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Catacombs of the Black Vatican: Ritorna la Chitarra di Zakk Wylde

Creato il 23 aprile 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Italo Arcidiacono 

Il binomio Zakk Wylde – Black Label Society richiama accostamenti immediati a cavalcate chitarristiche, suoni ruvidi, brani viscerali e riff granitici. Ma conoscendoli più a fondo ci si accorge che, se fuori la scorza è dura, il frutto al suo interno ha un nucleo morbido, fatto di espressività melodica e sensibilità d’autore, che emerge periodicamente in ballate dal gusto delicato e dalla scrittura accurata. A quasi quattro anni di distanza dall’ultimo album di inediti, Order of the Black, ben accolto da pubblico e critica specializzata, l’ex enfant prodige della sei corde è tornato. Una lunga attesa, soprattutto per i fan della prima ora abituati all’intensa fertilità dei primi anni, intervallata da gradevoli pubblicazioni transitorie di natura intimista come gli unplugged The Song Remains Not the Same e Unblackened. Il nono album in studio della band del funambolico chitarrista del New Jersey si presenta così: titolo tetro, Catacombs of the Black Vatican, e teschi in grande quantità nella foto di copertina. Niente di nuovo e l’immagine ruvida del gruppo ne esce volutamente confermata. Ma, guardando oltre la predilezione per l’iconografia del macabro – che trovo un po’ limitante – e un aspetto esteriore che non aiuta a far breccia nell’immaginario di chi giudica la raffinatezza di un artista dalle apparenze, Zakk Wylde dimostra ancora una volta di essere un musicista di buon gusto e preparatissimo, che da anni lavora costantemente per perfezionare tecnica e competenza. Il suo bagaglio artistico copre quasi per intero il repertorio Rock e Metal degli ultimi cinquanta anni, con relative derivazioni. A conferma va ricordato che nel bootleg Zakk Goes Wylde, del 1993, si può ascoltare l’allora chitarrista del Prince of Darkness, Ozzy Osbourne, dividere alla pari il palco con gli Allman Brothers Band, in seguito ad una chiamata last minute del gruppo southern rock, come sostituto dell’infortunato Dickey Betts.

Catacombs of the Black Vatican: Ritorna la Chitarra di Zakk Wylde

Il materiale del nuovo CD si attiene in modo più o meno rigoroso al canone wyldiano: riff essenziali ma robusti, durata dei brani ben dosata senza prolungamenti inutili, assolo – talvolta velocissimi – che conciliano tecnica e gusto, debito compositivo nei confronti dei Down e soprattutto dei Black Sabbath. Le principali novità, che mi sembra di poter rilevare, sono la distorsione della chitarra meno estrema, la batteria caratterizzata dal suono del rullante un po’ più vellutato, il ritorno alla centralità della chitarra negli arrangiamenti delle ballate e alcuni ritornelli e bridges dalle atmosfere vagamente grunge nello stile degli Alice in Chains e dei Soundgarden. Il disco apre con Fields of Unforgiveness, un brano che comunica immediatamente continuità col passato. My Dying Time, unico singolo finora pubblicato, ha un’interessante intro stile southern rock, ma il ritornello con la linea del cantato a più voci poteva forse risultare più efficace. Anche Believe apre con un arpeggio dal respiro southern, il ritornello invece svolta verso un incisivo schema grunge. Angel of Mercy è un classico lento in stile Wylde il cui assolo segue il modello vincente di Sold My Soul, dal suo splendido album solista Book of Shadows.

Catacombs of the Black Vatican: Ritorna la Chitarra di Zakk Wylde

La prima zampata del repertorio dei brani più duri la piazza Heart of Darkness, tagliente e probabile protagonista delle prossime esibizioni dal vivo. Scars è una bellissima dimostrazione della longevità del giro di accordi La minore, Sol, Do quando utilizzato con sapienza nella costruzione di un pezzo. Forse la composizione più ispirata di questo lavoro, capace di non sfigurare accanto alle grandi ballate del passato, anche in virtù di un affascinante assolo. Segue Damn the Flood, il cui ascolto provoca l’immediata materializzazione di Tony Iommi. I’ve Gone Away è sicuramente una delle tracce di più rapida ricezione, caratterizzata da uno degli arrangiamenti più heavy del disco, bei cambiamenti di ritmo, assolo che apre in modo melodico per esplodere in una performance ad alta velocità non fine a se stessa. Empty Promises è una summa del BLS style: riff principale sabbathiano con wah-wah in sottofondo, impronta di Ozzy nel cantato, armonici artificiali e bridge in leggero rallentamento che sbocca nel caratteristico profluvio di note in pentatonica. Catacombs of the Black Vatican si chiude con il tono soft di Shades of Gray, splendido ritorno al passato attraverso un blues dall’atmosfera lievemente cupa e malinconica.

Catacombs of the Black Vatican: Ritorna la Chitarra di Zakk Wylde

Per quanto riguarda il contributo dei musicisti, il batterista Chad Szeliga fa un buon lavoro da session man e al basso l’amico e compagno di viaggio John DeServio offre, come di consueto, il suo robusto supporto alla sezione ritmica. La prestazione tecnica di Zakk Wylde, alla voce e alla chitarra, si colloca come sempre su standard molto alti. D’altro canto non si può certo dire che Catacombs of the Black Vatican sia portatore di grandi novità dal punto di vista creativo, ma è anche in virtù del rispetto del loro canone tradizionale che i Black Label Society rappresentano un porto di approdo sicuro per ogni fan. L’innovazione costante non rientra tra le prerogative della band. Chi li segue non si aspetta il cambiamento a tutti i costi, ma piuttosto calore, sincerità nell’approccio compositivo, carica ed energia emotiva. L’aspettativa è simile a quella che si ha per i Motörhead, nonostante le grandi differenze tra i due gruppi. Da questa prospettiva l’album rassicura e Zakk Wylde stesso rappresenta una figura rassicurante. «È bello sapere che lui è in giro», per citare una celebre battuta da Il grande Lebowski. Se si volessero invece enfatizzare le differenze con i lavori passati, si potrebbe pensare che si tratti di un’opera interlocutoria, né cielo, né inferno, sospesa tra la vocazione estremamente energica dell’autore e il desiderio di dare sfogo alla propria sfera creativa più intimista. Una sorta di preludio ad un futuro ammorbidimento della produzione discografica, che al momento ci consegna almeno un paio gemme che vale la pena di inserire nella nostra personale raccolta di canzoni che ci rendono la vita un po’ più piacevole.

Catacombs of the Black Vatican: Ritorna la Chitarra di Zakk Wylde

     

     

     


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