La famiglia degli Obizzi, creatrice del Castello del Catajo e di origine borgognona, era una famiglia di mercenari o, meglio, una dinastia di capitani di ventura, il cui esercito era uno dei più famosi e richiesti d’Europa, al tempo. Le immense fortune racimolate dagli Obizzi derivavano proprio dalle loro battaglie e dai diversi matrimoni strategici con famiglie di alto rango.
L’ORIGINE DEL NOME “CASTELLO DEL CATAJO”
Ma partiamo dall’inizio, il nome Catajo, di per sé dà già l’idea di un nome senza significato e lontano dal dialetto veneto, infatti, l’origine della sua denominazione viene ricondotta a due storie, la prima più mistica e meno veritiera, la seconda meno interessante e di fatto, più vera.
La prime delle due teorie, fa risalire il nome al Catai, (la Cina ai tempi di Marco Polo), di cui si para nel Milione e dove si descrive anche la magnificenza del palazzo dell’imperatore cinese, sembra, quindi, che gli stessi Obizzi si vantassero e dessero adito a questa leggenda, perchè era un modo per dare prestigio alla propria dimora, talmente bella e originale, da poter essere paragonata a uno dei palazzi più belli dell’epoca, quello dell’imperatore cinese.
Di fatto, però, questa teoria non ha fondamento alcuno, la vera ragione che giustifica il nome è legata ad una questione geografica: la vicinanza al Tajo, il canale artificiale a Battaglia Terme (il Battaglia), che di fatto tagliò molti campi. Sapete poi bene che Ca’ in veneziano significa “casa”, per cui “Casa del Tajo”.
PERCHE’ NON E’ UN CASTELLO
L’edificio è una composizione di tante parti, costruite nel tempo, come ho accennato all’inizio i poveri Obizzi, vivendo di guerre, non avevano il titolo di nobili, ma in quanto a ricchezza e potenza di certo non invidiavano nessuno.
Sulla terrazza nella quale oggi prendono vita originali degustazioni ed eventi, si possono notare delle grandi giare, costruite per ricordare quelle che nei castelli veri, venivano utilizzate per versare l’olio bollente contro i nemici in caso di attacco, al Castello del Catajo, altro non sono che un moderno, oserei
Altro particolare da notare, sono le torrette di vedetta, realizzate per ricordare l’aspetto di un castello, ma, di fatto, utilizzate dagli Obizzi come sgabuzzini dove riporre tavolini e sedie dopo le feste.
CURIOSITA’: Attenzione alle scalinate per accedere alla terrazza, dalla forma particolarissima, furono costruite per facilitare la salita con i cavalli, arrivare alle feste in sella al proprio destriero era un modo per ostentare ricchezza e prestigio. Signore, vi sconsiglio vivamente le scarpe con il tacco, tappate gli occhi al vostro compagno e indossate un paio di comode ballerine o di scarpe da ginnastica, ne va della salute dei vostri piedi!
LA VISITA AL CASTELLO
Durante la visita si ha occasione di ammirare i meravigliosi affreschi alle pareti, che ritraggono e celebrano la vita della famiglia Obizzi, da Obicio I (dal quale comincia il ramo italiano della famiglia), in 40 “puntate”, quasi come se fossero un fumetto. Questo è uno dei primi esempi di pittura “auto celebrativa”.
L’interno del castello ricorda una villa veneta, più che un castello vero e proprio, da notare che anche le mura esterne, un tempo, erano affrescate, sempre con l’intento di render noto anche a chi passava per di là, le grandi gesta della famiglia.
Vi suggerisco di fermarmi ad osservare tutti gli affreschi (opera del celebre Gian Battista Zelotti) e i dipinti su tela che si trovano su alcuni dei soffitti (altri presentano travi a viste decorate che tolgono comunque il fiato) e stupirsi sul loro stato di conservazione (dovuta alla posizione del castello sulla roccia che assorbe l’umidità), oltre che per i significati che celano.
Tanto per farvi un esempio, l’affresco raffigurante l’Occasione, mi ha particolarmente colpito: si tratta di una donna con lo sguardo rivolto a sinistra, rappresentata praticamente senza veli, con i piedi alati che poggiano su di una ruota, sulla mano destra un rasoio, sulla mano sinistra un vaso di Pandora. La cosa interessante è l’acconciatura, capelli lunghi che svolazzano davanti al viso, come mossi da un colpo di vento, e rasati dietro, questo per dire che l’occasione è facile da cogliere quando si presenta davanti a noi (facile come tenere fra mani i capelli lunghi) e impossibile da afferrare quando ormai è passata (nuca rasata).
IL FANTASMA DEL CASTELLO DEL CATAJO
Ebbene sì, sembra che qui come a e Villa Malcontenta ci sia un fantasma, precisamente quello di Lucrezia Dondi dell’Orologio, uccisa nella sua camera da letto.
Per saperne di più vi rimando all’articolo del blog Esoterismi e Misteri che ne parla approfonditamente.