Caso Nisman, Argentina: sotto accusa la Kirchner

Creato il 09 febbraio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Nisman e il mandato d’arresto per la Kirchner

Una bozza di mandato d’arresto per la presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner: questo il contenuto delle 26 pagine ritrovate in un cestino dell’appartamento di Alberto Nisman, il procuratore morto due settimane fa a Buenos Aires in circostanze ancora da chiarire. La presidenta, secondo il magistrato, avrebbe tentato insieme ai suoi collaboratori di coprire la responsabilità di alti dirigenti iraniani nella strage al centro ebraico Amia del 1994, il peggiore attentato nella storia del Paese.

La notizia, diffusa dal quotidiano Clarin, è stata inizialmente negata sia dalla magistratura che dal governo. Il capo di gabinetto della Casa Rosada, Jorge Capitanich, aveva compiuto un gesto plateale, stracciando in conferenza stampa una copia del giornale e smentendone la ricostruzione. Lo stesso Capitanich, a seguito di roventi polemiche, aveva poi dovuto fare marcia indietro quando il procuratore Viviana Fein, che conduce le indagini sulla morte del collega, ha confermato l’effettiva esistenza del documento.

Le indagini di Alberto Nisman sull’attentato all’Amia

Alberto Nisman, di famiglia ebraica, da dieci anni si occupava dell’attacco terroristico all’Asociación Mutual Israelita Argentina (Amia), dove nel luglio del 1994 un’autobomba aveva ucciso 85 persone. Nel 2006, dopo anni di indagini infruttuose, il magistrato aveva individuato nel governo di Teheran il mandante della strage, che avrebbe visto diversi membri di Hezbollah come esecutori materiali. Sul banco degli imputati era finito anche l’ex presidente argentino Carlos Menem, tanto che alcune fonti diplomatiche americane, svelate da Wikileaks, avevano ritenuto l’azione del procuratore un’assist più o meno diretto alla Kirchner, allora all’opposizione.

Ad inizio 2015, tuttavia, Nisman aveva ipotizzato un coinvolgimento dell’attuale leader argentina, del ministro degli Esteri Héctor Timerman e di altri politici vicini al governo. Secondo la ricostruzione del procuratore, l’esecutivo avrebbe ostacolato la sua inchiesta e tentato di occultare le responsabilità degli iraniani. In cambio, il regime degli Ayatollah avrebbe concluso vantaggiosi accordi commerciali col Paese latinoamericano, in particolare per quanto riguarda forniture di petrolio a basso prezzo.

Photo Credit: Ministerio de Cultura de la Nación / Foter / CC BY-SA

Il decesso di Nisman

Il procuratore Nisman avrebbe dovuto illustrare le sue scoperte davanti ad una commissione parlamentare il 19 gennaio, ma poche ore prima dell’audizione è stato ritrovato morto nel suo appartamento nella capitale argentina. Vicino al cadavere è stata ritrovata la pistola da cui è partita la pallottola mortale: non sono state ritrovate impronte dell’uomo, ma l’assenza di Dna estraneo nella stanza pare rafforzare l’ipotesi del suicidio. Questa versione, accreditata inizialmente dalla stessa Kirchner (che poi ha ritrattato), non manca però di suscitare diversi interrogativi. La procuratrice Fein ha rilevato diverse carenze nel dispositivo di protezione del magistrato, dall’assenza delle guardie del corpo a lui assegnate alle telecamere di sorveglianza dell’edificio di Puerto Maedro, non in funzione nel giorno della tragedia.

Mentre l’opposizione alla Kirchner scende in piazza al grido di “somos todos Nisman”, molti osservatori si sono chiesti perché Alberto Nisman avesse deciso di cestinare il mandato d’arresto. Probabilmente il procuratore voleva evitare un gesto clamoroso, che sarebbe stato percepito come un’attacco politico alla leadership, e aveva intenzione di interrogare la presidenta prima di portarla alla sbarra. Chi ha visionato il suo dossier sul presunto complotto iraniano-argentino, tuttavia, lo ha ritenuto troppo debole per poter minare il governo della moglie di Nestor Kirchner.

La stessa Cristina ha infine offerto un’altra interpretazione, facendo assumere alla vicenda i contorni di un giallo internazionale. L’entourage della presidenta ha infatti lasciato trapelare il sospetto che dietro alle accuse di Nisman ci sia Horacio Antonio Stiusso, ex spia e braccio destro di Menem, da molti ritenuto uomo della Cia. Secondo il New Yorker l’indagine del magistrato sarebbe stata eterodiretta proprio da Stiusso, e di conseguenza dai servizi segreti americani, da sempre oppositori della Kirchner. Anche gli ambienti dell’intelligence argentina, a detta del governo, avevano avuto un ruolo non indifferente nel costruire e sostenere le accuse del magistrato: per questo motivo a dicembre diversi responsabili erano stati rimossi, e ora la Casa Rosada si appresta a sostituire gli attuali servizi segreti con una nuova agenzia, sotto un controllo più stretto dell’esecutivo.

Tags:alberto nisman,Argentina,arresto,casa rosada,cia,clarin,cristina kirchner,hezbollah,inchiesta,Intelligence,iran,kirchner,mandato,morte,nisman,petrolio,procuratore,stiusso,timerman Next post

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