Tanto per fare chiarezza sulla faccenda di Cassano, che sennò si tira a indovinare prendendo granchi pazzeschi... Il male che ha afflitto il campione del Milan si chiama PFO, Forame ovale pervio, ed è un disturbo che contraddistingue molte persone, circa il 25-30% della popolazione adulta. Si tratta di un piccolo foro che, non dovrebbe esserci, fra i due atri del cuore: questa apertura consente il passaggio del sangue da una parte all'altra con il relativo rischio della formazione di trombi, che possono ostacolare il flusso sanguigno, determinando la genesi di fattori ischemici come quello capitato, appunto, a Fantantonio. «È come se avessimo una porta semplicemente accostata e non chiusa con la serratura, che si può aprire in un senso o nell'altro a seconda della pressione esercitata ai due lati. Nelle normali condizioni di vita, il PFO non comporta nessun problema», spiegano gli esperti dell'Istituto clinico San Rocco di Brescia. «Se invece la pressione nell'atrio destra supera quella dell'atrio sinistro, ci può essere un passaggio (shunt) di sangue nell'atrio sinistro. Il volume di sangue che viene deviato dipende, oltre che al gradiente pressorio, anche dalle dimensioni dell'apertura e ambedue variano di volta in volta». È un problema che in assenza di eventi ischemici non viene neppure diagnosticato: anche con un elettrocardiogramma o una radiografia passa inosservato. Per identificarlo è, dunque, necessario intervenire con gli ultrasuoni, con l'ecocardiografia con ecoconstrasto. «Una tecnica di più recente introduzione è l'ecocardiografia transesofagea color doppler, che si esegue introducendo una sonda in esofago previa una blanda sedazione del paziente», puntualizzano gli scienziati bresciani. «La più stretta vicinanza tra il trasduttore e il cuore porta a migliori risultati con una sensibilità diagnostica del PFO del 100%».
Grafico che illustra la vicinanza "patologica" fra i due atri
Questo minuscolo foro, in realtà, è caratteristico di tutti durante la vita embrionale, poi si richiude indipendentemente e consente al cuore il suo lavorio tradizionale. Si instaura per sopperire all'attività deficitaria dei polmoni, che entrano in funzione più tardi rispetto agli altri organi. Negli individui in cui il problema persiste, è necessario intervenire chirurgicamente, proprio come accadrà a Cassano nei prossimi giorni: l'operazione prevede l'ingresso dall'inguine di oggetti metallici che avranno il compito di chiudere il forame, una pratica medica risalente al 1974. «È un intervento abbastanza semplice», dice Bruno Carù, ex presidente della Società di cardiologia Sport. «Non c'è nemmeno bisogno di aprire il torace. Si mette una specie di ombrellino che chiude il foro. Se fosse operato oggi, Cassano potrebbe andare a casa già dopodomani». Non sempre, però si ricorre alla chirurgia e alla farmacologia: «La presenza di un PFO non necessita di una profilassi farmacologica nei soggetti che non hanno sofferto in precedenza di episodi di ischemia cerebrale», dicono i medici bresciani. «Al contrario, ai pazienti con PFO che hanno già avuto un ictus cerebrale (o un leggero evento ischemico) viene consigliata una terapia profilattica preventiva, per diminuire la percentuale annua di recidive tromboemboliche. I pazienti vengono generalmente trattati con anticoagulanti orali (Coumadin, Sintrom) o antiaggreganti piastrinici (aspirina, ticlopidina o clopidogrel, ecc)». Alla luce di ciò Cassano potrà comunque tornare a giocare, ma è difficile in questo momento azzardare una data di rientro. (Gli unici problemi, eventualmente, potranno essere di natura psicologica). Basti ricordare che in passato calciatori con problemi cardiaci ben più gravi di questo sono tornati a brillare in un campo a undici. È il caso di un ex giocatore dell'Inter Nwankwo Kanu, operato a Cleveland nel 1996 per una grave malformazione cardiaca: «Cassano tornerà al 100%», chiude Carù. «In serie A, peraltro, ci sono almeno cinque calciatori che hanno sofferto della stessa patologia. Uno sportivo italiano riconosciuto a livello internazionale per le sue imprese subacquee in apnea ha avuto lo stesso problema. L'unica attività proibita sono le immersioni con le bombole».