CATS & AUTHORS - GATTI & SCRITTRICI
by naan & antonella
Il nostro ideale è una persona sensibile, intelligente, ricca di fantasia: a dire il vero, conosco solo un genere di bipedi con tutte queste caratteristiche e anche se a volte èun po’ troppo concentrato sul suo lavoro, resta sempre “il miglior amico del gatto”.
Per dimostrarvelo, ecco alcuni esempi, presi per “par condicio”,da entrambi i punti di vista…
AUTORI FAMOSI E... I LORO GATTI
Mark Twain: il famoso romanziere adorava i felini; celebre il suo aforisma “Se si incrociasse un uomo con un gatto si migliorerebbe l’uomo ma si peggiorerebbe il gatto”. Ecco i nomi dei suoi mici: Apollinaris, Beelzebub, Blather Skite, Buffalo Bill, Satan, Sin, Sour Mash, Tammary e Zoraster.
Ernest Hemingway: molti hanno amato i suoi libri, ma non come Ernest amava i suoi gatti! Ne aveva più di trenta, molti con una particolarità. Infatti i discendenti del suo Snowball, regalatogli da un capitano di marina negli anni ’30, hanno tutti 6 dita come il loro genitore. Oggi, dopo aver vinto una battaglia legale, vivono tutti nella casa museo dello scrittore a Kay West, dove costituiscono un’attrazione turistica. E sono noti come “I gatti di Hemingway”.
Harriet Beecher-Stowe: ricordate l’autrice della Capanna dello Zio Tom? Aveva un micio maltese che si chiamava Calvin, proprio come suo marito! E mentre Harriet scriveva il suo best seller anti schiavismo, Calvin (il gatto) stava sulla sua spalla…
Charlotte, Emily, Anne Brontë: avevano un gattino di nome Tiger. Un compagno ed amico della loro infanzia difficile.
Charles Dickens: quando la gatta Wilamena partorì nel suo studio una nidiata di micetti, Dickens non aveva proprio intenzione di tenerli. Ma la più piccolina lo conquistò e da allora venne chiamata Master’s Cat. Quando voleva attirare l’attenzione del padrone immerso nella lettura, la gattina aveva imparato a spegnergli la candela!
T.S. Eliot: amava i gatti in modo incredibile. Scrisse un intero libro di poesie su di loro. Il suo Old Possum's Book of Practical Cats (Il libro dei gatti tuttofare) è stato messo in musica da Andrew Lloyd Weber ed è diventato il famosissimo Cats.
Insomma, sarebbero troppi da citare…. E se non bastasse, giusto per informarvi, ecco altri nomi di personaggi celebri che ci hanno tanto amato:
Maria Antonietta di Francia e Vittoria d’Inghilterra, George Byron e Winston Churchill, Albert Einstein e Victor Hugo, Nostradamus e Papa Benedetto XVI.
Una curiosità: sapete chi invece, non ci sopportava proprio?
Genghis Kahn, Alessandro Magno, Giulio Cesare, Napoleone, Mussolini e Hitler; il nostro spirito indipendente non poteva certo essere apprezzato da simili personaggi…
GATTI FAMOSI E... LORO AUTORI
Zorba: l’indimenticabile protagonista de La gabbianella e il gatto di Sepùlveda. Insieme, ovviamente, a Colonnello, Segretario e Diderot.
Dewey: il gattino protagonista della deliziosa storia vera, raccontata da Vicki Myron nel libro Io e Dewey, diverrà presto un film.
Gatti molto speciali: i protagonisti dell’omonimo, bellissimo libro di Doris Lessing, premio Nobel per la letteratura 2007. L’autrice descrive il carattere, il temperamento, i gusti dei suoi (molti) gatti e analizza con la consueta lucidità il mondo felino, rivelando un’empatia con i piccoli amici così profonda, da consentirle di comprenderne il linguaggio.
