Catania (sicilia)

Da Maurizio Picinali @blogagenzie

GEOGRAFIA

Catania è una delle poche città in Italia ad offrire paesaggi tanto diversi concentrati in un solo sito. Sorge sulla costa orientale dell'isola, ai piedi del vulcano Etna (il più alto d'Europa) e a metà strada tra le città di Messina e Siracusa.Il suo territorio comprende anche una vasta fetta della piana di Catania ('a Chiana), una tra le più estese aree coltivate della Sicilia la cui zona più vicina al mare costituisce l'oasi del Simeto, riserva regionale di circa 2.000 ettari istituita nel 1984. L'Oasi del Simeto prende nome dal fiume Simeto, il più importante dell'isola, che sfocia a sud della città. Catania si affaccia sul mar Ionio con il golfo che prende il suo nome.Intorno al vulcano, inoltre, sorge un'altra area naturale protetta: il Parco dell'Etna.Il territorio è prettamente pianeggiante a sud e sud est, e montuoso a nord per la presenza del vulcano Etna. Il nucleo originario della città era situato su un colle che corrisponde all'odierna piazza Dante, dove sorge l'ex-monastero dei benedettini. L'unico altro rilievo importante è la collina Santa Sofia, dove sorge la Cittadella Universitaria, al confine con Gravina, comune del vasto hinterland.Il verde pubblico è costituito dai parchi situati all'interno della città. Sono sei quelli di una certa grandezza e importanza: il Giardino Bellini, detto 'a Villa o Villa Bellini e dedicato a Vincenzo Bellini, il Giardino Pacini, detto Villa 'ê varagghi (cioè "degli sbadigli", perché si diceva frequentata soprattutto da pensionati e da sfaccendati in genere), il Parco Gioeni (situato a nord, alla fine della via Etnea), il Parco Falcone e Borsellino (a nord del Corso Italia), il parco I Viceré (nel quartiere Barriera Canalicchio) e il Boschetto della Plaia (nella zona tra l'Aeroporto Vincenzo Bellini e la città). neela foto sotto l'etnaTra gli altri, per l'importanza storica e per la conservazione della biodiversità si segnala l'Orto botanico di Catania.La città è attraversata da un fiume sotterraneo, l'Amenano. In passato, poco fuori le mura ad ovest, si poteva trovare il lago di Nicito, al fiume collegato e ormai coperto dalla colata lavica del 1669 (l'omonima via ne ricorda l'ubicazione). Attualmente, l'Amenano si rende visibile all'Acqua a linzolu, fontana in marmo bianco che sorge tra la Pescheria e la piazza del Duomo e nei sotterranei del locale Ostello Agorà. Ma è stato tutto il territorio circostante a mutare profondamente in seguito a calamità naturali come questa: la costa a nord del porto è appunto una scogliera sorta in seguito alle varie colate laviche, in epoca storica nel 1169, 1329 e 1381, anno in cui venne coperta anche parte dell'antico Porto Ulisse; tale tratto di costa è chiamato appunto La Scogliera e comprende la spiaggetta di San Giovanni li Cuti.L'area a sud del Castello Ursino, un tempo a picco sul mare, è invece il prodotto dell'enorme colata del 1669 che accerchiatolo si spinse per qualche chilometro verso il mare. La costa a sud del porto venne profondamente modificata formando il litorale attuale (la Plaia) che è, invece, sabbioso.
IL CLIMA

