Catturato Badia, leader Fratelli musulmani. Attesa scarcerazione Mubarak

Creato il 21 agosto 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Non si ferma la tensione in Egitto. Lunedì, nel nord del Sinai, sono stati uccisi 24 poliziotti che si trovavano a bordo di due autobus. Una vera e propria esecuzione: gli agenti sono stati fatti stendere a terra e sono stati giustiziati a Rafah, vicino alla Striscia di Gaza. Il bilancio degli ultimi 5 giorni arriva così a 1000 vittime.

È giunta nel frattempo la notizia dell’arresto di Mohamed Badia, leader dei Fratelli musulmani. La TV di Stato (Ontv) ha comunicato l’avvenuta cattura nei pressi di Rabaa, sul viale Tayaran, nella capitale egiziana. Con lui è stato preso anche il portavoce dell’Alleanza delle formazioni pro-Morsi Youssef Talaat.  Dal 10 luglio un mandato d’arresto pendeva sulla testa di Badia per istigazione alla violenza contro le forze di sicurezza e le istituzioni dello stato.  Ahmed Aref, portavoce della confraternita, ha dichiarato che il leader è solo uno dei membri, ma tanti sono i sostenitori della resistenza al golpe militare. Per il capo spirituale della confraternita la procura generale egiziana ha stabilito 15 giorni di carcerazione preventiva. Lamentele arrivano (persino) da Washington che definisce l’arresto ‘’non in linea con gli standard di tutela dei diritti umani che gli States sostengono’’.

Photo credit: Kodak Agfa / Foter / CC BY-SA

«Si pentiranno di quello che hanno fatto coloro che hanno scelto di sostenere l’oppressione e lo spargimento di sangue: i martiri sono stati uccisi perché resistevano a un tiranno traditore, il loro sangue sia maledetto per voi». Questa la dichiarazione di Badia all’arresto.

I Fratelli musulmani hanno nominato Mahmud Ezzat, la c.d. “volpe della confraternita”, come guida provvisoria. Ezzat è stato arrestato più volte per adesione a una formazione illegale ai tempi di Hosni Mubarak ed è stato in passato responsabile dei servizi segreti della formazione.

Il pugno di ferro tra il fronte dei Fratelli Musulmani e dei sostenitori di Morsi e l’ala riformista e liberale del fronte anti Morsi miete vittime da entrambe le parti. Se da un lato all’arresto di Badia sono seguiti quello di Safwat Hegazy, imam salafita e predicatore televisivo, ricercato da oltre un mese, e di Murad Ali, portavoce dell’Fjp, braccio politico della Fratellanza, arrestato nel suo tentativo di raggiungere Roma, le accuse di tradimento per l’ex vicepresidente Mohamed El-Baradei, dimissionario perché in disaccordo sulla decisione di scatenare un bagno di sangue.

La coalizione a sostegno di Morsi non sembra quindi cedere e  ha inoltre annunciato in una conferenza stampa l’inizio graduale della disobbedienza civile: hanno invitato così a boicottare i media, visti come seminatori di menzogne e bugie e intendono continuare contro tutti i sostenitori del golpe.

Badia è intanto stato trasferito nel carcere di Torah, dove è detenuto l’ex-rais Hosni Mubarak, in attesa di scarcerazione. Sono infatti cadute alcune accuse a suo carico: il Faraone dovrà comunque rimanere agli arresti domiciliari e dovrà tornare in tribunale il 25 agosto per rispondere delle violenze avvenute durante la rivoluzione del 2011 per cui è accusato di complicità. Proprio domani la Corte Penale del Cairo esaminerà l’istanza di scarcerazione presentata dal difensore di Mubarak.

Nel marasma generale continuano a giungere voci sul presunto tentato suicidio di Morsi, che avrebbe tentato di togliersi la vita in carcere con un coltello ma sarebbe stato salvato nella notte dai militari. I Fratelli musulmani ribattono che si tratta di una preparazione ad un omicidio di Morsi in carcere, aggiungendo, come se fosse una schiacciante fonte di prova, che “un vero musulmano non si suicida”.

La strada per la pace sembra ancora lunga e il clima è infuocato dal 3 luglio. È previsto per oggi un vertice UE: i ministri degli esteri di 28 Paesi si confronteranno sulle decisioni da prendere per la questione Egitto. Ieri il capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton, ha fatto sapere che l’Unione “è pronta ad offrire il suo sostegno” al Paese nordafricano “per una soluzione politica”.

Articolo di Sara Martinetto


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