In merito alla vicenda del generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi, riporto di seguito un estratto dell'articolo di Michele Prospero pubblicato sul manifesto del 12 luglio (qui per leggere la versione integrale):
«Un tempo erano i generali dell’arma a far risuonare gli umori ribelli delle caserme con il forte rumore di sciabola che si udiva dentro la stanza dei bottoni. Ora sono i generali delle fiamme gialle, e quanti sono depositari di notizie riservati sulle consuetudini fiscali dei potenti, a partecipare a parate occulte e a dispiegamenti di forza con allusioni, interventi, accrediti, annunci. Se il capo dello Stato uscisse, per un momento soltanto, dalla vocazione al silenzio alla quale si è consegnato e pronunciasse, in qualità di capo delle forze armate, qualche parola contro la inquietante politicizzazione degli uomini in divisa, una democrazia stanca e malata come quella italiana ne troverebbe forse un piccolo sollievo. Qui rimane ancora un’utopia il postulato di Gramsci per cui i militari dovrebbero fare politica ma solo nel senso «di difendere la costituzione, cioè la forma legale dello Stato, con le istituzioni connesse».
Segnalo inoltre l'intervista che ieri il generale Adinolfi ha rilasciato al quotidiano la Repubblica, firmata da Carlo Bonini, qui.
Gaetano Toro