Badate bene: quando le mie orecchie sentono pronunciare la parola "castagna", il palato sorride compiaciuto e tutti i recettori sensoriali cominciano a fare il trenino felici.
Il mio amore per questo antico frutto è totale, ma la consapevolezza di avere a disposizione questo ingrediente per lanciarsi nel gioco e renderlo protagonista, mi ha provocato un "white out".
L'effetto che si prova guidando in una tempesta di neve. Un totale schermo bianco.
Perché per altro il tema della sfida non è solo l'ingrediente castagna.
E' la castagna declinata nella cucina povera.
Il che nella mia testa porta in fondo la solita equazione del "togli quanto puoi, semplifica e rendi umile".
Confesso di avere un notes zeppo di idee, ma fino ad oggi ero quasi decisa a passare, perché credo che qualsiasi idea di "povero" alla fine sia piuttosto monzognera, a partire dalla protagonista stessa, che in questi giorni dalle nostre parti ha sfiorato i 10 euro al chilo.
A parte scherzi, Serena ha messo in gioco una grande parte di sé, della sua vita e della sua cultura ed il suo post è una vera poesia, una dichiarazione d'amore per la sua montagna, i castagneti e la castagna, che a guardarla bene, ha la forma di un cuore.
E per l'affetto che provo per la Sig.ra Pici e Castagne, mi lascerò portare dalla corrente.
Sono voluta partire da qui, da quello che credo sia il piatto più genuinamente legato a questo ingrediente.
Solamente in Toscana abbiamo forse una decina di versioni e ricette del castagnaccio e la mia regione può essere considerata una capofila nella produzione di questo frutto, con tre aree molto estese, dall'Amiata, nella mia provincia fino alla provincia di Grosseto, alla Garfagnana in provincia di Lucca ed il Mugello a ridosso di Firenze.
Non dimentichiamo poi la provincia di Pistoia che si arrampica su verso l'Appennino Tosco Emiliano, la Val Bisenzio e la montagna Pratese. Quindi di storie di castagna o di neccio, la nostra cultura ne è piena.
Nel resto d'Italia il castagnaccio è presente, con nomi ed interpretazioni diverse e ciò ci fa capire come questa ricetta sia stata una derivazione praticamente automatica dell'uso di questa farina dolce.
Acqua, farina e fuoco uguale castagnaccio.
Che poi il palato necessiti gratificazioni maggiori dal semplice gusto lievemente affumicato e rustico di questa prima base, lo dimostra la comparsa di pinoli, uvetta, noci, frutta secca di vario genere, pepe e sale...insomma, alla fine la gola aguzza l'ingegno.
Anche il nome "castagnaccio", non parla di un dolce raffinato.
Non so dirvi se questo nome sia di origine toscana o da altre regioni si sia poi imposto al resto d'Italia. Fatto sta che di toscano ha molto, a partire dalla sua accezione "dispregiativa": è "accio", quindi sicuramente non è bello e forse neanche buonissimo, ma è lui, rustico e vero, decisamente facile da preparare e con qualche "chicco" sopra, calma la voglia di dolce e riempie la pancia. Che è quello di cui le comunità di montagna avevano bisogno.
Mi sono messa a cercare tra le pubblicazioni di cucina del territorio che ho in casa e molte di loro riportano la classica ricetta con pinoli, uvetta e ramerino.
Poi sono incappata su un piccolo libro donatomi dalla scimmia più simpatica del web e sono rimasta incantata.
Si tratta del Castagnaccio di Saturnia. Un versione evoluta, direi perfetta per la tavola Natalizia.
Nel Castagnaccio di Saturnia compare il cioccolato. Che per una casa contadina o montana non doveva essere così facile da reperire, ma sicuramente una ragione di festa in più. Per altro, è importante ricordare che nella fantasia religiosa maremmana, l'albero del castagno è divenuto il simbolo della Trinità, grazie ai 3 frutti contenuti nello stesso riccio.
250 g di farina di castagne
320 ml di acqua
1 cucchiaio 1/2 di olio extravergine (io ho usato quello di Seggiano Dop - Amiatino)
Scorza di arancia candita
Foglie di rosmarino
zibibbo o uva sultanina
25 g di pinoli
25 g di noci sgusciate
50 g di cioccolato amaro tritato grossolanamente
due rametti di rosmarino (ramerino)
un bicchierino di vin santo
In una piccola ciotola versate l'uvetta e lasciatela a mollo nel Vin Santo.
In una capiente ciotola, mettete la farina a fontana e versate al centro l'olio extravergine.
Cominciate quindi ad incorporare lentamente l'acqua fredda, e con una forchetta cominciate a mescolare , cercando di sciogliere eventuali grumi. Quando la farina avrà incorporato sufficientemente acqua, prendente una frusta e cominciate a mescolare la pastella che andrà formandosi, fino ad utilizzare tutta l'acqua, aggiungendone altra se necessario. La miscela deve essere liscia e fluida.
La consistenza dell'impasto deve essere come quella del miele liquido.
Prendete un foglio di carta da forno e bagnatelo. Strizzatelo bene e foderatevi la teglia.
Versatevi la farinata di castagne che formerà una base alta quasi un dito.
A questo punto cospargete la superficie con "i chicchi": l'uvetta strizzata, i pinoli, le noci, la scorza d'arancia tagliata a dadini, la cioccolata a pezzetti e per ultimo gli aghi di rosmarino.
Mettete in forno preriscaldato a 160 °C e fate cuocere per 30/35 minuti.
Il Castagnaccio non deve seccarsi troppo ne formare le solite crepe.
Fate raffreddare e servite con del buon Vin Santo.
NOTA: alcune versioni di questo castagnaccio prevedono che parte degli ingredienti, tra cui il cioccolato, siano mischiati direttamente nell'impasto.
Con questa ricetta partecipo all'MTC di Novembre dedicato alle Castagne