I gatti di Tosca: il libro di Gina Lagorio (Tosca dei gatti) che ha vinto il Premio Viareggio nel 1984 per una bella storia italiana.
E PARLANDO DI ROMANCE...
L’antologia comprende il racconto Family Affair di Debbie Macomber, che ha per protagonisti un gatto chiamato Cane e Cleo. Una storia d’amore fra i due mici e, soprattutto, fra i loro padroni. Una seconda occasione per Lacey Lancaster e il suo vicino Jack Walker, un racconto romantico e allegro da un’autrice americana fra le più amate e conosciute.
WITCH: un “gothic and supernatural thriller” della famosa autrice americana Barbara Michaels (aka Barbara Mertz, aka Elizabeth Peters). Ellen March ha acquistato la casa dei suoi sogni, isolata e circondata da un bosco di pini; dopo poco, però strane visioni cominciano ad apparire intorno a lei, soprattutto quella di un gatto bianco molto particolare…
Sempre di questa scrittrice, ma firmate con il nome di Elizabeth Peters, le incredibili storie di Amelia Peabody, contornata da parecchie generazioni di gatti egiziani.
Mi fermo qui per non sembrare troppo presuntuoso; avrete capito, spero, che il rapporto che noi abbiamo con i nostri amici scrittori è veramente particolare. In fondo, come disse il romanziere e drammaturgo canadese Robertson Davies:
“Agli autori piacciono i gatti perché sono creature tranquille, amabili e sagge, e ai gatti piacciono gli autori per le stesse ragioni”.
Vostro Micio
I GATTI DI...
Abbiamo chiesto ad alcune delle autrici più amate di romance che cosa pensano del particolare rapporto che c'è tra gatti e scrittori, e di parlarci dei loro amici felini.
SYLVIA Z. SUMMERS
Non saprei, credo che in realtà sia un caso, semplicemente dovuto al fatto che sono molte le persone che amano i gatti e in questa percentuale rientrano tante autrici di romance (ma anche non). Il fatto che una scrittrice possieda dei gatti (o degli animali in genere) mi fa pensare che sia una persona sensibile, disposta a occuparsi degli altri e piena d'amore da dare.
Con il mio lavoro hanno un rapporto di contrasto, ovviamente, poiché non capisco no perché me ne debba stare seduta al computer per così tanto tempo senza coccolarle. Ogni tanto Musetta prende l'iniziativa e si piazza sulla tastiera (ma la s ua postazione di "lavoro" preferita è sulla spalliera della mia sedia, così mi può ronfare nelle orecchie).
Gli aneddoti sarebbero tanti... Musetta alle volte mi fa prendere dei colpi pazzeschi. Il giorno seguente al suo arrivo, non la trovavo più, sono impazzita nel cercarla per tutta la casa e ho addirittura pensato che fosse scappata dalla finestra. Poi l'ho scoperta a dormire... nel forno! Non chiedetemi come ha fatto! I gatti ne sanno davvero una più del diavolo...
CATHERINE COULTER
Do I think it odd? To tell you the truth, I have as many writer friends who have dogs, so who knows? Me, give me a bundle of kitters any day.
Cleo, Eli and Peyton all came from our local Cat Connection -- they were born in an alley in San Francisco (so I was told),
Naturally, Eli and Peyton (pronounced Pey-Tone) are named after the Manning brothers. It's as if they know they should love football -- on Sundays, they're right there with us watching the games.
Se penso che è una strana associazione? Per dire la verità, ho molti amici scrittori che hanno dei cani , perciò, chi può dirlo? Per me, vorrei una nidiata di gattini al giorno!
Cleo, Eli e Peyton sono tutti e tre del posto. Sono nati in un vicolo in S. Francisco (così mi hanno detto), sono finiti in una scatola nel cortile di una casa a Tiburon e infine sono arrivati da me (loro dicono che è il Nirvana, siano benedetti!) Tutti in casa stravedono per loro e li portano a passeggio per la proprietà!