La città e la piana di Catania presentano un clima mediterraneo, pur con alcuni connotati di tipo subtropicale e continentale, ben ravvisabili dall'analisi dei dati climatici delle stazioni meteorologiche ufficiali di Fontanarossa e di Sigonella, che descrivono rispettivamente il quadro relativo alla città di Catania e all'entroterra della piana.Le precipitazioni, piuttosto scarse, sono comprese tra i 450 e i 550 mm annui, con minimo estivo molto marcato e moderato picco nella stagione autunnale.L'inverno, spesso di breve durata, assicura temperature massime diurne generalmente piuttosto miti, mentre nelle ore notturne possono verificarsi raffreddamenti, più pronunciati nell'entroterra e nei paesi etnei, in presenza di cielo sereno e calma di vento: tutto ciò a causa degli effetti continentali che si verificano nell'esteso territorio pianeggiante che, nella parte più interna, sono influenzati anche dalla presenza dell'Etna.Il record assoluto di freddo, 7 gradi centigradi sotto lo zero, fu raggiunto il 1º febbraio 1962.L'estate, di lunga durata, si presenta molto calda, anche se raramente con alti tassi di umidità. Mentre lungo la fascia litoranea le temperature massime sono parzialmente contenute dalla brezza marina di levante, nella parte più interna della città e della piana si registrano valori molto elevati.
LA POPOLAZIONENEL VIDEO VENGONO RIPRODOTTE VECCHIE FOTOGRAFIE DELLA CATANIADEL PASSATO
IL PATRONO DI CATANIA SANTA AGATA
L'anima di questo luogo non si identifica soltanto con l'Etna, il vulcano che la domina maestosamente con il suo grande cono, c'è anche Sant'Agata, la patrona di Catania, cui la comunità dedica grandi festeggiamenti.La festa in suo onore ricorre dal 3 al 5 febbraio ed è tra le più pittoresche d'Italia; illuminati dalle cannalore (candelore), grandi ceri di legno intagliato, alti diversi metri, i volti trasudati dei fedeli si distinguono in mezzo a quelli che, nelle lunghe pause del faticoso trasporto in processione, si frenano in una danza caratteristica detta l'annacata.

Particolare del viso della statua di Sant'AgataLa leggenda narra che, all'alba del 17 agosto 1126, la città di Catania fu scossa da un evento molto atteso: le spoglie della Santa rientrarono in patria da Costantinopoli, e gruppi di devoti, insieme al vescovo, ai canonici e al clero si riversarono per le strade indossando ancora le vesti della notte; da quel giorno, ogni anno, i cosiddetti "nudi" ricordano la patrona: trasportando il simulacro vestiti di un camice bianco (il "sacco", simbolo una camicia da notte), i nudi sono la rappresentazione degli uomini che operarono in quella notte leggendaria.

Il "sacco" viene completato da un cordoncino stretto alla vita, da un berretto di velluto nero, da guanti bianchi e dal caratteristico fazzoletto che si sventola per incitare i cittadini al grido "Citatini, viva Sant'Aita! ".Il grido di "Viva Sant'Aita" ha un significato storico: secondo quanto scrive S. Romeo in Vita e culto di Sant'Agata, "mentre la bella giovinetta, dopo gli altri cimenti, era provata col fuoco della brace e dè rottami, il popolo catanese, tocco a quello strazio indegno, rompesse in alti clamori, imponendo à carnefici di cessare, e gridasse: Viva, viva, Agata e non muoia!... Spirata quell'anima beata e riposto il corpo nel sepolcro, i catanesi sono certificati dall'angelo, che Agata per loro non era morta, ma che siccome collo spirito era andata a vivere accanto allo Sposo Divino, colla sua protezione, si farebbe viva immezzo à loro discendenti, sepolta la giovinetta, la gente se ne andava ripetendo: E pur viva Agata, viva S. Agata! Il qual grido, che fu poi seguitato per tutte le età future, si rinnova da noi e si manterrà quanto il tempo lontano".

Questo grido si ripete sempre durante i giorni di festa alzandosi dalla processione, tra gli evviva e la commozione di tutti, quando la vara (il simulacro del Santo) muove circondata da centinaia di ceri.
Il lungo corteo raggiunge anche i quartieri più antichi, manifestando fino a tarda notte. Secondo la tradizione, gli enormi ceri inseriti in grossi candelabri di legno, scolpiti con statue di angeli e Santi, e rappresentazioni del martirio della Santa, venivano donati dalle congregazioni e rappresentavano le offerte della cera alla Santuzza.

