La colpa è di quel 'maledetto' articolo di Piero Citati, su Repubblica, che oggi ho addocchiato mentre sorseggiavo un caffè all'arrivo in ufficio. Non mi sembra aver trovato la sua copia sul sito del giornale romano.
'Cari adulti, imparate a restare bambini', questo il titolo che campeggia in prima pagina per sciogliersi all'interno del giornale.
Un articolo che parte dalla considerazione che i genitori ormai non giocano con i loro figli se non con grandi sbadigli, distrazioni e voglia trattenuta a stento di fuggire.
L'articolo è 'drammatico' nel suo sviluppo narrativo, perché ci sbatte in faccia una situazione allarmante, traduco io, composta da due facce, o forse tre.
La prima è che non siamo più in grado di stare con i nostri figli, giocare con loro, crescere con loro, essere al loro fianco costruendo e smontando esperienze. La felicità, certo faticosa, che si prova a essere uniti in un sol uomo con i propri figli giocando, non la si prova neanche il giorno in cui si ha un téte a téte occasionale con la donna più bella del mondo.
E al contrario di quanto si pensi, ci si diverte pure.
La seconda è che ormai ci siamo bevuti il nostro essere infantile 'che ci dovrebbe accompagnare fino alla morte'. E così ora siamo alla deriva creativa, ad aver perso immaginazione, voglia di giocare, capacità di divertirsi, voglia di sognare, oltre ad aver smarrito in qualche piega del cervello atrofizzato intuizione e tenerezza.
Triste? Molto. Preoccupante? Moltissimo. Finita qui? No!
E arriva il terzo aspetto, che è poi di fatto la conseguenza dei primi due. Quello più drammatico dal punto di vista economico e sociale.
La società invecchia, rinsecchisce, si arrocca, e tende sempre di più a cercare di conservare se stessa.
Tracciando fossati, ostacoli culturali, impedimenti sociali. Ma soprattutto definendo con chiarezza e freddo sadismo chi sono i loro nemici: le giovani generazioni.
E quindi via con un'ostilità crescente, via con organizzazione sociale che di fatto chiude qualsiasi spazio ai più giovani, via con un'economia e un mercato del lavoro che impedisce a chi ha meno di 50anni di avere prospettive. Oppure, ancora più odioso, via con il limitare gli orari per i concerti, impedire ai bambini di giocare nei cortili, vietare 'l'uso di biciclette e gioco del pallone', delegittimare in continuazione, avversare in ogni luogo e in ogni momento.
Ormai siamo alle prese con uno scontro generazionale senza precedenti che di fatto sta bloccando il paese, facendogli perdere qualsiasi treno e occasione di crescita sociale e culturale.
Siamo all'ultimo posto nella Ue come investimenti per la famiglia, alla faccia dei tanto strombazzati proclami clericali sulla tutela dell'istituzione familiare e del suo ruolo centrale nella società nostrana.
Sono molto spaventato, preoccupato e ogni giorno di più penso che i miei figli dovrebbero crescere e vivere e giocarsi la loro vita in un luogo lontano da qui.
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