. Quasi certamente si è lasciato irretire dalla favella finiana, e forse da un carisma acerbo che pareva promettere grandi cose. Ma se Almirante avesse solo potuto immaginare lontanamente che il suo delfino avrebbe finito per smembrare il MSI, contribuendo – tramite AN e poi il PDL – a traghettarlo in parte in un movimento nostalgico chiamato Fratelli d’Italia, in parte in una La Destra incapace di crescere, e in parte in un FLI che regge il gioco a partiti e movimenti cattocomunisti, credo e sono convinto che non ci avrebbe pensato due volte a cambiare idea e affidare il partito a Pino Rauti. Meglio morire da reietti ed emarginati del (neo)fascismo, avrebbe detto, che vivere divisi e da conniventi (volontari o involontari) con il potere peggiore che c’è in Italia. 

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Ma i tempi cambiano e il potere, come diceva Andreotti, logora chi non ce l’ha. Aggiungo però che rende dipendenti quelli che ce l’hanno o l’hanno avuto. E Fini e Casini, dopo averlo provato – grazie peraltro a Berlusconi, che forse per la sua rivoluzione liberale avrebbe dovuto circondarsi di veri liberali - non vogliono più rinunciarvi. Valori e ideali? Roba per elettori e bambini. Qui bisogna guardare alla concreta realtà: o ci aggreghiamo a chi in un modo o nell’altro sembra avere possibilità di successo oppure finiamo nel dimenticatoio. Questo devono aver pensato. E Monti è stata la scelta perfetta. La giusta “novità” nel panorama politico italiano per rifarsi una verginità politica e dare l’illusione all’elettore che loro sono parte di un progetto di rinnovamento dell’Italia; un rinnovamento che non esiste. Cambiare tutto per non cambiare niente, diceva qualcuno.


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