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Caso Vallanzasca: l’ex ‘re della Comasina’, ho chiuso con esistenza precedente

Creato il 28 dicembre 2010 da Yourpluscommunication

Caso Vallanzasca: l’ex ‘re della Comasina’, ho chiuso con esistenza precedenteRenato Vallanzasca

“Non mi sento cattivo, ho solo il lato oscuro un pò pronunciato. Sto pagando per il male commesso. Qualcuno potrà anche dire che non ho ancora pagato abbastanza ma a questo punto non mi si parli più di reinserimento. Il carcere quindi è solo punitivo. Anche perché, nel mio modo di pensare, se prima il detenuto Vallanzasca era giustamente segregato in carcere ora non possono più temere che io pericoloso”.

Lo racconta al quotidiano ‘Il Mattino‘ Renato Vallanzasca, l’ex bandito della Comasina, condannato complessivamente a 4 ergastoli e 260 anni di carcere per delitti commessi dalla metà degli anni Sessanta, tra cui 7 omicidi. ”Ho avuto anche periodi molto lunghi di libertà, sei mesi per un’operazione all’anca e poi sono rientrato in cella. E’ stata durissima ma sono rientrato in cella. Quindi -rileva- non si può certo temere che scappi”. Vallanzasca e’ di passaggio a Mondragone, paese della moglie. E’ in regime di articolo 21, esce sei giorni a settimana e rientra in carcere alle 21,30 ogni sera. Ha aperto un ufficio a Milano dove ospita un Caf e collabora con diverse comunità di recupero per tossicodipendenti. “La mia vita negli ultimi 15 anni dimostra che non voglio piu’ avere a che fare con l’esistenza precedente – continua Vallanzasca – Oggi ho un rapporto col territorio nel quale vivo e con le persone che incontro, da pari a pari, da essere umano ad essere umano. Sono arrivato ad avere una possibilità di relazione con gli altri, mettendomi in discussione, che non credevo possibile”.

Quanto al fatto di poter essere considerato in qualche modo un mito per alcuni giovani, Vallanzasca osserva: ”diventa un vantaggio perché smitizzo il mito. Li vedo e dico loro: ok hai ragione ma un mito che si e’ fatto 40 anni di galera non ti sembra un mito un po’ pirla? Non voglio insegnare nulla ma la mia vita e’ un metro di paragone, costringe a pensare, a riflettere proprio su quello che non deve essere fatto”. ”Quando vado a parlare con i ragazzi di una comunità li costringo a riflettere. Sono una prova di vita. Mi sento in debito con i tanti giovani che potrebbero pensare di essere i futuri Vallanzasca. Da anni sapere che posso dare loro una mano, anche ad uno solo di loro, e’ per me una cosa enorme. la cosa che mi auguro – conclude – e’ che tra dieci anni ci ssia chi dice che si’, è stato un cretino, ma ha saputo essere anche una persona valida. Penso che più delle parole contino i fatti e nei fatti sto cercando di dimostrare che a chiunque dovrebbe essere data una seconda possibilità”.

Fonte: Adnkronos

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