Caso Uva: rinvio a giudizio per sei agenti. Lucia Uva: “dopo quattro anni ce l’abbiamo fatta”

Creato il 22 luglio 2014 da Nicola933
di Francesca Abbatiello - 22 luglio 2014

Di Francesca Abbatiello. Il gup di Varese, Stefano Sala, ha rinviato a giudizio sei agenti tra poliziotti e carabinieri, imputati per omicidio preterintenzionale di Giuseppe Uva. morto a 43 anni,il 14 giugno del 2008, dopo essere stato fermato nella notte nel centro storico di Varese.

L’uomo, ubriaco, stava bloccando una strada con delle transenne. I carabinieri hanno provato a portarlo in caserma perchè opponeva resistenza, dato che avrebbe dovuto effettuare a breve l’esame per riavere la patente ed un fermo giuridico poteva essergli di intralcio. Gli otto uomini in divisa presenti non riuscivano a contenere il suo forte stato di agitazione; Arrivata la guardia medica,il dottor Augustin Desiré Noubissie per somminstrargli un calmante, Uva ha fatto di tutto per rifiutarlo. Sarà il 118 a caricare l’uomo alle 5.48 e depositarlo Al pronto Soccorso; nonostante il codice verde, tre medici lo hanno imbottito di farmaci per trasferirlo nel reparto di  psichiatria, dove cadrà in un sonno profondissimo e poi, dalle 10.30, eterno. La causa del decesso, secondo il pm Abate: “La combinazione, continuata per ore, di sedativi con l’alto tasso alcolico riscontrato nell’organismo”.

Una prima inchiesta si era chiusa con diversi medici indagati, con i processi conclusosi con assoluzioni.

Il giudice di uno di questi processi aveva sollecitato nuove indagini su quanto avvenne in caserma. Pochi mesi fa,vennero interrogati per la prima volta dopo anni i poliziotti, i carabinieri coinvolti e l’amico di Uva, che era in caserma con lui, quando fu fermato. Il giudice ha deciso per il 20 ottobre  la prima udienza per gli agenti, imputati per omicidio preterintenzionale, abbandono di incapace, arresto illegale ed abuso di autorità.

Dopo quattro anni ce l’abbiamo fatta,i giudici hanno stabilito che ci vuole un processo”, ha detto la sorella della vittima, Lucia Uva. Tali affermazioni sono dure e conseguenti al fatto che il gip Battarino, il 20 marzo ha  formalizzato l’incriminazione ai carabinieri ed i poliziotti. Il procuratore capo, Felice Isnardi aveva però rimosso il pm dal caso, dato che le imputazioni effettuate erano deboli ed illogiche. La donna ha dedicato l’apertura del processo “al pm Agostino Abate, che non ha mai voluto cercare la verità: mio fratello non ha mai fatto atti di autolesionismo, ma è stato picchiato in caserma”.


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