La trama (con parole mie): Mac e Kelly, una giovane coppia con una bimba di pochi mesi, hanno appena comprato casa nel tipico quartiere da zona residenziale americana. Quando la casa accanto alla loro viene acquistata da una confraternita universitaria, i due freschi genitori rimangono prigionieri del dilemma legato al desiderio di sembrare ancora giovani e cool o alla realtà del bisogno di tranquillità: stretta amicizia con il Presidente della confraternita, il giovane e decisamente cool Teddy, i due si illuderanno di poter gestire la vita da genitori con vicini in piena crisi ormonale da college. Degenerata inevitabilmente la situazione, avrà inizio una vera e propria guerra tra la nuova e la vecchia guardia per la vittoria finale, che porterà a conflitti interni ed esterni e colpi bassi che non saranno risparmiati da una parte e dall'altra.Chi avrà la meglio? E quale lezione impareranno i protagonisti della lotta?
E' davvero doloroso, per il sottoscritto, iniziare un post dando assolutamente ragione al Cannibale.Era già successo lo scorso anno, con Spring Breakers, uno dei titoli più discussi e massacrati dalla vecchia guardia - anagrafica ed in materia di approccio - della Storia recente della settima arte, e si ripete quest'anno con Cattivi vicini.Certo, la sguaiata lotta tra generazioni firmata da Nicholas Stoller non è il cult di Harmony Korine, e non mira neppure lontanamente ad esserlo, eppure qualcosa, sotto sotto, accomuna i due titoli.Molti, infatti, hanno troppo in fretta liquidato - e con una certa acidità - quella che, a conti fatti, risulta una delle commedie più brillanti e ben riuscite dell'anno, in grado di leggere tra le righe non solo delle motivazioni - chiamiamole così - dei giovani in pieno fermento da feste e sballi vari, ma anche di andare a fondo nella vita senza dubbio stravolta ma ugualmente stupefacente dei novelli genitori, senza dimenticare una delle cose più importanti quando si tratta di prodotti di questo genere: far ridere sguaiatamente - e ci sono stati parecchi momenti, dagli airbag alla mungitura, che ricorderò per molto tempo -.Proprio di recente, con Julez ci si è trovati ad analizzare e constatare le lampanti e clamorose differenze che si creano inevitabilmente non tanto tra i "giovani" ed i "vecchi", quanto tra i non genitori ed i genitori: dalle cronache delle vicissitudini del Fordino al mare alle uscite con gli amici, è evidente la spaccatura che si crea nel momento in cui si entra nel mondo dall'altra parte della barricata, che come giustamente sottolineano i due protagonisti Seth Rogen e Rose Byrne - anche se sarebbe ingiusto non citare Zac Efron, che ho sempre detestato ma che, in questa particolare occasione, risulta assolutamente perfetto - non permetterà a mamma e papà di lasciare completamente libere le loro parti selvagge almeno fino a quando non saranno "molto vecchi".Cattivi vicini, in questo senso, riesce ad andare perfino oltre alla patina da casinara commedia da due soldi che si cuce con immenso piacere e grande goduria addosso, divenendo di fatto un ritratto sociologicamente molto interessante del rapporto tra il nostro io da post-adolescente, pronto al divertimento sfrenato e all'emancipazione della sua parte più wild e quello della cosiddetta età adulta, quando si inizia ad imparare dai propri figli credendo al contempo di esserne i maestri.Dunque, dalle citazioni spassose - Taxi driver e Breaking Bad su tutte - fino alle riflessioni più importanti che non avrebbero sfigurato in una riuscita romcom - il dialogo a letto di Mac e Kelly sul finale -, tutto pare funzionare al meglio alla facciazza di chi, al contrario, ha finito per bollare questo film come volgare ed indigesto, risultando, almeno ai miei occhi, più radical chic del mio acerrimo "cattivo vicino" e già citato Peppa Kid che, al contrario, seppur, forse, da un punto di vista (finto) giovane, è riuscito a cogliere in pieno l'ottima riuscita del prodotto.Certo, da uomo vecchio e padre di famiglia forse io ho finito per decidere addirittura ad attribuire alla pellicola un significato più profondo di quanto non possa effettivamente essere stato quello che gli autori avevano in mente nel momento della stesura dello script, o forse il momento della vita che stiamo attraversando in casa Ford - con la sensazione di distacco netto da tutti i coetanei e non senza figli, e spesso non per scelta nostra - mi porta a pensare che a volte non ci rendiamo conto degli straordinari cambiamenti che viviamo nella quotidianità e di quanto incredibile, a volte, possa essere viverli per come sono, dal degenero di un periodo ad un degenero diverso di un altro.Ricordo quando, neppure dieci anni fa, mi capitava di uscire e bere allo spasimo cercando di rimorchiare la ragazza di turno, dormire due ore e poi andare al lavoro, mentre ora, alla prima notte in cui faccio tardi per scrivere un post o il Fordino straordinariamente - perchè sono rarissimi, i casi in cui si sveglia, e di norma ci pensa la santa Julez - ha qualche risveglio agitato, mi porto dietro la stanchezza per tutta la settimana, arrivando perfino ad addormentarmi durante la visione serale - cosa mai accaduta in precedenza -: il tempo ci cambia, e noi non possiamo segnare il tempo, come canterebbe Bowie.
Io, invece, dico di sì.E come vada, vada.E se arrivo a citare Changes a partire da un film come questo, beh, signori miei, significa che Stoller e soci hanno centrato in pieno il bersaglio grosso.
MrFord
"Where's your shame
you've left us up to our necks in it
time may change me
but you can't trace time."David Bowie - "Changes" -