BERTRICE SMALL
I don't think it odd at all for an author to have cats. Cats and authors go together perfectly. Cat are generally - except when hungry -
quiet, and an author needs quiet in order to work. Cats are great companions. When you are sick they curl up next to you to make
you feel better. They help you get to sleep by sleeping with you and purring in your ear. It's very relaxing.
Our current two felines are Finnegan and Sylvester. Finnegan was adopted at the age of 6 weeks from our veternarian. He weighed a pound and a half then and had a little tail that stuck straight up like a pine tree. He was a lover right from the beginning. He was the baby. He will be 12 years old in October 2011. He now weighs 25 pounds, has a thick long black coat, a gorgeous wavy tail, and still thinks he's the baby. In the summer we give him a Lion cut because he doesn't like the heat. He actually likes it, and struts about waving his tail which has been shaves but for the lion puff at its end. He's not the smartest cat, but he is sly. And he desparately wants to be the Alpha cat in the household.
Sylvester was adopted 5 years ago from our local animal shelter. He was between 2 and 3 then. He's a tuxedo - black and white cat - with gorgeous white whiskers, and a great sense of humor. He had been badly treated prior to be rescued and brought to the shelter so while delighted to have a good home he was wary. Not any more. He's gained confidence, and has decided he is the official bed cat, and he loves sitting on top of my desk. If I don't pay attention to him after what he deems a reasonable amount of time he begins scratching at the papers on my desk which gets my immediate attention. LOL! He is a very, very smart fellow, a born Alpha cat. He and Finnegan tolerate each other better on some days than on others.
Non penso sia strano che un autore abbia dei gatti. Gatti e autori vanno perfettamente d’accordo. I gatti sono generalmente tranquilli – tranne quando sono affamati – e un autore ha bisogno di quiete per lavorare. Sono dei grandi compagni. Quando stai male ti si acciambellano vicino per farti star meglio. Ti aiutano a dormire dormendo con te e facendo le fusa nel tuo orecchio. E’ molto rilassante.
I nostri due gatti si chiamano Finnegan e Sylvester. Finnegan è stato adottato all’età di 6 settimane (era del veterinario). Pesava una libbra e mezza e aveva una codina dritta come un pino. E’ stato un amore fin dal principio. Era il piccolino. Avrà 12 anni a Ottobre 2011. Ora pesa 25 libbre, ha un pelo folto e nero, una splendida codona e ancora crede di essere un piccolino . In estate lo tosiamo perché non gli piace il caldo. È contento e si pavoneggia agitando la coda rasata tranne il ciuffo finale come per i leoni. Non è intelligentissimo ma furbo. E vuole essere il gatto Alfa della casa.
Sylvester è stato adottato 5 anni fa ( proviene dall’”asilo per animali” locale). Aveva 2/3 anni. E’ un tuxedo (in smoking) - bianco e nero – con meravigliosi baffi bianchi e un gran senso dello humor. Era stato trattato male prima di essere salvato e portato all’asilo, così, pur felice di avere una famiglia buona era piuttosto diffidente. Ora non più. Ha preso confidenza e ha deciso di essere il gatto ufficiale da letto. Ama sedersi sulla mia scrivania. Se non gli presto attenzione dopo quello che lui ritiene essere un tempo ragionevole, comincia a graffiare i fogli sulla scrivania così ottiene la mia attenzione. E’ un tipo molto, molto intelligente, un gatto Alfa nato. Lui e Finnegan si tollerano reciprocamente ma alcuni giorni più di altri.
MIRIAM FORMENTI
Non posso ricordarlo, ma immagino di aver aperto gli occhi, appena nata, e di aver visto un gatto.
