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Cavatigozzi: e se cittadini e lavoratori s’incontrassero per pianificare, in sinergia…?

Creato il 04 settembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

   Titolo da “massacro”? Titolo da “meglio tardi che mai”? Titolo da “mille e una notte”? Titolo da “toh che bello se davvero ci si parlasse, ci si spiegasse, insomma ci si…”? “Ostregheta” (interiezione emotiva che dovrebbe sostituire la più gettonata…ma blasfema “…zzo”!) IL LAVORO E LA SALUTE DEI LAVORATORI E DEI CITTADINI, “cribbio” (interiezione dolce e pacata per non dire la stessa blasfemia di prima “…zzo”!), devono andare nella medesima direzione, di pari passo, perché se così non fosse…A SCHIFIO SI FINISCE! Immaginatevi che una bella sera una altrettanto bella compagnia di “amici“, (si fa per dire; tuttavia con un poco di buona volontà…!) lavoratori e cittadini organizzano una cena per riavvicinare tutti a tutti. Si parla, si beve, si mangia; e poi si riparla, si rimangia e si ribeve (“però”…piano col bere!). Alla fine….baci, abbracci, pacche sulle spalle, strette di mano…! Ueila, “mica” che sarà stato l’effetto del dio Bacco…perbacco, a profondere interminabili effusioni…bla…bla..bla! Eppure…eppure per anni sono stati sempre “vicini di casa”, magari conoscenti, magari residente nel medesimo condominio, magari parenti, magari si sono dati da fare nel reciproco momento del bisogno, magari vanno pure in chiesa, magari sono reciprocamente impegnati nel volontariato, “stramagari” qualche volta si sono anche mandati a “vaffa”, tuttavia mai si sono confrontati seriamente, mai si sono chiariti, mai hanno profuso le loro energie per la salvaguardia del posto del lavoro e della salute…RECIPROCI; mai! Perché, vedete, se così non fosse, significherebbe sottrarsi al “pensiero magico”. Spiego, va là, per quelli che scrivono come scrivo io (lanciando il sasso e poi ritraendo la “mano morta”). Intanto si rompe un incantesimo. Si esce dal cerchio. Ci si risveglia. Si mette un piede nella realtà. Si mette la testa sotto la doccia fredda. Ci si occupa del presente indicativo. SI COMINCIA A CAPIRE, insomma. Prima o poi deve arrivare il giorno in cui ci si risveglia! Un giorno, un’ora…”vaccabestia” (interiezione stavolta presa a prestito). Nessuno è condannato ad essere per sempre una nullità, come se avesse mangiato una mela avvelenata. Non siamo in una fiaba, lavoratori e cittadini, vittime di un incantesimo! Dobbiamo FARLA FINITA con il pensiero magico, fare in modo che ad ogni azione corrisponda un’altrettanta azione di segno opposto. Ma positivo, stavolta! E che scocchi quanto prima l’ora del risveglio. Capisco altrettanto bene che proclami del genere possano suonare ESASPERATI  per gli ADDETTI AI LAVORI, ma essere considerati sempre e dovunque come dei SOMARI che se ne stanno rintanati nella propria sensazione di nullità…CODESTO NON E’ PIU’ ACCETTABILE. Né oggi né domani! Obiettivo raggiunto? Ma va là! C’è da lavorare, fadigare, sbattersi, arrabattarsi, proporre, dialogare, confrontarsi, scontrarsi…anche e soprattutto, se necessario. Se tutti, indistintamente, non avessimo preso sottogamba il “compito” che a ciascheduno di noi “ci” era stato assegnato, se ci fossimo ripromessi di rifletterci su seriamente, una traccia con tutti i crismi, argomento, struttura e tutto quanto, “….zzo” (stavolta interiezione per nulla involuta), promesso, non saremmo giunti a codesto miserrimo risultato. Non dico che avremmo fatto un capolavoro, ma almeno ci avremmo messo l’anima…per salvare “capre e cavoli”. Buttiamoci sui compiti, va là, come degli affamati, perché se dovesse finire codesta “lezione” (ch’altro non essere se non un “auspicabile” auspicio), direi che i miei presunti somari ed io avremmo lottato contro il pensiero magico, quello che, come nelle fiabe, ci tiene PRIGIONIERI DI UN ETERNO PRESENTE, unica unità di misura che l’orgoglio ferito propone al somaro per sondare il campo. Giochiamoci tutto e per il “tutto”, lealmente, perché la vita E’ NOSTRA, LAVORATORI E CITTADINI. Fa rumore…certe volte…un pensiero, ma bisogna dirlo…QUEL PENSIERO e perseguirlo! “Vabbè, adesso basta, dacci un taglio, rimettiti a lavorare!”. (…la mia coscienza).

Giorgio Carnevali

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