Caso Concordia: trasferito il capitano De Falco (quello del "salga a bordo, cazzo!)

Creato il 25 settembre 2014 da Tafanus

Costa Concordia. De Falco: "Trasferito in un ufficio, potrei lasciare la divisa". L'ammiraglio Faraone: "Non è una bocciatura" (Fonte: Il Tirreno)

Il capitano che gestì l’emergenza il 13 gennaio 2012 si sfoga dopo il trasferimento e critica le lezioni di Schettino: "Rimosso per il lavoro che ho fatto quella notte". Faraone: "Il trasferimento rientra nell'ambito di avvicendamenti di ufficiali delle capitanerie, non è una diminutio"

Il capitano Gregorio De Falco pensa perfino «di lasciare la divisa» dopo aver saputo di dover abbandonare a fine mese la sala operativa della Capitaneria di Porto per un incarico amministrativo. È questo uno dei passaggi più significativi che l’ufficiale eroe (sic!) nella notte della Costa Concordia racconta durante l’intervista rilasciata a Repubblica. E poi su Schettino e sulle sue lezioni all’università: «Questo Paese è storto, privo di riferimenti corretti in cui le persone rispondono per il ruolo e la responsabilità che hanno». Infine un passaggio sulle cause del trasferimento: «Può esserci un collegamento con il lavoro che ho fatto per il soccorso e forse per le indagini».

«Le interrogazioni parlamentari che mi sostengono sono per me inaspettate ma vanno nella giusta
direzione di fare chiarezza su questa vicenda», ha aggiunto De Falco.  «Quello che mi è capitato mi amareggia ed è l'ultimo tassello  di un percorso che parte da lontano, e che riguarda tutta la sezione operativa che dopo la notte della Concordia è stata tenuta costantemente ai margini di qualunque ricorrenza o celebrazione». L'ufficiale non lo dice esplicitamente perchè «nella mia posizione non servono le deduzioni o dubbi, ma fatti e certezze», ma il riferimento potrebbe essere alle sue assenze in celebrazioni pubbliche come la consegna della medaglia d'oro al Giglio o alle manovre di rimozione del relitto.

Ai sospetti di un trasferimento che profuma di bocciatura, risponde stizzito l’ammiraglio Arturo Faraone che guida dal 2013 la Capitaneria di porto di Livorno. «Si tratta di un normale avvicendamento come ce ne sono decine nei diversi comandi e non certo di una deminutio. Ecco perché non si deve parlare né di punizione né tantomeno di strumentalizzazione. De Falco ha fatto molto bene durante la sua permanenza alla sala operativa e nella notte della tragedia della Concordia ha reso onore alla Capitaneria».

Ebbene si! Devo confessarlo: la famosa telefonata di quella tragica notte di De Falco a Schettino (quella, per capirci, del "risalga a bordo, cazzo!") non mi ha mai convinto.Non mi hanno convinto le parole, i toni (sembrava che De Falco stesse leggendo un copione), e il fatto che la telefonata, dichiaratamente registrata forse per documentare la conversazione - quindi atto riservato - sia finita tempestivamente sui media, e ritrasmessa da tutte le TV del globo.

Chi l'ha mandata fuori? Perchè?

Le colpe chiare e indiscutibili di Schettino, l'inopportunità di invitarlo a tenere conferenze, lectures o come volete chiamarle presso l'Università di Confindustria La Sapienza, non diminuisce di un grammo le eventuali responsabilità (tutte da accertare) di De Falco.
Perchè penso questo? Perchè De Facoo, Ufficiale della Capitaneria di Livorno (così come l'ammiraglio Faraone, comandante della stessa Capitaneria, "non potevano non sapere" delle criminale abitudine degli "inchini" al Giglio. Qualcuno le ha tollerate per anni, salvo poi ergersi a fustigatore di costumi dopo il patatrac. In questa storia non mi piace NESSUNO, con l'eccezione degli isolani, che quella notte e nei giorni seguenti si sono prodigati come potevano, e forse un po' di più, per portare soccorso in mare, ed assistenza a terra.

Gli "eroi" che fanno chiamate radio sopra le righe, che subito dopo finiscono misteriosamente sui media, non mi hannoi mai convinto, e non mi sono mai piaciuti. Sarebbero state più convincventi se la Capitaneria di Livorno, anzichè fare le lezioni via VHF dopo la tragedia, avessero impedito e punito severamente le cerimonie degli inchini, che si ripetevano da anni, di cui TUTTI sapevano, e che violavano mezzo Codice della Navigazione.

Tafanus

1009/0630/1930


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