Il fatto è che io sono cresciuta in una vecchia casa in un quartiere del centro, che era spesso visitata dai topolini. Il gatto, quindi, era un utilissimo elemento in famiglia. Non che i miei genitori non li amassero, solo che negli anni cinquanta i felini non erano riveriti e vergognosamente vezzeggiati come adesso.
Il mio primo gatto, e intendo assolutamente mio dal momento che ero stata io a sceglierlo, lo avevo chiamato Gigetto. Era appena stato svezzato dalla sua mamma, una soriana sempre incinta di proprietà della lattaia sotto casa; ed era degno figlio di mamma in quanto a colori e pelliccia morbidissima. Era un gatto incredibilmente buono e coccolone. Gli ho fatto di tutto, poverino, mai cattiverie, per carità, ma non credo fosse bello per il povero animale essere messo nella carrozzina della bambola con la cuffietta in testa, tenuto fermo dalle salde manine ostinate di una bambina di 5 anni incurante dei graffi.
Mi mancava così tanto che mio padre mi aveva portato a casa un altro gatto Gigetto II. In pratica stavo creando una dinastia .
Anche questo identico al primo, sempre figlio della stessa gatta, ma con un carattere molto diverso.
Gigetto II era un ladro patentato. Se mia madre stava preparando delle cotolette e si distraeva un attimo, questo saltava sul tavolo, arraffava una bistecca e scappava via. Ricordo ancora la volta in cui ho visto questo gatto smilzo e furbissimo correre qua e là con la bistecca in bocca che ballava a destra e sinistra, con mia madre che gli correva dietro incazzata nera. Lui era meno coccolone del suo predecessore, ma era comunque un buon gatto e gli piaceva salire sul tavolo quando facevo i compiti.
Anche lui, purtroppo, dopo qualche anno era sparito nei suoi vagabondaggi.
Avevo circa 15 anni e avevo detto che non desideravo più un animaletto. Non volevo più vederlo andarsene a vagabondare pensando che forse non sarebbe tornato più.
Non vi dico la felicità di quel momento!
In quel periodo la mia famiglia stava traslocando in un palazzo nuovo nella periferia della città. Quelle non erano più case dove un gatto potesse girovagare per tetti, e quindi era diventato tutto casa e famiglia, tranne qualche scappatella ogni tanto nel giardino condominiale. Questo per altri dieci anni.
In seguito, i primi tempi del mio matrimonio non abbiamo avuto amici pelosi a farci compagnia. Avevo il lavoro, le bimbe piccole e scrivevo nei ritagli di tempo.
Poi le mie figlie avevano trovato Miki, il gatto bianco della foto. Non era ancora svezzato e dopo averlo fatto visitare dal veterinario lo avevamo nutrito col biberon. Era famelico. Fame che non aveva mai perso e infatti era diventato 13 chili. Tanti quanti i suoi anni quando è mancato. Era così buono e coccolone! Le sue fotografie sono ovunque e non posso guardarle senza una punta di rimpianto.
Invece mia figlia Elisa mi ha portato Lothar, anche lui un trovatello, un piccolo mostro con il pelo nero e irto, che miagolava anche mentre mangiava. Ricordo che in quel caso il veterinario ci disse che doveva essere curato immediatamente, perché forse non sarebbe arrivato a vedere il giorno seguente.
Ora è ancora qui, dopo cinque anni, a farsi adorare come un sultano, anche se forse non lo meriterebbe, visto che non è troppo malleabile. Io dico che non mi ama, visto che non vuole mai farsi toccare, tuttavia se sto fuori casa tutto il giorno lui non mangia fino al mio rientro, nonostante la sua ciotola sia sempre piena. Dorme hai miei piedi e al mattino, quando mi sveglio, viene a salutarmi. Non a disturbarmi, perché stranamente rispetta i miei tempi quasi fosse un essere umano.
A proposito, né Miki né Lothar sono mai saliti sulla mia scrivania, quindi non ho avuto e non ho fastidi mentre scrivo.
