3/10/2015
Il monsignore dell'ex Sant'Uffizio fa coming out
Krzysztof Charamsa, officiale della Congregazione per la dottrina della fede e secondo segretario della Commissione teologica internazionale, ha rivelato ieri sera alla stampa polacca di essere omosessuale e di avere un compagno. Lombardi: «Scelta grave e non responsabile alla vigilia del Sinodo, non potrà continuare a lavorare in Vaticano»
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO Tra poche ore inizia il Sinodo dei vescovi sulla famiglia, e con un timing non certo casuale la questione omosessuale è al centro dell'attenzione mediatica, con il clamoroso coming out di un monsignore polacco, Krzysztof Charamsa, officiale della Congregazione per la dottrina della fede e secondo segretario della Commissione teologica internazionale, il quale ha rivelato ieri sera ai media polacchi di essere gay e di avere un compagno. La sua iniziativa è stata definita «grave» e «non responsabile» dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi: Charamsa non potrà continuare a lavorare in Vaticano e quella che ha compiuto viene considerata una «indebita pressione» sul Sinodo.«Sono gay, ho deciso di renderlo pubblico, non posso più nascondermi, ho un compagno». Charamsa ha scelto con attenzione i tempi, dato che oggi sarà presente a Roma alla prima assemblea internazionale dei cattolici LGBT organizzata dal Global Network of Rainbow Catholics alla vigilia del Sinodo sulla famiglia.
Charamsa ha spiegato di non potersi più nascondere e di non voler più agire da «fariseo». Ha detto che l'essersi innamorato di un uomo lo ha fatto sentire meglio anche come sacerdote. Ha anche criticato fortemente l'atteggiamento della Chiesa nei confronti dell'omosessualità.
Padre Lombardi questa mattina ha dichiarato: «A proposito delle dichiarazioni e interviste rilasciate da Mons. Krzystof Charamsa si deve osservare che - nonostante il rispetto che meritano le vicende e le situazioni personali e le riflessioni su di esse -, la scelta di operare una manifestazione così clamorosa alla vigilia dell’apertura del Sinodo appare molto grave e non responsabile, poiché mira a sottoporre l’assemblea sinodale a una indebita pressione mediatica. Certamente mons. Charamsa non potrà continuare a svolgere i compiti precedenti presso la Congregazione per la dottrina della fede e le università pontificie, mentre gli altri aspetti della sua situazione sono di competenza del suo ordinario diocesano».
Poco dopo è arrivato un commento di Charamsa: «Cercherò lavoro». Il Prelato aggiunge che «è pronto per la stampa, in italiano e in polacco, un libro in cui metto la mia esperienza a nudo».
Però questo sacerdote ha fatto voto di castità e dunque poteva essere omosessuale o eterosessuale, non fa differenza, sempre casto doveva rimanere. Questo e solo questo a mio avviso è il punto. Egli è venuto meno al voto fatto. E questo vale anche per i sacerdoti eterosessuali. Se l'attrazione sentimental-sessuale verso una persona non si traduce in atti sessuali il peccato si limita ai pensieri, diverso è se si vive la propria tendenza sessuale. Quindi questo sacerdote fa bene a cercarsi un lavoro perché non può più fare il curatore di anime, la guida morale, non tanto, sempre a mio modesto avviso, perché è omosessuale, quanto perché non è più casto.
Krzystof Charamsa con il suo compagno