“In primo luogo – spiega Giacopetti – perché mettedrammaticamente in evidenza una visione del ruolo di Perugia – in capo a questa amministrazione – tutta piegata a piccoli interessi e per niente proiettata sulle responsabilità e gli oneri che derivano dall’essere città capoluogo, per di più in una regione articolata come l’Umbria. Perugia non può permettersi, per storia e funzioni, di essere uno dei 92 campanili, ma deve ambire a guidare, nell’interesse generale, processi e percorsi. E uscire da Centralcom significherebbe tradurre i capricci di qualcuno in un isolamento dannoso, tecnicamente ed economicamente, per la città, in tema – oggi – di banda larga.
La pratica Centralcom denota, quindi, l’inconsistenza della proposta politica del centrodestra per la città e arriva a valle di una serie di provvedimenti – gli unici ancora presi – dal respiro corto, piegati a soddisfare promesse elettorali piuttosto che a realizzare un progetto di prospettiva. Mi riferisco alla riorganizzazione della macchina comunale, fatta seguendo criteri ragionieristici e non di merito e che si è sostanziata nel licenziamento di due buoni professionisti, padri di famiglia; mi riferisco alla rivoluzione traffico in via Baglioni, piazza Matteotti e corso Vannucci, col centro che rischia di essere deturpato da auto e parcheggi. Tra l’altro: come si coniuga il passaggio di mezzi ‘ingombranti’ lungo il Corso con l’installazione della pista di pattinaggio?
L’atteggiamento dell’assessore Calabrese e della giunta mortificano, infine, le istituzioni e la loro credibilità. Le dimissioni di un membro dell’esecutivo non possono diventare strumento di mediazione politica”.
“L’auspicio del Partito Democratico è che, dunque, l’amministrazione, nel rispetto della normativa, faccia nel più breve tempo possibile un passo indietro relativamente alla pratica Centralcom – conclude Giacopetti – e che si faccia immediatamente chiarezza su alcune posizioni incomprensibili ma soprattutto sul ruolo che Perugia deve e vuole esercitare in una panorama regionale”.