di Mariangela Maritato
La Procura della Repubblica ha emesso l’avviso di conclusione indagini nell’ambito del “Caso Fallara” notificandolo nella giornata di ieri a Giuseppe Scopelliti, ex sindaco di Reggio ed attuale presidente della giunta regionale, e a tre componenti del Collegio dei revisori dei conti del Comune all’epoca in carica, Carmelo Stracuzzi (presidente), Domenico D’Amico e Ruggero Alessandro De Medici.
Giuseppe Scopelliti è indagato dai magistrati inquirenti per il reato di falso ideologico in atto pubblico ed abuso d’ufficio per le “autoliquidazioni” per circa 750 mila euro che Orsola Fallara si sarebbe assegnata per il suo incarico di rappresentare il comune di Reggio Calabria all’interno della commissione tributaria violando in tal modo il cosiddetto principio di “omnicomprensività” delle sue prestazioni come dirigente in Comune.
Si parla di iniziative, consulenze, incarichi professionali che venivano finanziati ad arte fino a portare a quella che è stata stimata dagli ispettori del ministero dell'Economia come una voragine di circa 170 milioni.
Le indagini sulla gestione della finanza comunale si sono concentrate agli anni che vanno dal 2006 al 2010.
Anni in cui i conti pubblici di Palazzo San Giorgio sono andati fuori controllo fino a creare il buco nero.
Il sistema era quello delle “partite di giro”: al comune arrivavano soldi destinati e quindi vincolati con cui si dovevano pagare opere pubbliche e servizi che invece di essere indirizzati a chi ne aveva diritto erano usati per fare altro.
La Fallara avrebbe iscritto tra le “partite di giro” nel 2007-2008 e 2009 entrate inesistenti per un importo complessivo di 23 milioni di euro. Il tutto in assenza di controlli interni. Fatto che secondo i magistrati si è perpetuato fino al 2010 nonostante al comune arrivassero le segnalazioni.
La gestione “particolare” dell’ufficio Finanze del comune di Reggio Calabria è affiorata anche in altri filoni di inchieste tutt’ora in corso.
“Le competenze sono distinte e sono gestionali in capo ai dirigenti e di indirizzo quelle politiche”.
I tre componenti del collegio dei revisori dei conti, invece, avevano deposto in parte di fronte ad i magistrati della Procura avvalendosi della facoltà di non rispondere e di completare la loro esposizione solo una volta che avrebbero avuto a disposizione tutte le carte oggetto dell’indagine.
I quattro indagati presenteranno, nel limite di venti giorni di tempo, le proprie memorie difensive e saranno, qualora si presentasse la necessità, nuovamente interrogati dalla Procura per il chiarimento di altri aspetti oggetto dell’indagine.
Scaduto il termine, spetterà ai magistrati inquirenti chiedere l’archiviazione delle accuse oppure il loro rinvio a giudizio.
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