Cast Away

Creato il 09 settembre 2012 da Guidoeug @EugenioGuidotti

Sigatoka, Fiji Islands, 8 set 2012, ore 12:23, Tambus Sanda Resort

Il resort dove vivo adesso è diverso, per questo lo amo. Il volo che mi ha portato qui era pieno di coppie coi figli e vecchi signori, la crème de la crème della nazionale turistica australiana. Speravo tanto di non passare la prossima settimana tra gare di limbo e abbuffate di pina colada e son stato esaudito. Ci saranno trenta persone nelle capanne accanto alla mia e si e no io ne ho viste otto. La mia capanna è a cinque metri dalla spiaggia. Nove volte su dieci se mi guardo intorno non vedo nessuno per miglia. Semplicemente, il pratino sfuma lentamente in spiaggia e poi solo il mare. La notte è incredibile. Anche se siamo a grande distanza dalla barriera corallina che protegge l’isola si possono sentire le onde che si infrangono sui coralli. E’ un boato continuo che giunge col vento e che concilia il sonno. Il vetno stesso, che smuove le palme, è come una ninna nanna cantata dalla più dolce voce della più amorevole mamma. Ho dormito quindici ore.

Alla mattina mi sono svegliato e ho camminato lungo la spiaggia. Non è un caso che queste isole siano state scelte come location per il film Cast Away. Non ho incontarto aniam viva. La spiaggia è un susseguirsi di tesori: stelle marine, conchiglie bellissime e pezzi di corallo morto. I pesci arrivano fin quasi sulla spiaggia e di tanto in tanto un uccello vola raso, senza sbattere le ali, portato dal vento che non smette mai di soffiare. Pura aerodinamica.

Ad un certo punto incontro un vecchio. Si sbraccia da lontano per attirare la mia attenzione. Bula, mi dice, e mi invita a sedere all’ombra di una palma. Facciamo un po’ di conversazione. Qui l’inglese è la lingua ufficile, quindi non ci sono barriere linguistiche. L’Italia per lui è solo un nome lontano, un posto che non ha mai visto e che mai vedrà. Mi domando come vada lui questo posto. Vorrei fare cambio d’occhi per sapere come lui considera questo paradiso terrestre. Sono sicuro che ne rimarrei stupito. Ad un certo punto spuntano dalla vegetazione due bambini. Mi urlano bula senza fermarsi e si buttano in mare a fare il bagno. Qui l’acqua è cristallina. Puoi vedere il fondo misto sabbia e rocce quasi fino alla barriera. Incontro anche dei pescatori. Stanno fermi immobili in mezzo all’acqua con delle lunghe lance di bambù in mano. Appena vedono un guizzo o un’ombra che si muove sul fondo lanciano i loro bastoni e poi vanno a vedere se hanno catturato qualcosa. Vivere in una cartolina o in un documentario. Pescano come pescavano i loro antenati centinaia di anni fa. Tutti sono sono socievoli, tutti sorridono e ti fanno un paio di domande. Dev’essere così serena la loro vita. Tutto, del resto, qui ispira serenità e pace. Non so se riuscirei a viverci per sempre. Non credo che riuscirei a sopportrlo per sempre. Quello che adesso è serenità potrebbe facilmente trasformarsi in noia da un giorno all’altro, ma se sei nato qui e questo è tutto quello che hai sempre avuto sotto agli occhi, allora è tutto un altro affare. Dubito che qui la gente si suicidi perchè depressa o che si vendano tanti psicofarmaci.

Tutte le sere il sole va a dormire tra palme e cieli infuocati. Sembra che si sieda sulla barriera, dia un’ultima occhiata e poi si decida a scendere. Forse questi sono addirittura migliori di quelli australiani.



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