"Attualmente - riporta M. A. Di Leo in Feste popolari di Sicilia - le candelore che sfilano in processione sono 11 così distribuite: la più piccola è stata fatta costruire da Monsignor Ventimiglia dopo l'eruzione lavica del 1766; seguono quella degli abitanti del quartiere S.Giuseppe La Rena e quella degli ortofrutticoltori, costruita in stile gotico; poi la candelora dei pizzicagnoli, in stile liberty; le candelore dei pescivendoli, fruttivendoli, macellai, pastai, panettieri, bettolieri, in stile barocco e rococò; ultima è la candelora fatta realizzare dal Cardinale Dusmet, per il circolo di S.Agata." .

La processione delle reliquie ha inizio il 4 febbraio e parte da Porta Uzeda; fuori della città il pesante carro di S. Agata viene fatto sostare davanti alla chiesa del Carmine e a quella di Sant'Agata la Vetere, poi torna nella Cattedrale e il giorno successivo procede nella zona interna della città. Sopra il carro della Santuzza è ospitato il bellissimo busto d'argento dorato e impreziosito di gemme e di una corona che pesa un chilo e mezzo, opera dell'orafo Giovanni di Bartolo; all'interno del busto sono conservate le reliquie di S.Agata.

Un po’ di storia
Agata nasce da una famiglia di nobili catanesi di religione cristiana, nel 235 d.C.; sotto la dominazione romana dunque, esercitata in quel tempo dal proconsole Quinziano.
Erano tempi tristi per i cristiani: le persecuzioni contro i cristiani si susseguivano sempre con maggiore asprezza e ferocia; prima con Settimio Severo (III sec.) e poi con Decio (249 d.C.) i cristiani venivano arrestati, barbaramente torturati e uccisi.
La famiglia di Agata, come tutta la comunità cristiana, viveva la fede nel silenzio, di nascosto; e così la fanciulla che chiese al vescovo della città di essere consacrata a Dio a soli 15 anni.

Il proconsole Quirino seppe però di questa consacrazione e ordinò che la ragazza fosse arrestata per oltraggio alla religione di Stato; il disegno segreto era in realtà di possedere la fanciulla e di impossessarsi anche di tutti i suoi beni.
Agata scappa, ma viene catturata e portata dinanzi a Quirino che, sedotto da tanta bellezza, la affida alle cortigiane, perché, tra i lussi della corte, dimenticasse il suo Dio, e si concedesse finalmente a lui.
Fu tutto inutile, la fede sorreggeva la virtù di Agata, che non si piegò alle lusinghe del lusso.
Per questo finì in carcere, ed ancora fiera e sicura della sua fede, dopo diversi giorni senza mangiare né bere, fu sottoposta ad atroci torture, durante le quali le furono anche strappate le mammelle.
Una notte mentre giaceva nella cella, dolorante, le venne incontro un angelo che la medicò con delle bende; ma quando andò via, miracolo, le ferite sparirono e il seno riaffiorò, identico a prima.
Portata nuovamente al suo cospetto, il proconsole sbalordì di fronte al prodigio del seno rifatto e, stanco e infastidito, ordinò di mettere a morte la ragazza.
Agata fu posta in un letto di tizzoni ardenti e martoriata con lamine e punte infuocate: il suo velo rosso, simbolo del suo sposalizio con Cristo, però non bruciava.
Pare che nel momento del supplizio di Agata Catania fu scossa da un tremendo terremoto, per sfuggire al quale Quinziano annegò nel fiume Simeto.
Dopo il martirio Agata morì, in preghiera, come aveva vissuto: era il 5 febbraio del 251 d.C.
Nel 252, ad un anno esatto dalla sua morte, Catania venne minacciata dalla lava dell’Etna e i cittadini, presi dallo sconforto, presero il velo rosso poggiato sul sarcofago di Agata e in processione fra le preghiere lo misero davanti alla colata lavica: per miracolo il fiume di lava si arrestò. In seguito a questo evento Agata fu proclamata Santa.