Un grazie per avermi ospitata e un caro saluto alle lettrici che avranno la pazienza di leggere questa mia breve storia di vita con gli adorabili pelosi.
THERESA MELVILLE
Vi presento Porzia e Matilda, la pantera e la tigre. Sono due sorelle inseparabili, soriane doc. Le trovai in fondo a una scarpata nel gennaio di cinque anni fa, serata gelida e piovosa; erano due cosine scheletriche e tremanti di nemmeno un mese, potete immaginare le loro condizioni. Oggi sono due magnifiche gattone che stazzano intorno ai dieci chili ciascuna.
La mia casa è sempre stato il regno incontrastato dei piccoli felini, invariabilmente femmine e in coppia, perché non volevo una “figlia unica” che soffrisse di solitudine.
Il nostro rapporto è molto stretto, fatto di rispetto e fiducia. Quando le vedo camminare piano piano sulla mia scrivania e schivare con grazia la tastiera del pc, i miei appunti o i libri lasciati aperti, sembra che sappiano quanto siano preziosi per me quegli oggetti. E in effetti lo sanno. Stanno a guardarmi mentre lavoro accoccolate nel vano sotto la scrivania o sugli scaffali, attente e discrete. Qualche volta si litigano il posto d’onore – un ceppo basso di fianco alla scrivania - ma
ROBERTA CIUFFI
L’amore per noi li rende simili a neonati, perennemente bisognosi di rassicurazione e coccole, e tuttavia non sono mai del tutto addomesticati. In un istante, il miagolante fagotto che freme per essere preso in braccio fa scattare una zampetta per ingiungerci di stare al nostro posto, di non prenderci troppe confidenze. Lui è pur sempre un felino, anche se in formato ridotto! E la creatura più sfuggente e timorosa, l’allungherà invece per toccarci una mano, e rassicurarci che lui è qui con noi: anche se sembra che dorma, non ci ha dimenticato!
Con un gatto non ci si annoia mai. Anche in vecchiaia riuscirà sempre a combinare qualcosa di cui solo la sua mente tortuosa riesce a individuare la logica. Non è possibile prevedere cosa farà. Quando ci sembra di conoscerli a menadito, d’improvviso cambiano, come se si fossero stancati del loro precedente modo d’agire.
Un gatto pone sempre delle domande su cui la mente di uno scrittore è abituata a meditare: cosa succederà dopo? Quali matasse di sogni stanno dipanando quegli occhi color oro? E dove mi condurranno? Sono le domande su cui si fondano le nostre storie.
Biff, classico gatto rosso, è arrivato per secondo, e non lo cercavo. Come dico sempre: la prima l’ho voluta, il secondo è capitato. Mi è venuto incontro da sotto una macchina parcheggiata, con la coda vibrante e la vocina quasi inesistente a causa della rinotracheite. L’ho preso in mano e ho capito che era fatta: mi aveva scelta, per cui ero ormai una sua proprietà. Biff è al tempo stesso coccolone, pomicione, aggressivo e prepotente. È un maschio, che ci volete fare? Sembra morire per me, per una carezza, ma a volte, quando gliela do, mi assesta una zampata. –Ma lasciami in pace!- sembra dire. Lo ripeto: è un maschio.
ANNE STUART
The first picture is Phantom, curled up on my lap and taken from my computer camera. The second is Pooksa, who lies on my chest while I try to type. I also took that one with the built-in camera on my lap top
Of course you may use the photos! That's why I sent them. We gave Phantom his name because he was just a gray ghost of a kitty for weeks -- he wouldn't come to us. We finally lured him inside with cheese, and it turns out he has an asymmetrical white patch on his face like the mask worn by the Phantom of the Opera. So his name has stayed Phantom.
