E’ verosimile che il colle, per la sua posizione strategica, sia stato frequentato sin dall’epoca nuragica, ma non sono state trovate tracce archeologiche a corroborare questa ipotesi. Risultano scarne anche le testimonianze di epoca fenicio-punica e romana. Il ritrovamento di due Sfingi in passato aveva fatto pensare che sul colle fosse ubicato il Tempio di Iside, ma nessun altro ritrovamento ha suffragato questa ipotesi. Negli ultimi anni, a seguito di lavori cominciati fortuitamente a causa di infiltrazioni d’acqua, nel Bastione spagnolo di Santa Caterina, inglobato tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento nel ben più imponente Bastione Liberty di Saint Remy, sono stati rinvenuti ambienti e reperti antichi. Da un successivo saggio di scavo della Soprintendenza per i beni archeologici di Cagliari e Oristano, è stato riportato alla luce un sito pluristratificato utilizzato, senza soluzione di continuità e con funzioni diversificate, dal periodo fenicio-punico al XIX secolo. Tra gli studiosi è forte l’idea che nel colle ci fosse un presidio militare romano, il Castrum. Nel VI secolo, Procopio di Cesarea, riferendosi alla riconquista dei Bizantini della città nel 552, dopo la momentanea occupazione dei Goti, scrisse di una città fortificata arroccata su un colle.
Le nebbie del passato si diradano quando, a seguito della pressione militare esercitata da Ubaldo I e Lamberto Visconti (quest’ultimo, al tempo, Giudice di fatto della Gallura, essendo il marito della Giudicessa Elena de Lacon), la Giudicessa di Cagliari Benedetta di Massa fu costretta a cedere ai pisani il colle, autorizzandone la fortificazione e l’utilizzo come presidio militare per coordinare la difesa dei loro interessi nel territorio del Giudicato. Seguì un quarentennio di torbidi e scontri, con il Giudicato che tentò di bilanciare l’ingerenza pisana con un’alleanza con i genovesi e i pisani che costantemente aumentavano le loro pretese, fino a quando, nel 1258, i Visconti, alleatisi con i Gherardesca e con Guglielmo di Capraia, reggente del Giudicato d’Arborea, distrussero la capitale Santa Igia, localizzata ad occidente a poca distanza dal colle, ponendo fine alla plurisecolare storia del Giudicato. Il territorio fu diviso tra i tre alleati e i pisani iniziarono le loro opere civili e militari sul colle, denominandolo Castel di Castro Callari. Da allora e fino al secondo dopoguerra, l’acropoli fu sede dei poteri politici e religiosi e l’accesso ad essa fu per lungo tempo interdetto ai sardi dopo il tramonto.
Questo è in sostanza il motivo per cui Cagliari viene chiamata Casteddu, dai suoi abitanti e dai sardi tutti. E questo spiega anche il motivo per cui i sardi non cagliaritani usano spesso questo nome con un’accezione vagamente dispregiativa: troppe volte, da Ampsicora a Giomaria Angioy, il loro anelito di indipendenza è stato vanificato dal potere che risiedeva in quella acropoli, Castello.
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