NEL VIDEO LA PROCESSIONE FESTA DI SANT AGATA

Dopo la morte venne imbalsamata con aromi e unguenti e deposta in un sarcofago di stile pagano, avvolta in un velo rosso cupo che, secondo la leggenda, fermò più volte la lava fuoriuscita dall'Etna. Venne, in un primo tempo, sepolta nelle catacombe cristiane della collina San Domenico. Dopo l'Editto di Costantino del 313 il corpo della Santa fu portato nella Chiesa di Santa Maria di Betlemme. Tra il IV e il V secolo il corpo fu trasferito nella Chiesa di Sant'Agata La Vetere e, dopo il ritorno da Costantinopoli, nella Basilica Cattedrale, dove è custodito ancora oggi. Il corpo di Sant'Agata fu portato a Costantinopoli dal generale bizantino Giorgio Maniace come trofeo di guerra. Si racconta che, appena partito, si sollevò una furiosa tempesta che costrinse il generale a ritornare e a custodire la salma in una casetta dove a ricordo fu costruita una cappella.
Dopo 86 anni le sacre reliquie tornarono a Catania e, il 17 agosto del 1126, furono consegnate al vescovo Maurizio, il quale, in una lunga lettera indirizzata al popolo catanese, racconta le vicende delle reliquie fino al ritorno a Catania.

La Santa viene onorata con doni preziosi come gemme, catene e oggetti d'orificeria. Nei secoli questi oggetti, simbolo della grande devozione dei catanesi, si sono accumulati formando un eccezionale tesoro dal valore inestimabile. Fra i tanti doni, il più famoso è la corona che spicca sul capo del busto reliquiario. Si tratta di un gioiello di 1370 grammi, in oro tempestato e pietre preziose, donato da Riccardo Cuor di Leone durante una crociata in Sicilia.
Ma anche la Regina Margherita di Savoia, il viceré Ferdinando Acugna e Vincenzo Bellini, offrirono oggetti preziosi alla Patrona. Sul petto della Santa brillano, il gran collare dell'Ordine del Toson d'oro e dell'ordine dell'Alcantara, una croce tempestata di gemme preziose del XVI secolo e una collana donata dalla nobile famiglia dei Tedeschi.

La festa in breve
L'attaccamento della città alla Santa e i riti che si ripetono da cinque secoli, rendono la festa densa di momenti suggestivi e indimenticabili.La festa di Sant'AgataIl 4, 5, 6 febbraio sono tre giorni di culto, di devozione, di folclore, di tradizioni che non hanno riscontro nel mondo. Per tre giorni un milione di devoti e curiosi sciamano nelle vie e nelle piazze di Catania in onore della Santa.

Il clou della festa è il 4 e 5 febbraio, quando la patrona della città, nel suo fercolo argenteo, attraversa i quartieri popolari.

Il 5 presenta tre momenti significativi: la lunga e solenne processione del mezzogiorno per l'offerta della cera, cui partecipano le più alte autorità civili, religiose e militari, con i gonfaloni del Comune, della Provincia e dell'Università, la processione che conduce Sant'Agata dalla chiesa alla Fornace alla Basilica Cattedrale e le undici candelore, che simboleggiano le corporazioni dei mestieri e le due carrozze del Senato catanese. La lunga notte di Sant'Agata si conclude all'alba del 5 febbraio, quando la patrona viene accompagnata da migliaia di fedeli nella Basilica Cattedrale. Catania si anima per più di ventiquattro ore, sino alla conclusione della celebrazione, che avviene con la messa officiata dal Cardinale. Durante la celebrazione di quest'anno, in uno dei momenti culminanti del rito, l'uscita della Santa, hanno assistito cinquantamila persone.
Ma il momento che suscita suggestioni uniche e indimenticabili è il "Canto antico delle suore". L'avvenimento si svolge nel cuore della notte, lasciando con il fiato sospeso le persone che assistono.