E’ un grosso gatto color arancio molto pigro e molto eccentrico. Pooska ha un pelo morbido ed è esigente- la chiamiamo la Principessa Peska Pooksa e Phantom è adorabile. Viene nella nostra camera da letto nel bel mezzo della notte e si rannicchia sulla mia pancia per dormire. Ormai ci ho fatto l’abitudine.
La prima immagine è Phantom raggomitolato sul mio computer e ripreso dalla video camera del pc. La seconda immagine è Pooksa che sta sul mio petto mentre cerco di digitare al computer. Anche questa immagine l’ho ripresa con la video camera del mio laptop.
Gli abbiamo dato il nome Phantom perché è stato solo il grigio fantasma di un gattino per settimane, non sarebbe mai venuto da noi. L’abbiamo tentato alla fine con del formaggio ed è venuto fuori che aveva una macchia asimmetrica sul musetto proprio come la maschera che indossa il Fantasma dell’Opera. Così il nome Phantom è rimasto.
I gatti sono strane creature. Sono misteriosi, inquietanti, inafferrabili, altezzosi. Ma anche docili, affettuosi, morbidamente disponibili. E' questo contrasto tra il concedersi e il negarsi che li rende così affascinanti. Quando leggete in un romanzo: “lo sguardo pigro e sonnolento di un gatto”, “Si stiracchiò mollemente”, “dalle movenze feline”, siate sicure che l'autrice ha un bel gatto accanto al computer a cui ispirarsi.
Continuavo a dire di no alla richiesta di prendere in casa un gattino. Siamo sempre in auto, diretti da qualche parte, dicevo, un gatto non è compatibile con la nostra vita. Poi, cinque anni fa, in un momento di debolezza, ho acconsentito. Ed è arrivata questa micetta con gli occhi di topazio, un musetto delizioso e il pelo più soffice di quello di un peluche. Si chiama Muci, Mucimù nell'intimità, e quando non faceva che vomitare in auto, durante i nostri viaggi, Vomitilla.
E' tenera, affettuosa e niente affatto solitaria come la maggior parte dei gatti. Ci sta sempre intorno. Forse ci sta troppo intorno.
E ha una curiosa doppia personalità: elegante, schizzinosa, aristogatta nell'appartamento di Bologna, feroce predatrice quando la portiamo in campagna. La prima volta non era così, non riusciva neppure ad arrampicarsi sugli alberi. Rimaneva aggrappata a metà tronco, le unghie penosamente conficcate nella corteccia. Adesso arriva sui rami più alti con la velocità del fulmine e da lì scende solo per ingaggiare lotte furibonde con gatti e cani a difesa del suo territorio.
In città assapora solo i bocconcini più prelibati, in campagna arriva con topolini mezzo morti e lucertole mezzo vive tra i denti. Che lascia vicino alla mia postazione di lavoro come un regalo prezioso.
Per finire, Muci è un'insostituibile compagnia. Appena accendo il computer, lei lascia a metà quello che sta facendo e arriva. Si sistema lì vicino, poggia una zampetta sul bordo della tastiera e mi osserva lavorare. Quando sollevo lo sguardo dallo schermo incontro i suoi occhi tranquilli e consapevoli.
A volte capita che debba allontanarmi un secondo... Se, quando torno, trovo una parola scritta cosììììììììììììììììììììììììììììììììììì, capisco subito che Muci si è fatta una passeggiatina sui tasti!
MARY JO PUTNEY
Cats are good, and usually undemanding companions during those long hours at the computer. I've got three cats in the room right now. One washing, one sleeping on the back of the sofa, and one just jumped off my desk to go over and say hello to the one who is watching. <G>
Reggie the Rascal is technically the Mayhem Consultant's cat. His old cat, Cleocatra, had died,
I took on the Fluffster when the Mayhem Consultant's sister moved to California and couldn't take the cat. She was already the third or fourth owner. I could stand to see the kitty go to a no kill shelter in the hopes she might be adopted, so I said I'd see how she fit in. She's very sweet, a fluffy black and white cat who is probably pretty old, but who knows? She likes to stand in front of my monitor and get brushed, which doesn't make it easy to work!
