Nel comune di Cassano allo Jonio, in provincia di Cosenza, è trascorso poco più di un mese dalla tragedia del piccolo Cocò, il bimbo di tre anni ucciso brutalmente in un agguato nell’auto del nonno, ed è già tempo di un altro fatto di cronaca nera che turba e sconvolge l’intera comunità Cassanese. In tal caso, la vittima è un parroco di 69 anni, Lazzaro Longobardi, colpito a morte con una sprangata in testa, proprio davanti alla propria Chiesa di San Giuseppe, nella frazione Sibari di Cassano allo Ionio. Il corpo del sacerdote è stato rinvenuto intorno alle 7.30 del mattino in un cortiletto chiuso in prossimità della Chiesa, da una donna che si stava recando in Chiesa e che lo ha rinvenuto riverso a terra, ormai esanime da qualche ora a causa della profonda ferita al capo che ha causato un’abbondante perdita di sangue. L’arma con cui è stato colpito è stata rinvenuta sotto il corpo di don Lazzaro Longobardi e, subito dopo, sono partite le ricerche da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza.
Nelle prime ore immediatamente seguenti al delitto, non era stato adottato alcun provvedimento ma due persone di Nazionalità straniera erano state sottoposte a interrogatorio. Uno dei due, cittadino di Nazionalità Rumena di 26 anni, Nelus Dudu, è stato fermato nella notte con l’accusa di omicidio: si tratterebbe proprio di colui che negli scorsi mesi aveva avvicinato spesso il prete con continue richieste di denaro: richieste che avevano preoccupato padre Longobardi al punto da volerle segnalare ai Carabinieri, pur non sporgendo formale denuncia.
Secondo le ricostruzioni a seguito dell’interrogatorio, dunque, il movente del delitto potrebbe essere connesso a fatti di natura privata legati proprio alle frequenti richieste di denaro che il parroco avrebbe rifiutato di assecondare. Inoltre, sembra che padre Longobardi- negli ultimi tempi – avesse spesso sorpreso Nelus Dudu a rubare il denaro delle offerte (avrebbe sottratto una somma vicina ai cinquemila euro) e gli avesse ripetutamente chiesto di restituirlo. Il giovane rumeno, però, avrebbe iniziato a ricattare il parroco con la minaccia di mettere in giro la falsa voce di un rapporto omosessuale tra loro.
Tutto ciò confermerebbe ulteriormente le prime ipotesi formulate dagli inquirenti a proposito del fatto che l’assassino conoscesse molto bene le abitudini e gli orari del parroco al punto da attendere il suo arrivo e colpirlo poco prima che entrasse in Chiesa: i due, infatti, si conoscevano bene anche perché è stato lo stesso don Longobardi ad aiutare il giovane rumeno al suo arrivo a Cassano, trovandogli una sistemazione ed un lavoro.
Per ora, in attesa di ulteriori sviluppi nelle indagini, resta forte dolore e rabbia fra la cittadinanza di Cassano, subito radunata nei pressi della Chiesa di San Giuseppe, che all’unisono ha commentato: “Bisogna fare una rivoluzione, adesso si uccidono anche i preti”. Aggiungendo, inoltre, che don Lazzaro Longobardi “Era un prete eccezionale, che aveva una parola di conforto per tutti ed amava dialogare con tutti”.
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