All'alba del giorno 6, il Fercolo con le reliquie giunge in via Crociferi. E' il momento in cui la Santa saluta la città prima della conclusione dei festeggiamenti. Per tutta la notte, migliaia di cittadini in camice bianco sfidano il freddo della notte, gridando "Viva Sant'Agata", in un momento denso di magia e spiritualità. A questo punto, mentre improvvisamente l'atmosfera si fa silenziosa, si eleva il canto angelico delle monache di clausura. L'origine del testo e della musica si perde nella notte dei tempi, anche se una leggenda tramanda che il suo autore fu un siciliano di nome Tarallo, che lo compose appositamente per le monache di clausura di San Benedetto.

La processione
Ogni anno il 3, il 4 e il 5 febbraio Catania offre alla sua patrona una festa così straordinaria che può essere paragonata soltanto alla Settimana Santa di Siviglia o al Corpus Domini di Cuzco, in Perù. La processione di Sant'AgataIl primo giorno è riservato all’offerta delle candele. Una suggestiva usanza popolare vuole che i ceri donati siano alti o pesanti quanto la persona che chiede la protezione. Alla processione per la raccolta della cera, un breve giro dalla fornace alla cattedrale, partecipano le maggiori autorità religiose, civili e militari. Due carrozze settecentesche, che un tempo appartenevano al senato che governava la città, e undici “candelore”, grossi ceri rappresentativi delle corporazioni o dei mestieri, vengono portate in corteo.

Questa prima giornata di festa si conclude in serata cori un grandioso spettacolo di giochi pirotecnici in piazza Duomo.I fuochi artificiali durante la festa di Sant’Agata, oltre a esprimere la grande gioia dei fedeli, assumono un significato particolare, perché ricordano che la patrona, martirizzata sulla brace, vigila sempre sul fuoco dell’Etna e di tutti gli incendi.

 ANDAMENTO DEL MERCATO IMMOBILIARE

Il mercato immobiliare catanese, dopo una fase di assestamento, ha subito una nuova contrazione che ha coinvolto quasi tutti i comparti, con poche eccezioni, dove ha prevalso la stasi.
Il dato più rilevante riguarda la flessione dei valori di compravendita di abitazioni, negozi e garage, mentre gli uffici confermano i prezzi della passata rilevazione con una variazione sostanzialmente pari a zero. Tale dinamica è dovuta ad una nuova fase di debolezza della domanda in contrapposizione ad un’offerta che non tende ad esaurirsi e, anzi, nel caso del mercato residenziale, tende ad accumularsi.
In tale contesto, l’attività transattiva non riesce a ripartire nonostante i ribassi dei prezzi e degli sconti medi tra prezzo richiesto e prezzo effettivo. Anche le tempistiche medie per l’acquisto tendono ad allungarsi, soprattutto per gli uffici e i negozi, rimanendo, comunque, tra le più basse rispetto alle altre città monitorate.
NEL VIDEO IL PROBLEMA DELLA CASA VISSUTO DA FAMIGLIE SVANTAGGIATE
CATANESI
Il mercato della locazione, al contrario, mostra andamenti meno omogenei con una domanda in diminuzione per le abitazioni e gli uffici e una contrazione del numero dei contratti solo per uffici e negozi. Anche per quanto riguarda i canoni la situazione appare migliore per le abitazioni e, a seconda della localizzazione, per gli uffici, mentre per i negozi e i box si registra una flessione netta. I tempi medi si comportano allo stesso modo: in contrazione per abitazioni e uffici e in crescita per negozi e box.
La redditività media da locazione è rimasta invariata rispetto alle precedenti rilevazioni, ad eccezione del mercato delle abitazioni. Si tratta comunque di percentuali più elevate rispetto alla media delle città monitorate, nonostante il mercato immobiliare catanese sia tra i più statici.SOTTO CATANIA VIA GARIBALDI

Per il prossimo semestre, la maggioranza degli operatori si aspetta una sostanziale tenuta dei prezzi, nonostante, per le abitazioni, un terzo degli intervistati si aspetti un’ulteriore flessione ed una conseguente stabilità negli scambi. Per quanto riguarda il mercato della locazione, il numero di contratti conclusi dovrebbe mantenersi anch’esso invariato in previsione di canoni immutati ad eccezione del segmento commerciale.

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