Secondo l’accusa questa identicità nel vestiario potrebbe significare che già otto giorni prima il Parolisi comincia a precostituirsi un alibi per far sì che lo si ritenga insospettabile, difatti, se su quegli abiti fossero stati trovati elementi riconducibili a Melania, lui avrebbe potuto dire che li aveva indossati durante la gita precedente effettuata con la moglie.
D’altra parte egli stesso ha raccontato come già in precedenti occasioni,lui e la moglie si erano appartati per un rapporto sessuale proprio nel bosco di Ripe di Civitella. Tutto questo, secondo gli investigatori mette in risalto la sua intenzione di coprire le possibili tracce riscontrabili nel luogo del delitto e riconducibili proprio alla sua persona. Gli indumenti che lo stesso Parolisi ha dovuto consegnare agli inquirenti sono all’esame del Ris che con i primi esami escluderebbero tracce di sangue di tracce di sangue. Il cellulare della donna è un nodo importante da risolvere per difesa e accusa e la procura, ha affidato a due luminare in materia il compito di fare accertamenti proprio sull’apparecchio, ma già sappiamo che sul Samsung non vi è traccia di Parolisi nè del suo Dna.
Altro tassello fondamentale in tutto il caso è l’accertamento che, nella siringa conficcata nel seno della donna, non c’è sangue di Melania Rea nè tanto meno DNA di Salvatore Parolisi.
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