Like most cat lovers, I could go on about them all day!
I gatti sono compagni bravi e senza pretese durante le lunghe ore passate al computer. Proprio ora ho tre gatti nella stanza: uno si sta lavando, uno dorme sul sofa e uno sta saltando giù dalla scrivania per andare a salutare chi ci sta guardando.
Reggie il Furfante, tecnicamente è il gatto di Mayhem Consultant. La sua vecchia gatta Cleopatra, era morta, così andammo all’agenzia di adozione all’interno di un negozio di animali e lui prese Reggie. Lo comprai come regalo di S. Valentino per lui. E’ il più piccolo dei gatti ma il più combattivo e fa il prepotente con i più anziani, però può essere incredibilmente
Ho preso Fluffster quando la sorella di MC si è trasferita in California e non avrebbe potuto portare la gattina con sé. Aveva già avuto tre o quattro padroni e potevo mandarla ad un asilo di quellli che non li sopprimono, con la speranza che fosse adottata, così pensai di vedere prima come si trovava da noi. È molto dolce, un batuffolo bianco e nero e probabilmente è piuttosto vecchia, ma chi lo sa? Le piace stare davanti al mio monitor e strofinarsi, il che non rende affatto semplice lavorare!
Come tutti gli amanti dei gatti potei andare avanti a parlarne tutto il giorno!
JOANNA BOURNE
I do not know what it is about writers and cats. They just seem to go together.
Is it because cats are graceful and restful? Because they are quiet and do not disturb the writer while she is working? Or is it that they seem to expect so much from us? I don't dare stop working early when I'm under my cat's eye.
We've always had cats in my family. They just seem as natural in the house as carpets and sofas.
The cat I have right now is called 'Singe'. She was named by my daughter when we adopted her from the animal shelter. My daughter said the fur looked toasted dark on the corners -- 'singed'. I particularly like the name because the word 'singh' in Hindi means lion.
Singe is very definitely mistress of the household, keeping us all in line. When I ignore her she comes up and bats at my hand till I take it off the keyboard and stroke her.
She always takes an intelligent interest in my work, offering advice. If there's a particularly good line in one of the books, I imagine Singe will take credit for it
Non so cosa c’è fra gatti e scrittori. Sembra semplicemente che stiano bene insieme. E’ perché i gatti sono aggraziati e riposanti? Perché sono tranquilli e non disturbano lo scrittore mentre lavora? O perché sembrano aspettarsi così tanto da noi? Io non oso smettere di lavorare quando sono tenuta d’occhio dal mio gatto.
Abbiamo sempre avuto gatti in famiglia. Sembrano essere naturali in casa, così come i tappeti o i divani. La gatta che ho ora si chiama “Singe”. Il nome le è stato dato da mia figlia quando l’abbiamo adottata dall’asilo degli animali. Mia figlia disse che la pelliccia sembrava “bruciacchiata” (”singed”) negli angoli. Mi è piaciuto particolarmente questo nome perché il termine “Singh” in Indi significa “leone”. Singe è senza dubbio la padrone di casa e ci tiene tutti in riga. Quando la ignoro, salta su e mi batte sulla mano, finché non la tolgo dalla tastiera e la accarezzo. Mostra sempre un interesse intelligente per il mio lavoro, offrendo consigli. Se c’è una frase particolarmente buona in uno dei miei libri, io penso che Singe se ne attribuisce il merito.
TERESA MEDEIROS
I just can't imagine the office where I write without my cats in it! Cats and romance writers seem to be the perfect match. No matter how difficult the challenges of writing or how grueling the deadlines, there's not a day that goes by when they don't make me smile with their antics and affection.
