CASSANDRA - di Christa Wolf

Creato il 13 febbraio 2014 da Ilibri

Titolo: Cassandra
Autore: Christa Wolf
Editore: e/o
Anno: 1996

Micene, la porta dei leoni, «l'ultima cosa che vide» Cassandra è l'inizio del racconto di Christa Wolf. Un'immagine, uno specchio: tra storia e mito, passato e presente, voce e silenzio, due donne si incontrano. L'inascoltata profetessa ha ora diritto di parola.

Un flusso di pensieri, una prosa ininterrotta, un Io che si rivela. Una prospettiva interna e soggettiva, così diversa dal canto epico di Omero, dall'astrazione tragica di Eschilo ed Euripide, dall'ansia mitopoietica di Virgilio.

Il ciclo troiano, Iliade e Odissea, le storie degli eroi che si affrontarono in una lunga, sanguinosa guerra per la bella Elena – vuole la leggenda – o per il controllo dei Dardanelli – dicono gli storici – sono un mito fondativo della civiltà occidentale. Tra le prime manifestazioni di quella cultura binaria per la quale c'è solo «verità o menzogna, giusto o sbagliato, vittoria o sconfitta, amico o nemico».

Un'identità collettiva fondata, come suggerisce Ernest Renan, sull'oblio consapevole e condiviso dei vinti: la storia la fanno i vincitori. «I loro cantori» afferma Cassandra a proposito dei Greci «non tramanderanno niente di tutto ciò». Della grandezza di Troia e di come fu il tradimento dei valori della comunità a segnarne il declino, prima dell'inganno del nemico. Di come la guerra non fosse uno scontro di civiltà, ma il feroce gioco dei maschi, «bambini egocentrici» mossi da un desiderio insaziabile di affermazione di sé, tanto che «gli uomini di entrambe le parti sembravano alleati contro le nostre donne».

In questo rimosso Christa Wolf immerge la sua coscienza di donna, scrittrice, intellettuale moderna. Presta la voce a Cassandra, che invece si dice più interessata al piacere del vedere, perché le parole non tengono dietro alla frenesia delle immagini mentali. Un sodalizio che permette alla sacerdotessa troiana di vincere la condanna all'incomprensione e all'autrice tedesca di rivelare le contraddizioni profonde del vivere sociale degli esseri umani. Condannati all'eterna ripetizione del ciclo violento vittoria-sconfitta. «Forse in futuro» immagina Cassandra «ci saranno esseri umani che sapranno trasformare la loro vittoria in vita»; una speranza, non una profezia.

Ciò che vede la sacerdotessa è che la fine di Troia infligge ai vincitori la condanna a vivere «per tutti coloro che hanno ucciso» e consegna Enea, l'amato Enea, alla ripetizione della storia, mentre a lei, costretta a vedere e tacere, è concessa la fine. «Perire? Il pensiero, una volta nel mondo, continua a vivere in altri?».

In punto di morte, il valore testimoniale della parola spinge Cassandra al racconto: seguendo il filo dei pensieri ritorna alla Troia dell'infanzia, al rapporto col padre Priamo, alla scelta del sacerdozio, all'incontro con gli uomini e alla scoperta delle donne. Personaggi mitici, conosciuti per le loro eroiche gesta, messi a nudo dallo sguardo ravvicinato della profetessa. Il «minuscolo rigagnolo» dei suoi ricordi fluisce «accanto al fiume delle canzoni delle gesta degli eroi» e dà corpo a un personaggio femminile complesso, tradotto da Christa Wolf in eroina moderna.

   

   

   

 

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