Buffy the Mouse Slayer came into my life just when I needed her the most. I was on a very tough deadline when I stopped by a local pet shop called UNUSUAL PETS on a whim. (Think of the place in the movie GREMLINS!) Buffy had been abandoned on the owner's front porch when she was only four weeks old. I immediately fell in love with the ornery little ball of fluff and was
able to take her home a week later. When I sent her pic to a fellow romance writer, the writer said, "Oh, she's adorable! But what's wrong with her eyes?" Even as an adorable kitten, she had "serial killer" eyes! She's like a bad girlfriend--always absolutely remorseless in her evil, yet so gorgeous you'd forgive her anything! I ended up immortalizing her forever in ONE NIGHT OF SCANDAL as the mischievous kitten Mirabella.
Since then, they've both become wildly popular on Facebook and even made cameo appearances in my new book GOODNIGHT TWEETHEART. I thank God every day for the joy they bring to my days!
Non riesco proprio a immaginare l'ufficio dove scrivo senza i miei gatti dentro! gatti e scrittrici di romance sembrano un connubio perfetto. Non importa quante siano difficili le sfide dello scrivere o quanto siano sfibranti le scadenze, non passa giorno senza che mi facciano sorridere con le loro buffonate e il loro affetto.
Buffy in teoria doveva essere la MIA gatta ma, fin dal primo momento che mio marito l'ha presa in braccio, Buffy ha deciso che la sua mamma era LUI. (Traditrice!) Così un giorno mi sono fermata presso il rifugio per animali della città e ho visto un'altra meravigliosa gatta grigia a
Da allora in poi, tutt'e due sono diventate incredibilmente popolari su Facebook e hanno anche fatto delle apparizioni-cameo nel mio ultimo libro GOODNIGHT TWEETHEART. Ogni giorno ringrazio Dio per la gioia che portano alle mie giornate!
KATHLEEN MCGREGOR
I gatti sono filosofi, dei gran saltimbanchi, e dei curiosi intraprendenti, come non esserne affascinati? e come non riconoscerne le affinità con gli scrittori, anch'essi filosofi, cantastorie, avventurieri. ;)
Silvestro è un trovatello, con la particolarità che è stato lui a trovare noi, visto che è apparso dal nulla, abbandonato e piangente in giardino. Era uno scricciolo, con il pelo arruffato e sporco, e gli occhi fuori della testa per la fame e la paura.
Ora è un gattone, ma ha sempre i suoi grandi occhi spalancati, e quando ti fissa, anche un leggero, buffissimo strabismo.
Di notte dorme con la testa sulla mia spalla, e quando mi alzo la mattina lui mi aspetta fuori
In questo momento si sta facendo prepotentemente largo tra i libri sparsi sulla mia scrivania, scosta a colpi di zampa le penne che decollano per lidi ignoti, si adagia con "grazia" non proprio felina e allunga le zampe scaraventando a terra decine di fogli di appunti. Hurricane sarebbe stato probabilmente un nome più adeguato, dove passa lui, tutto il resto vola.
Non faccio in tempo a raccogliere tutto e a riposizionare ogni foglio, libro o penna che già si è rialzato, trotterella allegramente sulla tastiera riempiendomi la pagina di laiiiiiiiiiiiiiiiiiiiengtjmmmmmmmmmmmm e salta via, alla rincorsa di chissà quale preda immaginaria.
Un paio di corse (sembra un cavallo) per il corridoio, poi un salto banzaii sull'altissimo grattatoio e arrampicata aerodinamica fino quasi al soffitto, dove si ferma su due zampe a contemplare il lampadario... e io prego (ridendo) che non gli venga il coraggio di saltare per acchiapparlo, perché con la sua dolce mole il risultato sarebbe un disastro.
Quando è particolarmente gasato emette una specie di miagolio. Non è un chiacchierone, poche parole e molta azione, proprio tipico del bulletto che è, se non fosse che è anche un gran fifone, e basta un rumore un po' strano per farlo scappare a gambe levate.